Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

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Redatta da:

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AHARON SHABTAI

POLITICA

Articolo postato venerdì 24 luglio 2009
da Maria Valente

AHARON SHABTAI
POLITICA
(Poesie scelte 1997-2008)

Pace

L’insolenza
di questi uomini vuoti!
La parola pace
l’hanno tirata per i capelli
e trascinata
dal suo umile giaciglio,
l’hanno fatta diventare
la loro prostituta
alla stazione centrale.
E nella boria del successo,
hanno trasformato lo stato
in un divano sul quale
lei scopa
a tutte le ore.
Il mattino lo succhia
a un cecchino in uniforme,
e la sera lui torna da lei
e le mostra con orgoglio
la X che ha inciso
sul calcio del fucile,
dopo aver freddato
una ragazza di 19 anni
che stendeva la biancheria
su un tetto di Hebron.

*

Il muro

Il muro il muro,
che zigzaga per chilometri
tra le piantagioni
come la mano di uno scippatore,
è fissato nella testa
e per questo la faccia,
è stretta in una morsa,
fino alla grandezza di un foglietto.
Faccia, faccia,
dov’è la tua Africa,
dove sono gli uccelli dell’umanità?
Datemi almeno
cento ettari di media giustizia
e vi troverò una faccia
che non sia solo equipaggiamento
per masticare e perquisire.

Non il braccio di Dio
ma un soldato povero di spirito
in uniforme da spaventapasseri
aprirà e chiuderà il cancello
per la donna e per l’asino cicatrizzato.
Il muro è l’educazione-
mense dei poveri
con le scodelle dell’ignoranza.
Il muro è la lingua –
l’idioma del passato,
rivoltato come biancheria
sulla quale un uomo onesto
non si pulirebbe nemmeno il naso.
E il muro sono file di case,
dove l’abietto
seduto sullo scranno
romba dallo schermo
per coprire
il grido degli oppressi
che echeggia da ogni mattonella.
Il muro è l’economia –
che lascia la madre
al verde,
la lettera
con l’ingiunzione di sgombero
sul tavolo di cucina,
che permette al ragazzo,
appena posata la cartella,
di spararsi una pallottola in testa.

Apro il frigorifero
e vedo un panino che piange,
vedo del formaggio sanguinante,
vedo un rafano costretto a crescere
a forza di scariche elettriche
e pugni.
La carne sul piatto
racconta della placenta
gettata ai lati di un posto di blocco.

Ho vistato un villaggio
dove le galline depongono
uova di pietra,
dove il pane viene cotto
in una casa sbriciolata
e gli occhi della gente
sbirciano tra i denti,
dove solo il topo ha libertà.

Alzerò gli occhi verso i monti
e cosa vedrò?
Cubi e cubi di male,
di un male chiaro, compitato
scritto in maiuscolo
e accentato
come nell’antico uso,
una parola incollata all’altra
con il fango dell’empietà.

Le fondamenta afferrano la preda,
i muri gli strati dell’espropriazione,
porte alle tavole dello sfruttamento,
finestre appese sui cardini del furto,
vetrate con i riquadri di malvagità,
e i tetti maledicono il cielo.

*

5766

Molti libri
molti volumi di poesia
sono stati pubblicati nel 5766
e disposti sui banchi
della Fiera del Libro.
Ne sfoglio alcuni,
e in ogni pagina
dalla pagina 1
alla pagina 30,
alla pagina 80,
alla pagina 308,
vi è solo
una frase:
la madri e i bambini
di Gaza cercano cibo
tra i mucchi di rifiuti.

*

Estate

In questi giorni caldi,
nei viottoli di Nablus
i ragazzini cadono
ai piedi dei loro genitori
come fette di formaggio bulgaro,
e uccidere un arabo
è meno faticoso
dello sforzo di convincere qualcuno
che sia un peccato la perdita di un’anima
o del vantaggio di bere una bevanda di soia.
Tutto è possibile
e il sole israeliano spazza via l’oscurità
da ogni fessura.
Anche l’iniquità irradia luce
e persino la notte,
quando accenderemo il ventilatore,
vedremo meglio noi stessi mentre scopiamo,
e scoppieremo a ridere!

*

Aharon Shabtai è nato a Tel Aviv nel 1939 ed è stato membro del kibbutz Merchavia. Ha insegnato greco antico e teatro all’Università ebraica di Gerusalemme e all’Università di Tel Aviv. Molto stimate in Israele le sue versioni ebraiche dei tragici greci, pere le quali nel 1993 ha ricevuto il Premio del Primo Ministro per la traduzione.
Ha pubblicato diciannove collezioni di poesia, tra cui Ha-poemah ha-beitit (Il poema domestico, 1976, rist 1990), Ha-hartza’ah harishonah (La prima lezione, 1985), Ahavah (Amore, 1988), Ziva (Ziva, 1990), Be-chodesh mai ha- nifla (Nel meraviglioso mese di maggio, 1997), Politika (Politica, 1999), Artzenu (La nostra terra, 2002), Smemesh shemesh (Sole sole 2005), Tanya (Tanya, 2008).
La sua opera è nota anche all’estero dove ha ottenuto importanti riconoscimenti, soprattutto in Francia e negli Usa, guadagnandosi un posto di prestigio nella scena letteraria internazionale. In traduzione italiana è disponibile una breve selezione delle sue poesie in Poeti israeliani, a cura di Ariel Rathaus (Einaudi, Torino 2007).

Le poesie di cui sopra sono tratte da Politica (poesie scelte 19978-2008), Multimedia Edizioni, 2008.
Traduzione dall’originale ebraico e note di Davide Mano.
Il volume è parte dei progetti di Casa della poesia ed è realizzato in collaborazione con ISM- Italia (International Solidarity Movement- Italia)
www.casadellapoesia.org
direzione@casadellapoesia.org
2008 Multimedia Edizioni
via del Convento, 73
84081 Baronissi (SA)

Logo dell’articolo: Hermann Nitsch, Das Orgien Mysterien Theater / Theater of Orgies and Mysteries, Salzburg, 1990

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