Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Luca Paci, che ringrazio, mi ha gentilmente inviato un estratto della sua traduzione in inglese del poema di Elio Pagliarani "La ragazza Carla" (Mondadori 1962). (Elio Pagliarani, A Girl Named Carla, edit. and trans. by Luca Paci, Leicester, Troubador, 2005). E’ possibile leggerla in formato word, nell’allegato in alto a destra. Qui di seguito un colloquio tra Pagliarani e lo stesso Luca Paci.
A.P.
Colloquio con Elio Pagliarani
di LUCA PACI
Elio Pagliarani vive a Roma, in una palazzina non lontano dalla Citta’ del Vaticano, un’area moderna e popolare insieme.
Mi accoglie nel suo ingresso-salotto, sulla nostra destra una libreria che sale fino al soffitto. Dopo una lunga introduzione su quello che faccio, da dove vengo e cosi’ via, il signor Pagliarani comincia a parlare di se’ o piuttosto della poesia. E’ un’intervista strana, con rare domande da parte mia; la voce leonina del poeta e l’odore di pipa cospirano a creare un’atmosfera sospesa ed irreale. Fuori il traffico romano.
"Palazzeschi, si’... Devo dire che Palazzeschi e’ tra i miei poeti favoriti. Fu uno dei primi che si rese conto della mutata funzione della poesia, la chiamava "saltimbanco dell’anima mia". Era mutata la funzione dell’arte, il divertimento, del resto anche Picasso..."
Il signor Pagliarani accenna, non asserisce, abbozza un discorso che deve essere intuito e quasi figurato dall’ascoltatore. Ho un piccolo quaderno per annotare qualche appunto.
"Io credo che la poesia sia testimonianza. Nel Novecento scompare il poeta civile alla Foscolo o alla Carducci per intenderci. Rimane pero’ la funzione di testimonianza anche se cambia la visione. E’ cambiata la visione de La ragazza Carla per esempio rispetto a La ballata di Rudi. La prima raccolta e’ ariosa, ironica ed ottimista mentre ne La ballata di Rudi c’e’ pessimismo, non ci sono colori e non solo per ragioni anagrafiche. E’ cambiato il mio modo di vedere il mondo".
Tira fuori dalla libreria un volume sui Novissimi con versione inglese a fronte.
"Il libro e’ a cura di Paul Ballerini, c’e’ una parte de La ragazza Carla, non tutta purtroppo. Cominciai la stesura del poemetto a Milano nell’autunno del ’54 e lo terminai il giorno di Ferragosto del ’57. La ricerca partiva dalla necessita’ di ampliare il linguaggio poetico o meglio il linguaggio in generale".
Quest’ultima osservazione mi permette di portare il discorso al Gruppo ’63, questo enigma della cultura italiana del secondo Novecento. E’ esistito? Vi era un fronte ideologico compatto?
"Non e’ mai esistito un fronte ideologico compatto nel Gruppo ’63, esistevano piuttosto due direttrici fondamentali: la questione della lingua e la oggettivita’ al posto della soggettivita’. Io ne La ragazza Carla cerco l’oggettivita’ dello sguardo. Balestrini va ancora piu’ in la’ usando la tecnica del "taglia incolla" . Eravamo stufi della poesia lirica, volevamo una poesia non lirica e antiaccademica. Il Gruppo ’63 nasce come movimento contro l’establishment. Le due traduzioni di Giuliani, il giovane Eco che dava corpo alle nostre posizioni teoriche su Opera aperta, il mio articolo pubblicato su Nuova Corrente dal titolo Per una definizione di neoavanguardia, contribuirono a diffondere queste idee. La lingua era al centro del dibattito. Ci siamo ribellati contro una lingua poco vitale. Penso che con il Futurismo la Neoavanguardia sia l’unico grande movimento in Italia contro l’Accademia".
Ma l’ossessione per la lingua, lo stile non si trasforma anch’essa in puro formalismo, una sorta di Arcadia? Non si corre il rischio di compiacersi nella pura forma linguistica perfetta ma priva di contenuto?
"E’ in parte vero che alcuni esponenti del Gruppo ’63 indulgono al formalismo, ma e’ anche vero che movimenti come l’Arcadia o Vincenzo Monti contribuirono in maniera essenziale a preparare il linguaggio al Leopardi. Il linguaggio del poeta e’ gia’ nel Monti anche se il Leopardi ne fa poi una rielaborazione personalissima".
