Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

pubblicato martedì 19 novembre 2013
Blare Out presenta: Andata e Ritorno Festival Invernale di Musica digitale e Poesia orale Galleria A plus A Centro Espositivo Sloveno (...)
pubblicato domenica 14 luglio 2013
Siamo a maggio. È primavera, la stagione del risveglio. Un perfetto scrittore progressista del XXI secolo lancia le sue sfide. La prima è che la (...)
pubblicato domenica 14 luglio 2013
Io Boris l’ho conosciuto di sfuggita, giusto il tempo di un caffè, ad una Lucca Comics & Games di qualche anno fa. Non che non lo conoscessi (...)
 
Home page > e-Zine > Alessandro Broggi

Alessandro Broggi

Piano Personale/ Personal level (Vite sul tavolo)

Articolo postato giovedì 1 gennaio 2009
da Maria Valente

ALESSANDRO BROGGI

Credo che il linguaggio debba essere fondamentalmente specifico. Se è generico è improprio e diventa pura compiacenza, diventa illegittimo. Questo vale per qualsiasi tipo di linguaggio in qualsiasi contesto. Vorrei scrivere come un architetto fa disegni e progetti che poi passano al capomastro e al posaferri. Con la precisione e l’attenzione di chi impartisce istruzioni per una realizzazione ben definita. Credo in una poesia e in una scrittura antiletteraria, non plusvaloriale, che non si pensa come soluzione ma come “sintomo”, che non recita ma si mette a nudo. Più in generale, ritengo che dipingere “paesaggi bucolici” non rappresenti più la nostra realtà, che illustrare situazioni d’evasione, della fantasia o della memoria, significhi oggi assumere una posizione nostalgica e politicamente marginale.

Quando mi accingo a lavorare a un’idea, sia essa per la poesia o per la prosa, vorrei fare, se posso, qualche tipo di scoperta. Le mie scelte consistono prima di tutto nel decidere quali domande fare (a elementi e parametri della lingua, ai format e ai linguaggi della comunicazione, alle diverse strategie di consumo e di uso dei segni nei contesti testuali ed extratestuali, ecc.). Per ogni progetto nasce una lista di nodi problematici, che mi interessano e che creano lenti e spazi di lavoro. È importante che ogni testo crei un territorio di analisi in cui entrare, una direzione che si apre. Se le domande non sono radicali/penetranti sul piano degli strumenti e storicamente urgenti su quello del confronto con il reale/sociale, le risposte non potranno mai esserlo. Ciò che distingue lo scrittore come sperimentale è che può inventare la regola della sua opera mentre la fa, e cambiarla volendo di opera in opera molto al di là dell’abituale dialettica tradizione/innovazione delle epoche passate. Diacronia letteraria (storia dello stile)-sincronia linguistica (lingue d’uso), soggettività (espressività)-oggettività (freddezza), complessità (iperdeterminazione)-semplicità (povertà), sistema (totalità)-frammento (dettaglio), metaforicità-denotazione, prolissità-reticenza, narrazione-descrizione, creazione originale-postproduzione: nelle mie ricerche più recenti, sia nelle poesie sia nelle prose (dell’e-book Quaderni aperti, su www.cepollaro.it), sto percorrendo – con accenti differenti e seguendo ipotesi anche molto diversificate – per lo più il secondo termine di queste polarità.

NOTA DI POETICA, 2006

dal blog delle poetiche e dei casi limite .

*

In allegato l’opera Piano Personale ospitata presso il sito Warburghiana nel colophon 2007 arte sui tavoli.

Piano personale (Vite sul tavolo) / Personal level (Lives on the table)

[Trenta fogli, stampati in poche copie e sparsi su due tavoli, sono messi a disposizione del pubblico all’uscita della Warburghiana

