Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti

(i migliori sono tutti femmine)

Articolo postato mercoledì 2 gennaio 2008
da Luigi Nacci

Propongo un’intervista pubblicata sul numero 87 del web-magazine "Fucine Mute".

***


Luigi Nacci (LN): Aldo Nove, a Trieste per la presentazione del libro di Fulvio Senardi, intitolato appunto Aldo Nove (Firenze, Cadmo Editore, 2005). Ti farò alcune domande prendendo spunto da un intervento che tu hai fatto alla scuola Holden sei anni fa, che si intitolava La poesia dopo la fine della poesia. Tradizione letteraria e happening, Baci Perugina e Rap; a un certo punto del tuo intervento parli di quelli che sono stati i rapporti fra i giovani poeti - anche della neoavanguardia - che stavano arrivando, e i poeti affermati, e dici che quando Sanguineti ha scritto Laborintus e lo ha fatto leggere a Cesare Pavese, quest’ultimo gli ha detto che i testi della raccolta erano più adatti alla Settimana Enigmistica…

Aldo Nove (AN): C’era stata una corrispondenza, ma allora era poco usata questa espressione un po’ cattiva.

LN: La stessa cosa gli accadde con Zanzotto... c’è qualche poeta noto di cui si possa fare il nome che ti ha trattato agli esordi come Pavese o Zanzotto hanno trattato Sanguineti? Mi fai un nome di poeta o scrittore che secondo te è un buon talent-scout?

AN: Sono stato abbastanza privilegiato. Mi hanno trattato tutti bene o forse mi sono rivolto alle persone giuste. Un buon talent-scout è Nanni Balestrini.

LN: In questo intervento parli di quello che è il fenomeno della poesia orale, della performance, dell’oralità della poesia, parlando di quelli che sono gli esempi in altri paesi, in Inghilterra o in Giappone; parli anche di quelli che oramai sono gli spazi editoriali in Italia, fondati su piccole mafie abbastanza comiche, e affermi che avviene un cambio a un certo punto: l’iper-tecnologizzazione della poesia e delle sue forme porta a una iper-diffusione della poesia, anche attraverso i mezzi di internet o altre nuove case editrici che spuntano fuori dal nulla, e quindi si ritorna paradossalmente a un clima elitario com’è stato prima dei mezzi di diffusione di massa. Mafia, ricambi di favore, le segnalazioni personali, il cortocircuito del sistema di riviste/editori (vedi internet, vedi la proliferazione delle case editrici, dei festival, dei premi, etc.): all’estero che tu ne sappia il panorama è “desolante” come in Italia oppure no?

AN: Sicuramente in Inghilterra e in Giappone la poesia è un fenomeno di massa ma proprio perché è capace di proporsi sempre accostata ad altro e con altro, con la musica, con la fotografia. C’è un saggio molto bello di Gombrowicz, Contro la poesia, uscito in Italia con l’introduzione di Sanguineti, in cui si sostiene che la poesia è come lo zucchero: se ne metti un cucchiaino nel caffè è ottimo, ma se ti mangi delle cucchiaiate di zucchero fa schifo. Questo stride con una certa cultura neo-crociana italiana, annacquata da Cucchi, da questi personaggi assurdi, da questa cosa di presunta purezza che fa proprio male alla poesia, che diventa anche un auto-isolamento. È squallido...

LN: Poco tempo fa sei stato in Giappone, un paese che in qualche maniera mi sembra ti piaccia. Hai detto che in Giappone i giovani poeti sembrano delle star, o vengono trattati come tali, e che c’è un grosso mercato della poesia contemporanea. Quante copie hai venduto di Fuoco su Babilonia (Crocetti, 2003), e quante di Covers (Einaudi 2001), il libro che hai curato e scritto con Montanari e Scarpa? Facendo un gioco: se l’Italia fosse il Giappone, chi tra i nostri poeti potrebbe essere una star? Potrebbe anche essere una domanda comica…

AN: Non ho idea di quanto abbia venduto Fuoco su babilonia ma penso non lo sappia nemmeno Crocetti, che è un po’ disordinato, diciamo; e Covers, che abbiamo scritto insieme, ha venduto 6.000-7.000 copie, tanto per la poesia. È stato un libro un po’ di culto. Chi potrebbe essere una star oggi? Mah, dei poeti che hanno una forte connotazione performativa: Lello Voce, Rosaria Lo Russo, Stefano Raspini, Sara Ventroni, Mariangela Gualtieri.

