Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Alessio Lega è nato a Lecce il 26 settembre del 1972 e da vent’anni vive a Milano dove ha fatto il fumettaro, il facchino e l’impiegatuccio kafkiano. Ama molto le canzoni e vi si dedica come autore, interprete e come divulgatore. Ha pubblicato nel 2004 Resistenza e amore, disco di sue canzoni che ha vinto la Targa Tenco per l’opera prima, nel 2006 Sotto il pavé la spiaggia, un’antologia di cinque cantautori francofoni tradotti e cantati in italiano, nel 2007 Zollette, un live che documenta la tourné col gruppo rock Mokacyclope. È un militante anarchico e collabora con le pubblicazioni del movimento libertario. Per Stampa alternativa è in uscita il suo primo libro (con CD allegato).
http://www.alessiolega.it
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http://venditordisassi.splinder.com
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post precedenti:
I - Luca De Nuzzo
II- Debora Petrina
III- Areamag
(tutti i testi e le musiche sono di Alessio Lega)
Altrove
Tutti i miei amici sono andati altrove
Ed io che altrove me lo porto in petto
Tutte le notti che mi stendo a letto
Ci trovo il freddo delle cose nuove
Ci trovo nuove ansie nuovi guai
E fra le anse del mio sangue rotto
Che batte nelle tempie, che mi scotto
Al freddo male degli amori mai
Amori mai felici, mai conclusi
Amori mai potuti rinunciare
Se stare male non si può che stare
Non ho potuto stare ad occhi chiusi
Io non ho mai potuto rinunciare
Ad ogni sguardo che s’appunta in faccia
Ad ogni brivido delle tue braccia
Ad ogni traccia che ti fai trovare
Tutti gli altrove che mi trovo amici
Mi han sempre richiamato dalla notte
E sono andato a prender nuove botte
Con gli occhi pesti, con gli occhi felici
Ma cosa dici amore? Cosa dici?
Tutte le lucciole di questa sera
Nella nocciola chiusa, nella sfera
La febbre di febbraio di cui bruci
Quest’arco chiuso della volta buia
Questo baleno che strappa le vene
Col maldistomaco che andiriviene
Follia stravolta che si volta in noia
Stavolta si che sarà volta buona
In cui morire per rinascer nuovi
Per diventare ciò che non ritrovi
Per ritrovarci altrove di persona
Su questa luna che m’insegna dove
Per quest’insegna che mi segna altrove.
11 febbraio 2003
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Per la strada
Di tanta merda dei poteri forti
Dei grandi vecchi e dei grandi fratelli
Siam molto vivi e anche molto più belli
Di lunghe mani e di pensieri corti
Di tutto quel futuro delegato
Di tutto questo stato nerofumo
La vita non si delega a nessuno
Domani sta salpando dal passato
Non delegate quello che potete
La vita è la virtù di chi la vive
Salpate i vostri corpi dalle rive
L’amore trova sempre nuove mete
La nave sta salpando e ovunque vada
Non delegate, apritevi alla porta
La vita è una partita ancora aperta
Portate il vostro corpo per le strade
Di tutti questi amori puntinati
Negli occhi telecamere guardiani
Negli occhi telescopici guardoni
Di tutti questi amori nati morti
Di tutte le virtù di questi forti
La calma è la virtù degli annegati
Da tutti questi amori dati morti
Si gettino scialuppe ai nuovi nati
Dei grandi padri e dei grandi fratelli
Di superstrade e di supermercati
Siam stanchi morti, marci e disperati
Siam pronti e siamo noi molto più belli
La nave sta salpando e ovunque vada
La vita non è ancora tutta morta
La vita è una partita ancora aperta
Portate i vostri amori per la strada
Di multinazionali e di nazioni
Di musica da barba e di saponi
Del grande radio e del grande fratello
Son molto vivo e anche molto più bello
Di delegare al disco d’alluminio
Del palcoscenico dell’abominio
