Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
GHIGO VUOLE FARE UN FILM
Di Giorgio Cesarano
(…)
o il reale come lingua
in debito di rivoluzione o della lingua
come il debito, l’espropriazione.
(…)
Là dov’era in quel momento, là dov’era per un poco,
fra questa estinzione che ancora brilla e questo
sboccio che vacilla, io posso
venire all’essere
di disparire al mio detto.
Enunciazione che si denuncia, enunciato
che si rinuncia.
(…)
ma appunto non essendo cosa di mero linguaggio
non essendo cosa non finendo nel linguaggio
sarà intanto la piega che eventi prenderanno
a mano a mano che flash si faranno
con fuochi accesi per collera da persone separate
nel limpido degli incendi ritrovate
per un istante intiere
con una strangolante rabbia
voglia di vivere voglia di non morire
molto banalmente così, siccome è così banale
voler vivere voler non morire.
Per un istante intiere nei limpidi incendi.
(…)
Dal poema Ghigo vuole fare un film, scaricabile in allegato (file pdf, 322 kb).
«Da vari anni, ormai, versi non ne scrivo e non ne leggo (tranne quelli di Zanzotto, tanto oltre la miseria cantata). Questi che pubblico, ultimi, credo forniscano una spiegazione sui generis. Ad Anna Banti devo l’occasione di poter chiudere così, nitidamente, i miei conti con la letteratura, senza residui e senza rimpianto. Giacomo Debenedetti mi rilasciò la patente di poeta, in uno scritto che mi è ancora caro. Ma tale brevetto, cui avevo molto ambito, ho poi disatteso, per concentrare ogni mio sforzo nella critica radicale, dove, sono certo, la parole mette in campo la sua estrema guerra contro una langue fattasi di catene e d’armi».
G. Cesarano, Introduzione a un commiato, in Appendice a Romanzi naturali, Guanda Editore, Milano 1980.
«Una morte tragica e tutta da meditare ha messo fine, nel 1975, al lavoro di Giorgio Cesarano. Ma già da qualche tempo – dal ’68-’69 – Cesarano aveva chiuso con la poesia per dedicarsi in modo esclusivo (con una scelta profondamente personale, certo, ma anche riconducibile al clima di quegli anni) alla “critica radicale” del pensiero e della società capitalistici. Questo non significa, credo, che Cesarano avesse “rifiutato” la poesia; semplicemente riteneva che, in quel momento, altre forme di indagine e altri tipi di scrittura fossero più urgenti e proficui».
Giovanni Raboni, dal retro di copertina di Romanzi naturali, Guanda Editore, Milano 1980.
Giorgio Cesarano (1928-1975) ha pubblicato le raccolte di poesie L’erba bianca (pref. di Franco Fortini), La pura verità, La tartaruga di Jastov, Romanzi naturali; gli sceneggiati televisivi Il mestiere di vincere, I Nicotera (con Luciano Bianciardi), Con rabbia e con dolore, La carriera (con Giovanni Raboni); il romanzo I giorni del dissenso e il dramma politico Il soggetto, sulla morte di Che Guevara. Dopo il ’68 rompe nettamente con l’industria culturale e partecipa in prima persona alle esperienze più radicali del movimento rivoluzionario. Pubblicherà i due saggi-pamphlet Apocalisse e rivoluzione, firmato con Gianni Collu (Dedalo 1973), e il Manuale di sopravvivenza (Dedalo 1974 e Bollati Boringhieri 2002). Uscirà postuma l’incompiuta Critica dell’utopia capitale (Centro d’iniziativa Luca Rossi/Colibrì Edizioni, Milano 1993).
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