LN: Abbiamo parlato di Luca Sossella, e degli editori che puntano non solo sul cartaceo ma anche sul supporto multimediale, sul CD, come Zona ad esempio. Perché sono così pochi gli editori che puntano su questo? Secondo te c’è una possibilità di sperare in questa forma o dobbiamo restare alla carta dura e pura, per cui chi sperimenta in un’altra maniera non ha possibilità di vedere edita, incisa, montata la sua opera?

AN: Come quando uno cerca lavoro - il primo lavoro - e ti chiedono l’esperienza: “cercasi apprendista con esperienza”. Credo che ci sia molta pigrizia da parte dell’editoria, quindi viene promosso ciò che già ha avuto successo: in questo senso la grande editoria non scommette sulla poesia. La collana In versi è stato un paradosso editoriale perché per i numeri della poesia è stata un successo. A parte I Canti Orfici di Campana letti da Carmelo Bene che hanno venduto più di 20.000 copie, per tutti gli altri autori contemporanei, libro + CD, le vendite erano sulle 5.000 copie, mediamente più di quanto vendano “Lo Specchio” e la “Bianca” Einaudi; però, rispetto ai numeri della narrativa, erano degli insuccessi. Attualmente non c’è nessun grosso editore disposto o comunque in grado di investire su una cosa nuova, a meno che questa cosa non abbia successo indirettamente, che ci arrivi per altre vie (ad esempio attraverso la televisione).

LN: Credo che l’ultima importante esperienza di gruppo in Italia sia stata quella del Gruppo 93. Concordi?

AN: La cosa è stata inventata da Barilli: c’era un’idea (te la racconterebbe sicuramente meglio Lello Voce o chi l’ha vissuta in prima persona), quella di costituire un gruppo che poi si sarebbe sciolto nel ’93, ma tutta la polemica che è sorta intorno è stata la conseguenza di una strumentalizzazione innanzitutto da parte di chi ancora volendo colpire il Gruppo 63 ne colpiva i presunti epigoni, arrivando al delirio di una specie di tradizione anti-Gruppo 93 che può avere come espressione massima le scemenze di Nicola Gardini [lapsus? Molto probabilmente Aldo Nove si riferiva qui non a Gardini, bensì a Daniele Piccini, curatore di La poesia italiana dal 1960 a oggi, Milano, BUR, 2005]: nella sua antologia della poesia degli ultimi trent’anni – quella che chiude con Davide Rondoni – liquida questi presunti epigoni del Gruppo 63, mettendo insieme Frasca, Voce, Ottonieri, gente che ha fatto una ricerca assolutamente varia, personale. Credo che il Gruppo 93 sia stata un’etichetta negativa, strumentale a beghe interne di mafiette italiane, di sclerotizzazione di conflitti che non hanno più senso. C’è molta provincialità e anche molta ignoranza, campanilismo...

LN: Vorrei sapere se stai scrivendo qualcosa o qual è il tuo progetto poetico nei prossimi anni, nel prossimo futuro; e se tra i giovani poeti che vedi in giro per l’Italia, ce ne sono alcuni che ti piacciono, che segui, che spingi e in cui credi.

AN: Che spingo giù verso il baratro per affossarli... Mah, i giovani sono quasi tutti femmine, la poesia emergente di questi anni è tutta fatta di donne: Giovanna Marmo, Florinda Fusco, Sara Ventroni, Mariangela Gualtieri, Francesca Genti, la Carnaroli che è molto brava... sarebbe proprio interessante ritornare criticamente sulla connotazione tutta femminile della poesia italiana contemporanea. Non ci sono giovani poeti... non ho nessun progetto organico, scrivo poesie così, poi le raccoglierò da qualche parte. In realtà ce ne sono parecchi di progetti ma nessuno chiaro. Milo De Angelis non è stato e non è un grande talent-scout nel senso che ci sono poeti facilmente imitabili e altri no. De Angelis ha una cifra che si presta immediatamente all’imitazione. Anch’io penso che all’inizio, suggestionato da lui, abbia scritto alla de Angelis... “Niebo” è Milo De Angelis: non è venuto fuori nessun altro da lì, se non lui... di Raboni trovo più interessante il lavoro della sua compagna, la Valduga, neometrica...