Del parco osceno del grande casino
Di starmi ad aspettare al botteghino
Di delegare a un voto la mia vita
Di abdicare ad ogni via d’uscita
Di dedicare al vuoto le mie dita
Di stare in sottofondo alla giornata
Portiamoci la musica giù in strada
E non lasciamo le parole in coda
Accada quel che accada però accada
Portiamo le canzoni per la strada
Portiamo il nostro cuore per la strada
Portiamoci la vita nella vita
3 aprile 2004
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ZOLLETTA
(lettera a Enzo G. Baldoni)
C’è come un lampo d’ironia
Che aggiusta il naso tra gli occhiali
E son tornati tutti uguali
I giorni qui che via per via
Traverso viale Papiniano
Parcheggiati come spine
In barba a tutte le mattine
Fanno mercato clandestino
Di una tristezza vietnamita
Che rende amore anche a chi muore
C’è una zolletta di dolore
Appassionata della vita
C’è qui Zolletta che si scioglie
In un caffè di Monte Nero
Un fricchettone un po’ in pensiero
Lo zapatista con le doglie
E siamo qui che ti scriviamo
Dal dilagare dell’agosto
Nell’obbiettivo sovraesposto
Come tre passeri su un ramo
Tu ragazzaccio straordinario
T’è parsa proprio una trovata
Sbatterci in faccia la giornata
Testimoniare in solitario
Con la tua foto tutta mossa
Che ci confonde ogni certezza
E mo’ la consapevolezza
È sbigottita, zuppa e scossa
Rimane aperta nelle mani
La scelta fra il colera e il tifo
Fra i bombardieri americani
E i tagliagole che fan schifo
Per questo tu te ne sei andato
A curiosare in mezzo al fuoco
Lasciando al mondo sconcertato
Tutta la serietà del gioco
Vabbè Baldoni qui Milano
Conserva ancora il tuo passaggio
Come il sorriso del coraggio
Che spero ci fiorisca in mano
Vabbè Baldoni, statti bene
Qui per non piangere ridiamo
E al tuo sorriso ci speriamo
Che un po’ da piangere ci viene
Vabbè Baldoni, senza fretta
Ci rivediamo certamente
Sai che non mollo facilmente
Ti aspetto. Sempre tua. Zolletta.
18 maggio 2005
(a lato si possono ascoltare due delle tre canzoni in formato mp3)
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Dichiarazione (im)poetica.
È tutt’altro che facile rendersi conto quale verità valga la pena di essere detta: è vero pure che le sedie servono per sedersi e che la pioggia cade dall’alto verso il basso. Molti scrivono verità di questa specie, simili a pittori che ricoprano di nature morte le pareti di una nave che affonda.
(Bertolt Brecht, 5 difficoltà per chi scrive la verità, 1934).
Se mai ci fu un’epoca degli utili idioti, la nostra è l’epoca degli intelligenti inutili. Del rassicurante minimalismo. Schernendosi dietro una sorta di retorica dell’antiretorica ci si rifiuta a priori di prendere posizione.
A me la percezione di essere capitato nel bel mezzo di questa crisi di fede - crisi di fegato - nella rivoluzione mi spinge a pensare che il pamphlet sia lo stile più dignitoso per misurarsi al tempo che viviamo. Certo non si possono affrontare temi forti senza dar fastidio. “Stare sui coglioni a tutti”, diceva il mio profeta preferito.
Un sogno modesto e folle mi agita le notti di scrittura e di canto: essere utile a qualcuno.
Poi anche un entusiasmo per i peschi in fiore, per andare sul naviglio in bicicletta e per ogni rosso vino della vita e dell’amore mi viene su coi versi. Una voglia di ridere immotivata, folle e continua: una risata ci disseppellirà. Vista da un metro quadrato liberato “persino la luna avrebbe il suo giusto decoro”. Intanto la mia attitudine al verso e al canto non saprei meglio definirlo che con la parola “resistenza”, che alla fine è la resistenza della vita alla morte.
Alessio Lega
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