Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Lello Voce, cinquantenne, è tra i migliori esponenti dell’ultima ondata di poeti sperimentali, emersi ufficialmente nei primi Anni Novanta, tanto da sentirsi tentati di costruire un Gruppo 93, raccogliendo tra il serio e il faceto un’eredità dal Gruppo 63, con la pratica più spinta di un polistilismo verbale sparato in tutte le direzioni. Nello stesso tempo Voce conferma una bella peculiarità dei nostri poeti, di non restare chiusi nel loro orticello ma di aggredire baldanzosamente anche l’ambito della narrativa. E lo avevano confermato proprio i Novissimi, da Sanguineti a Balestrini a Porta, né del resto questa peculiarità è riservata solo agli sperimentatori accaniti, visto che di recente l’hanno illustrata bene alcuni poeti più «tranquilli», sul tipo di Giuseppe Conte e Maurizio Cucchi.
Ma forse quello che i poeti hanno in comune quando si danno alla prosa, è di non voler evitare un certo estremismo, fornendoci prodotti, per così dire, altamente stilizzati. E proprio l’opera prima narrativa del nostro Voce ne costituiva una conferma, con un titolo che era già una dichiarazione di guerra, Eroina, dove si alludeva alla nota droga pesante, chiamata nello stesso tempo a essere l’eroina della storia, e a farsi subito un paladino convinto nella persona del protagonista, Enrico, un vero e proprio Don Chisciotte alla rovescia, che si inietta la «bella e buona» nelle vene come atto sacrale di iniziazione, come patto d’alleanza con tutti i diseredati del mondo, e a eterna confutazione della schiera infinita dei filistei, fossero anche gli aderenti a una sinistra divenuta pur essa ufficiale e formale.
Naturalmente, questo Don Chisciotte di nuovo conio ha il suo Sancho Panza, ricercato e trovato in piena coerenza con i moduli estremisti assunti per scommessa, si tratta infatti di uno scarafaggio, figura estrema del degrado, da cui tuttavia può partire una speranza di riscatto, infatti questa sorta di «grillo parlante» intrattiene con l’eroe della storia un pungente, graffiante (è il caso di dirlo) commento rivolto alle varie malefatte che i «normali» vanno impunemente commettendo. Per questo contrappunto la blatta si vale di un ironico spagnolo sibilante, da anarchico smaliziato.
Inutile dire che questa «strana coppia» va in giro allo sbaraglio percorrendo una sorta di via crucis, con tante stazioni prevedibili, distribuite tra il primo romanzo, Eroina, e il secondo, che proprio dallo scudiero fedele quanto improbabile si intitola alle Cucarachas, ed ecco ora una terza serie, che del resto incrocia le altre due, infatti le peregrinazioni dei due apostoli del degrado non hanno né capo né coda, possono essere lette dall’inizio alla fine, o viceversa, in fondo i due si aggirano nel fondo di un abisso da cui non c’è alcuna possibilità di risalita.
Al lettore la facoltà di godersi questi lapilli, questi carboni ardenti di atrocità innominabili. Ancora vicine a una dimessa realtà di cronaca le prime fasi, che vedono il figlio drogato malmenare la madre per strapparle la misera pensione; e poi vengono le scorrerie compiute con una banda di suoi pari, ai quali si presenta la possibilità, se proprio non hanno altri mezzi per procurarsi il bianco nettare, di sedersi sulla poltrona di un barbiere crudele che preleva loro il sangue ancora abbastanza sano sostituendolo con quello infetto di drogati appena un po’ più abbienti. Ma la cara compagna di queste acrobazie nel delirio, Maria, viene trovata cadavere accanto a Enrico, che viene rinchiuso in carcere, e parte così, scorrendo all’incontrario, il capitolo delle «sue prigioni», una serie incalzante di tappe nell’orrore e nel degrado più assoluto.