LN: Tu sei lombardo. Cucchi, un tuo compatriota regionale, ha dichiarato poco tempo fa che tutti i migliori poeti sono a Milano, soprattutto quelli giovani. Secondo te scherzava?

AN: Cucchi è uno scorreggione, cioè fa delle puzze assurde, scorreggia. Lui non lo fa apposta, gli escono fuori... fa le puzzette, è una cosa umana... capita...


(l’intervista è stata realizzata nel febbraio 2006)

26 commenti a questo articolo

ALDO NOVE Bocconi
2008-03-06 18:22:27|

Con Aldo Nove la poesia è in Bocconi

Il poeta ospite dell’ateneo nell’ambito dei corsi di Sapere a tutto campo

Giorno e orario

II semestre

martedì e giovedì 18.00 - 19.30 da febbraio a marzo 2008

aula N29

Calendario
19, 26 e 28 febbraio

4, 6, 11, 18 e 20 marzo

Coordinatore

Aldo Nove, scrittore e poeta

Per vedere Aldo Nove con Jovannotti in occasione della manifestazione "La Biblioteca in Giardino" clicca qui: http://it.youtube.com/watch?v=Zk4rb...

Per vedere Aldo Nove con Angelo Branduardi in occasione della manifestazione "La Biblioteca in Giardino" clicca qui: http://it.youtube.com/watch?v=QzR9Q...

Eventi collegati

mercoledì 27 febbraio, ore 20.30
Teatro I - via Gaudenzo Ferrari, 11
La furia dei venti contrari
letture di brani di Amelia Rosselli
Ingresso libero

Presentazione

La poesia è, nel 2007, un paradosso. E’ l’arte più praticata a livello amatoriale e allo stesso tempo quella che ha meno fruitori. Come a dire: tutti la fanno, nessuno la legge. La formazione scolastica ha certo contribuito a renderla ostica, lontana: sono comuni a tutti quelli che hanno fatto le scuole superiori le micidiali parafrasi del Petrarca… Sarebbe come se ci insegnassero il cinema analizzando le tecniche di montaggio dei film di Eisenstein; oppure, facendo una comparazione con la narrativa, se qualcuno ci obbligasse a leggere Stephen King studiandone solo la sintassi. Eppure… di poesia ce n’è bisogno e, indirettamente, se ne fa un gran consumo, ma, sempre, indirettamente: dalle canzoni alla pubblicità, che usa proprio le stesse regole retoriche della poesia; dalle nuove forme di comunicazione (gli sms, prossimi a modo loro agli haiku!) al cinema che “passa” la poesia attraverso le immagini.

Un grande critico letterario sostiene che la poesia è un po’ come lo zucchero: un concentrato che, diluito ad esempio nel caffè, rende più piacevole la bevanda. Ma se lo zucchero viene consumato puro, a cucchiaiate, alla fine dà la nausea.
In questo corso vorremmo riscoprire il godimento della poesia, la gioia di un atto di comunicazione antichissimo e che con il tempo abbiamo perso. Sarà l’occasione per rileggere l’Orlando Furioso per quello che è: uno dei più grandi, rocamboleschi, divertenti romanzi dell’occidente. Per tornare a Gianni Rodari per scoprire che non era solo uno scrittore per bambini ma anche un incredibile giocoliere del linguaggio. E per scoprire che oggi c’è una sterminata produzione di poesia che ci può far vibrare, piangere, divertire.
Basta prenderla dal lato giusto.
Quello della conoscenza che diventa esperienza, emozione, vita.

Il corso comprendere letture e discussioni di testi poetici da San Francesco a Alda Merini, da Omero a poeti nati dopo il 1980 ...


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-02-17 20:35:49|di giuseppe

la collana "in versi" era una bella chance, peccato... ma non tutti i poeti erano allo stesso livello.e non si sono sfruttate a pieno le potenzialità del cd...


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-02-10 14:39:22|

aldo nove è molto preparato oltre che dolce e bello...
B.


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-31 12:49:01|

aldonove che pensa dei giovani maschi?


