Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Alessandro Ansuini, romano di Garbatella, classe 1974, è una delle più eclettiche figure nella nuova generazione delle nostre Letterature Italiane. Poeta, narratore, fotografo, editore (clandestino) per Smith & Laforgue (là dove si stampano e cuciono in privato i proprio libri, ad libitum), anima dell’ensemble musicale Camera Mix e del gruppo Karpos, ha esordito pubblicando questo “Ronde de la nuit” nel 2002, per i tipi di Liberodiscrivere Edizioni.
“Ronde de la nuit” è l’ouverture postmoderna, lirica e lisergica, d’un autore che sembra votarsi a una scrittura estranea a trame che non siano un accenno; concentrato sulle immagini, sul suono puro, sulle sensazioni da sfogliare, scardinare e infine scolpire, va ibridando riferimenti rock o pop (soltanto in questo primo libro, più o meno scoperti omaggi o interpolazioni Radiohead, Cure, Cardigans) a riferimenti letterari (campionando, tra i tanti, Rimbaud, Richard Burton, Shakespeare, Spender), prediligendo – questa è un’attitudine protonovecentesca – frammentare e costellare le sue pagine con passi in francese; l’inglese è tendenzialmente vincolato ai richiami rock.
Difficile immaginare l’esistenza d’un libro del genere senza che nella Letteratura Italiana – quella al singolare – sia esistita un’opera atipica, visiva e visionaria come “I Canti Orfici” di Dino Campana, esemplare commistione di prosa lirica e versi; quel che può affascinare il lettore è la percezione d’un incontro tra quel libro di Campana, reminiscenze decadenti o scapigliate (giusto per aderire a dovere alla nostra tradizione) e sperimentazioni beatnik; diverse tra le prose di questo complesso quaderno sembrano decisamente adatte a performance dal vivo, più che a una silenziosa lettura in una polverosa mansarda.
Protagoniste assolute del libro – a questo punto potremmo quasi dire che sia lineare identificarle – sono le figure femminili: amate, idolatrate, perdute, sospese in un istante che non torna, rimpiante, possedute. L’amore è letto come un altare che pretende un sacrificio; è una concezione tragica e romantica, che mi sembra tuttavia vada esemplificando con chiarezza la condizione dell’io narrante. Il disordine emotivo può precipitare nell’acredine: “Tutte voi, tristes petits ingrats, voi che avete lasciato la polvere accumularsi sul mio cuscino dopo aver messo in disordine le lenzuola, verrò a prendere i vostri sogni di bambine, e li regalerò alle bocche fameliche dei pazzi. Sistemo con un piede le pieghe del tappeto”. (p. 41) – non sorprenda la conclusione che scivola su un piede. I piedi – sin dal principio – sono elementi centrali nelle prose liriche di Ansuini. Nella prima prosa, Arthur Borges è diventato una magnolia; sospira quando s’accorge che non può muoversi, inutile impazzire e inutile ragionare. Tuttavia è felice di non doversi allacciare più le scarpe. Non può più scrivere, ma pensa e prova poesia.
Ora: sembra quasi che l’autore vada identificando i piedi nudi con la libertà, come in diverse tradizioni; le scarpe sono lette simbolicamente come un segno di riconoscimento del ruolo, come parte integrante dell’adesione – dell’aderenza coatta – alla società o a determinate condizioni esistenziali. Sfogliando il testo non di rado capita di individuare passi dedicati ai piedi; tendenzialmente ogni apparizione d’un piede sta a suggerire un moto di libertà, di riscatto, di rivalsa sulla sofferenza. Mi sembra un tratto originale, va sottolineato.
Tornando al rapporto con le figure femminili: “Tutto sommato io ero una domanda latente, da sempre, lo sono ancora, e tu eri una risposta complicata” (p. 90) – e un passo come questo mi sembra così emblematico che non va nemmeno glossato o interpretato; è una sorta di manifesto genetico del legame con la donna in “Ronde de la nuit”, e dello status e della coscienza dell’io narrante. Un poeta che cerca, in prosa e in versi, di respirare qualcosa di diverso: di trovare equilibrio: di amare, totalmente.