Mi colpisce in Pagliarani la visione di insieme della storia della poesia italiana, il continuo riferimento alla struttura come tecnica. Anche su Montale per esempio ha un giudizio abbastanza netto.
"Montale era bravo, si’, ma anche furbo. Penso agli articoli che firmava e non scriveva. Non pubblicano l’epistolario perche’ e’ una litania infinita di lamentele e richieste. Aveva una dose di autoironia pero’. Ossi di seppia sono un libro importante con La bufera e altro, che secondo me e’ il suo punto piu’ alto. Poi dopo gli anni ’70 non scrive piu’ niente di rilevante".
Intanto fra di noi due bicchieri e una bottiglia di whisky.
"Mia figlia si e’ dimenticata di mettere il vino bianco al fresco. Ti posso offrire solo whisky".
Le piace Zanzotto?
"Zanzotto e’ un grande poeta, uomo di cultura, un navigatore. Ha una forte tensione lirica che lo accompagna sin dalle prime raccolte, da Elegia e altri versi. Certo, c’e’ stata anche una certa confusione, si diceva per esempio che la sua poesia fosse pre-lacaniana o assurdita’ del genere... Lui parla con le sue idee, e’ un poeta che tuttavia non ha una lingua, mutua piuttosto da differenti linguaggi".
Due ore sono gia’ trascorse dal nostro incontro. E’ ora di cena. Ci sara’ una presentazione dell’ultimo libro di Tommaso Ottonieri in una libreria a Trastevere alla quale sono gentilmente invitato. Il signor Pagliarani mi accompagna al portone e mi indica la via per il metro’.
13 commenti a questo articolo
hitachi power tool parts
2006-12-27 08:26:59|di hitachi power tool parts
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> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-26 09:55:40|di Luca
E grazie matteo, alla prossima disputa sul tuo sito!
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-26 09:54:33|di Luca
L’operazione di traduzione e’ anche, ovviamente una provocazione e la poesia di Pagliarani provoca reazioni.
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-25 21:48:52|di Marianna
Grazie Luca, se mi tieni informata sul poetry reading mi fa davvero piacere, mi interessa eccome. Mi incuriosisce molto la ricezione angloamericana proprio perchè sotto certi aspetti Elio è più vicino a quella "tradizione" che alla nostra. E però ho come l’impressione, che vorrei verificare, che là un testo come La ragazza Carla possa sembrare contemporaneamente molto familiare e molto straniero.
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-24 11:24:04|
ottimo articolo luca, ottima testimonianza. complimenti. matteo fantuzzi
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-24 08:54:45|di Luca Paci
Caro Voc, piacere averti qui! In effetti in Pagliarani c’e’ la scelta stilistica del narrativo. Non per niente Elio recupera la forma della ballata che per sua natura ha una storia da raccontare, in questo non dissimile per esempio da Fabrizio De Andre’. In Pagliarani l’opposizione al lirismo come poesia tout court si articola a livello stiistico con una serie di innovazioni (’allungamento del verso e storicizzazione del gergo p.e.) ed a livello contenutistico con la scelta della centralita’ del plot.
Marianna, il lettore angloamericano e’ affascinato anche se molto piu’ abituato ad una poesia prosastica. Per i britannici la poesia non e’ divisa in compartimenti stagni. Se ti interessa faro’ un poetry reading con Elio all’ Universita’ di Londra il prossimo anno. Ci sara’ un bel po’ di gente. Ti terro’ informata.
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-24 00:20:16|di vocativo
non vorrei dire eresie, Luca, ma sembra che tu abbia deciso di conferire ancora più centralità all’aspetto narrativo o sbaglio?
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-24 00:15:45|di vocativo
Luca, lessi già la tua intervista da qualche parte. Forse su Erodiade?
> "A GIRL NAMED CARLA"
2006-06-22 14:44:16|di Marianna Marrucci
Un lavoro di enorme significato...anche secondo me. Mi chiedo che effetto faccia a un lettore inglese di oggi un testo come questo..Complimenti per il lavoro, Marianna
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2007-01-14 21:54:28|di rottweiler puppies pictures
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