Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Un cuore segreto, inabitabile, pulsa tra le pagine di questo libro, un cuore maledetto istante su istante impregna ogni scena del suo battito. Tutto è memoria in questa realtà cieca, l’ostilità, la perfezione, le ragioni per restare nello sfregio- in un quaderno di parole incandescenti. Tornano le date a consumare le visioni, i ritratti a svolgere il fuso della disgrazia. Morte è il tentativo di unirsi al nome del maestro, di essere ricordati annientando l’infelicità e le sillabe di una dedizione irreversibile. Il sentiero dalla scuola alla casa, dalla casa alla scuola, attraversa la carne dell’adolescenza come un principio di mediocrità a cui la protagonista non può accedere. Incessante è il coraggio nel seppellire giorno dopo giorno, foglio dopo foglio, le agonie di un incubo interminabile, esempio-diamante nella lenta putrefazione delle coscienze. Emerge da ogni millimetro di questo libro l’odore della stanza in cui siamo stati reclusi. Lo spazio maledetto in cui ci siamo nascosti aspettando che tornasse il silenzio, prima di attraversare il corridoio. Contavamo i passi e i respiri, misurando il dolore che ci gonfiava le vene della gola, con l’orecchio sempre teso all’attività clandestina. Sì, coltivare la letteratura come un delitto, questo accade quando si vive con i cadaveri. Quando la voce del cuore si apre per cercare comprensione e trova infamie che la cingono e la moltiplicano. Nel libro di Andrea Leone c’è un martello che sanguina. Dita che dimenticano scrivendo. C’è una furia che divora l’inchiostro, rendendo a ogni pagina il suo furore e la sua morte. Non c’è modo di tornare dall’angoscia, perché l’abisso è perfetto nel suo ovile pieno di simmetrie, e le unghie che grattano le pareti, conoscono la propria condanna. Uno sguardo ci chiama, oltre gli specchi, oltre gli enigmi del partire. Holly Parker ha un dolore antico, una malattia che è una stirpe, una dolcezza esclusiva che trapianta l’orrore nell’ignoranza. Tutto è ottenebrato da una neve nera, da decenni di ferite e allucinazioni, da teatri celebrali e cruciverba scritti con il sangue. La razza è abnorme e ci maledice, lo fa con tutta l’ipocrisia del non capisco, del non voglio sentire. Qui nasce il massacro, il terrore che parla ininterrottamente per pagine, attraverso una maiuscola definita e gridata, dice quello che sentiamo ogni giorno. Non siamo allineati. Non facciamo parte del programma. Il progetto ci disgusta. Tenendo tra le mani il volume, nel respiro di una lettura che non conosce pause, si sente tremare la terra del racconto, si sentono le radici della poesia sbranare il profondo d’una prosa tripla e potente. Dalla stanza, l’incubo lacera l’ellisse che porta alla mente. E’ implacabile il ponte, e una soglia si crea perfettamente invisibile, dall’ordine indiscusso dello spavento, tende la sua fine oltre i protocolli, oltre le scosse della crudeltà.
Andrea Leone, Il suicidio di Holly Parker, ed. Lampi di Stampa 2008, pp. 171, euro 13,40
ANDREA LEONE: IL SUICIDIO DI HOLLY PARKER
2009-12-04 09:35:39|di mary b
libro molto intenso e di intense interrogazioni. letto parecchio tempo fa quindi non ricordo perfettamente la struttura, forse solo la necessità di sfoltire qualche pagina, nella parte centrale, in ogni caso considerando la giovane età dell’autore rimane un testo di sorprendente maturità. da leggere.