Importanti le infrequenti dichiarazioni di estetica; il testo è frastagliato da una chiara coscienza di simbiosi tra “io” e “scrittore”, tuttavia fracassata dai limiti della scrittura e dalle vicende esistenziali del narratore. Scrivere illude e inganna il tempo, e rinnova speranza nella vita: speranza di controllo, certezza di senso. “Qual è il fine dell’arte se non quello di riuscire a dare contorni provvisori a sensazioni impronunciabili? Era l’arte assoluta. Comporre versi da perdere nel vento. E chi poteva dire che se li avessi urlati con la sua voce di magnolia gli altri alberi non l’avrebbero udito?” (p. 11).
E ancora a proposito del conflitto tra “io” e “scrittore”: “Diceva bene Sartre che i personaggi dei libri sembra facciano vite intensissime ma quando sei tu il protagonista ti accorgi delle tende ingiallite e dei buchi di sigaretta sul copriletto” (p. 25).
Sublime invece una delle conclusioni possibili: “La bellezza è nella constatazione che la sua cognizione non può prescindere da un giudizio: che si è cosa unica, poeta e immagine e parola, e che siamo un cerchio aperto come un grido ripetuto all’infinito” (p. 111) – e questo passo sembra proprio poter essere salutato come il miglior viatico per quel che Ansuini ha creato, interpretato e proposto, negli anni, sino a guadagnarsi l’attuale considerazione di outsider di lusso d’un sistema letterario che ne apprezzerà, tra non molto, l’estraneità al lungo respiro, la ricchezza lessicale, la capacità di fotografare sentimenti e sensazioni, l’illeggibilità (è davvero nutrimento per letterati puri o per innamorati delle letterature, in generale; dimentichiamoci la commercializzazione di una scrittura pura, magmatica e caotica come questa: è l’officina d’un poeta che sta fumando), il talento da performer.
Ansuini corteggia la pagina bianca e rianima simboli morti. Sta battendo – in splendido isolamento e con apprezzabile coerenza – una strada nuova. Questo era l’esordio. Naturalmente, atipico.
Avanti così.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Alessandro Ansuini (Roma, 1974), poeta, narratore, fotografo, performer ed editore (clandestino) italiano. Ha esordito pubblicando “Ronde de la nuit” nel 2002. Vive a Bazzano (Bologna).
Alessandro Ansuini, “Ronde de la nuit”, Liberodiscrivere, Genova, 2002.
Approfondimento in rete: Officine Letterarie Ansuini / Zeropoetry / Smith & Laforgue
Gianfranco Franchi Prima pubblicazione: Lankelot, Aprile 2007
3 commenti a questo articolo
Alessandro ANSUINI - Ronde de la nuit
2008-01-07 22:13:32|
Una recensione con i controfiocchi ( anche se non era piaciuta a Carrino, mi ricordo.)
Alessandro merita del resto tutta l’attenzione possibile.
Alessandro ANSUINI - Ronde de la nuit
2008-01-07 01:13:41|di Gianfranco Franchi
http://zeroola.splinder.com/ qui le ultime novità direttamente da Alessandro.
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Alessandro ANSUINI - Ronde de la nuit
2008-01-08 02:01:12|di Gianfranco Franchi
Ciao Silvia...
Carrino l’ho incontrato di persona qualche tempo fa, allo stand di Meridiano Zero. Non mi è sembrato critico come sul web, anzi. Credo che a suo tempo avesse frainteso parecchie cose. Purtroppo...
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Sottoscrivo quel che dici di Alessandro. Vedrò di riproporre qui tutti e tre i pezzi dedicati alle sue opere.
Salut,
gf