2 commenti a questo articolo
> Acrobazie nel delirio per gli acrobati del degrado di Renato Barilli
2006-11-02 21:18:29|di lapoesianel35millennio
IGENE ORALE
pesante
la pressione
del presente
secerne un liquido mansuefatto
con felpa a orario di occhiospillo ben impostato
al largo un circo sparaAsalve vi saluta.... gerani
tanto impegno mettete nella postura
mostrarsi divini ancor prima di svelare
colui che costringe a scoprire che niente esiste
dopo i confini
e’ rima e’ rima di fluidita’..........
sara’
sara’
che il comunismo non funziona tanto
l’egoismo e’ basso peggio sta’ il didentro
microfilm decomposto di file
di sta’ borghesia scappata col veliero in poppa d’altissimo periglio
nei millenni
il pane di la zotica miniera di opportunismo
e’ tutto lievito manufatto made in cina di frontiera
schiva l’assoldata storia tòrta in faccia
dipinta con i primi mostri a vapore ora orgasmi a reattore
alla baia del the infuso forse oggi mi rincresce un giorno andar via per il romano pietro che a betlemme doveva restare con
pietra al collo di video fornita per ritrarre il tempo
appena fuori DALLA REALTA’ suprema
e’ blu dall’alto la palla porosa
e le balle di fieno fanno ballare il vento a riposo
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Non di piacér principiati ma di realtà!
2006-11-04 06:56:30|di Simone Basilio
ORA ET LABORA! PREGA E LAVORA! CREPA E LAVORA!
Dopo che in migliaia avranno assistito fra poche ore alla rivolta degli Esseri precarizzati, per aiutare chi di noi resterà nelle province a cercare di capire, a disseppellire, a decifrare, alcuni colleghi sperimentatori hanno organizzato a Bologna il Multi Media Labor Festival, il cui solo titolo esprime già tutta la medievalità e la postmdernità della nostra epoca (Multi Media LABOR Festival).
Codesta manifestazione inizierà il 9 novembre e si espanderà per Bologna come un virus.
E ci saranno alcuni fra i miei scrittori italiani preferiti, ignoti ai più per una sorta di sordità e campanilismo e masochismo tutto italiota: da Nanni Balestrini, lare di codesto megablob in cui mi permetto di scrivere, Aldo Nove, fra i padri fondatori del cannibalismo letterario e intellettuale esoterico rablesiano, Elisa Biagini, cantrice de la materia, e quel Lello Voce che non ha bisogno di cappelli né di sciarpe da tifoso né di nei, resuscitatore del romanzo beat in Italia, di sicuro malandrino, se non proprio il primo fra i poeti perfomer del paese.
Ma, pur giubilando per queste presenze rincuoranti, mi domando: è questo pullulare di libri, iniziative, spettacoli sul precariato la prova inconfutabile dall’avvenuta spettacolarizzazione totale e totalizzante della vita?
L’ennesima epidemia feticista, in cui tutti parlano di qualcosa che non c’è o se c’è imbarazza (gli DEI, il DIO, l’AVANGUARDIA, la POESIA, il LAVORO), non rende abbastanza e costringe a emigrare a cambiare lavoro a morire ignoranti...
Nonostante il dubbio permanga a me piace questa reazione a catena provocata dal bombardamento precario, io concordo con la condanna dell’istigazione alla prostituzione. E a me piacciono gli articoli di Barilli, fra i pochissimi esponenti del disarmato e degradato mondo del giornalismo culturale italiano, tanto più fra lo stuolo dei cortigiani e dei baroni da feudo che ne affollano le decimate fila, ad occuparsi e a parlare di prosa poetica, scrittura artistica, di ricerca, sperimentale o come dir si voglia, nei media di massa, sebbene abbia in effetti la tendenza malinconica a vestire di panni vecchi manichini nuovi.
Della rivoluzione è frutto ogni nuova stagione, eppure è lento e impercettibile il movimento. E in qualche modo bisogna passare il tempo, mentre la necessità aguzza l’ingegno.
A Daniel
Oh amici, Oh amori
che apparite e svanite
come il cerchio sul mare
che si apre e scompare!
Oh medioevo postmoderno che mi rendi insonne!
Oh Inferno, Oh Apocalisse, Oh Caos, Oh corteo
di rischi, di imprevisti, di traghettatori di morti,
travestiti da quotidianità! Oh Amore
al tempo dell’apocalisse!