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-07 09:29:20|di marco mantello

Cara Erminia, ho fatto il nome di tre (in realtà sotto sotto di quattro...) persone, ne potrei fare altri, di nomi, tenendo conto dei giudizi contenuti nel post che stiamo commentando. Credo che gli aggettivi ’femminile’ e ’maschile’ per qualificare una data ’poesia’ soffrano di limitazioni intrinseche. Con questo non voglio dire che l’essere uomo o donna o transgender (il discorso vale anche per i gusti sessuali, ma è cosa in parte diversa) non possa incidere sul modo di scrivere, anzi....Però allora se uno vuole usare a tutti i costi categorie a mio avviso limitanti come ’poesia femminile’ o ’poesia maschile’ quali sottogeneri di una presunta ’poesia giovane’, potrei dirti che spesso leggendo ’donne’ ho rilevato una sensibilità ’maschile’ e viceversa. Quello di Aldo Nove mi sembra un discorso poco convincente, tutto qua.


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-07 01:17:19|di lorenzo

erminia, uno dei tre è transgender.

lorenzo


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-07 00:34:22|di erminia

Ma...hai fatto i nomi di TRE MASCHI!
opps.
(ti sarà scappato fuori dal nucleo sostanzialmente anti-ismi del tuo post.


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-06 21:37:46|di marco mantello

Aldo Nove, nell’esprimere un’opinione così secca sull’assenza di ’ giovani poeti’, avrebbe a mio avviso fatto meglio a eliminare la parola ’giovani’, parlando tout court di maschi, e ad aggiungere quantomeno e a piacere un ’secondo me’, un ’a mio avviso’, un ’personalmente credo che’. Detto questo, non condivido affatto il giudizio di Aldo Nove e non solo perchè qui si rischia una doppia forma di massimalismo nell’associare al genere ’femminile’ una presunta poesia ’giovane’ (ricordo un’allucinante e risalente prefazione Einaudi alla tradizione italiana di un noto libro di Richard Wright: "Richard Wright è il più grande scrittore negro vivente’. Il libro si intitolava ’ragazzo negro’....). Credo che ci siano attualmente molti buoni poeti in giro, alcuni maschi, altri femmine, magari anche qualche transgender, in ogni caso scrivono bene, basterebbe essere un minimo più attenti e meno legati al proprio mondo letterario di appartenenza. Non essendo un ipocrita, nè un esaltato, mi esimo dall’esprimere giudizi su me stesso e faccio i nomi di Flavio Santi, Marco Giovenale e Federico Italiano. Un saluto. Marco Mantello


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-05 00:48:36|di erminia

Omero, tu non devi farti confondere dal mio vezzo di cercare di fare battut (ine) per fare ridere la gente angosciata (come me).

Certo che ci preme e che pratichiamo la poesia materialistca, ma tu devi anche capire che i materialisti del tipo a cui penso (non so se sia questo il caso di Nove) possono scrivere della persona di gesù o di Maria nel tentativo di restituire a Maria e a Gesù la loro dimensione umana, così clamorosamente travisata, l’unica che ce li rende amati, vicini e simili.
Non vedo perchè per amare il prossimo nostro abbiamo bisogno di creare miti.

Ma poi, Omero, devi sapere che non è possibile dare un mandato agli scrittori, come tu vorresti fare con Nove, corregendo la sua attaule svolta.---- o almeno non più possibile, senza apparire implausibili.

Che tu mi conosca mi fa piacere, ma mi aspetto che tu ti faccia degnamente conoscere da noi, se nulla osta.

Lo scrittore scrive di quello che vuole scrivere. Impegno impiantato sull’innegabile libertà di pensiero, anche se questo pensiero dovesse apparire scomodo.


ALDO NOVE: non ci sono giovani poeti
2008-01-04 21:21:05|di o me o ro

nonche’ erminia sia molto conosciuta o sveli un’identita’ precisa, cmq mi chiamo omero sono di prato e mi appassiona la poesia politica non le c..di fisiognomica (spero di aver scritto bene non sono laureato in scienza della comunicazione) ritengo che aldo 9 quando era scrittore era estremamente caustico e a suo modo politico ora lo e’ meno se parla di maria (purtroppo non quella della canzone di gaber..) la poesia per me deve servire a qualcosa non solo a inventare u linguaggio della poesia...riconosco un valore all’aulin non all’aulico il sublime per me e’ moreire come sacco e vanzetti, conosci erminia Here’s to you Nicola and Bart


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