*

Alessandro Broggi è poeta, scrittore e giornalista. raccolte di poesia: apprendistato (eos, 2000), inezie (lietocolle, 2002; prefazione di g. neri), total living (la camera verde, 2007); lavori in prosa: quaderni aperti (pubblicato nel nono quaderno di poesia italiana contemporanea, a cura di f. buffoni, marcos y marcos, 2007, con prefazione di u. fiori; e parzialmente in forma di e-book per biagio cepollaro e-dizioni, 2005).antologie: verso i bit.poesia e computer (lietocolle, 2005), il presente della poesia italiana (lietocolle, 2006), l’esperienza-divenire delle arti (fondazione baruchello, 2006), leggere variazioni di rotta (le voci della luna, 2007). curatele: il segreto delle fragole (lietocolle, 2003, con c. dentali e nota di m. cucchi). testi o recensioni in riviste, blog e siti web: su «almanacco del ramo d’oro», «atelier», «bloc notes», «hebenon», «il segnale», «la clessidra», «lamosca dimilano», «nuova antologia», «poesia», «re:viste», «sud», «testuale», «the black economy», «the new review of literature» (r. cartacee); «absolute poetry», «bina», «dissidenze», «ex04», «liberinversi», «microcritica», «nabanassar», «nazione indiana», «poesia da fare», «per una critica futura», «la poesia e lo spirito» (r. telematiche, blog e siti web). Dal 2004 è direttore (con s. salvi e i. testa) della testata culturale on-line «l’ulisse», dal 2006 è tra i curatori del blog di scrittura di ricerca «gammm» e dal 2007 è collaboratore del «journal of italian translation» (brooklyn college).

Questi i pricipali link per una panoramica sui suoi lavori:

estratto dai quaderni aperti su absolute

argomenti da liberinversi

ipotesi sul podcast di poecast di Vincenzo della Mea

Poesie per pricipiantisu nazione

13 commenti a questo articolo

Alessandro Broggi
2009-01-07 12:44:06|

Scusa Alessadro, se ti sembrerò polemico: stringendo, le istruzioni che vengono impartite da te per giungere ad una realizzazione ben definita, cosa realizzano? L’artista, colui che ha formato l’opera, non può non avere delle intuizioni sulle scoperte - non si potrebbe nemmeno pensare che altri siano scopritori a loro volta; il campo della casualità è meraviglioso, ma l’arte non cresce solo perché c’è il semino per terra. Credo che le premesse di un labor non bastino come motivo critico (per non parlare del "politicamente non marginale", se per politica si intenda ancora qualcosa che investa la scena pubblica) serve comprendere il discorso sui feedback, appunto perché l’opera di poesia ha delle possibilità oltre le istruzioni.
Cosa hai scoperto della tua poesia Alessandro, solo la possibilità di informarla? Di cosa ti ha informato? Se non sei anche tu il fruitore della tua opera, gli altri? Cepollaro tempo fa lanciò un messaggio sui "risultati", forse qualcuno si ricorderà quel post. Quel discorso credo sia importante, da meditare. Ritorno anch’io a meditare. Un caro saluto, Christian


Alessandro Broggi
2009-01-06 22:45:58|di Alessandro Broggi

Caro Christian,

be’, ma il mero ruolo funzionale del soggetto scrivente come ordinatore minimo di segni non è mai in discussione: è anzi un presupposto. Citavo Cage, in parallelo, riferendomi ad alcuni concetti (e corollari) della sua estetica, ma il suo metodo aleatorio “integrale”, come tale - lo si capisce facilmente leggendo i miei testi - non è tra gli strumenti che utilizzo.

Ti ringrazio della fiducia, ma quanto (per riprendere la metafora usata, da te interpretata alla lettera) al tipo specifico di “scoperte” che si possono fare leggendo un autore, ritengo - come pare naturale - che l’autore medesimo sia l’ultima persona a potersi esprimere, l’ultimo a presumere di potersi arogare una parola certa e definitiva riguardo alla ricezione dei propri lavori.

Spesso, anche altrove, mi sono trovato a spiegare la genesi di alcuni testi (es. per il blog Liberinversi: http://liberinversi.splinder.com/ta...), a discutere di poetica e, tramite interventi teorici (come, per Atelier, sul ruolo dell’intellettuale – ripreso on-line su: http://www.cepollaro.it/poesiaitali...) e post vari su GAMMM, un po’ dell’acqua dove sto nuotando; ma provare - fosse pure in forma ipotetica -, per di più pubblicamente, a precorrere/circoscrivere/richiudere le possibilità della stessa ricezione del mio lavoro credo sarebbe da parte mia presuntuoso, contraddittorio nei termini e controproducente negli effetti (nonchè scorretto verso i potenziali lettori). Non è quanto mi compete.

Decidere di “pubblicare” propri lavori su un blog, e leggere i commenti, le considerazioni e le critiche altrui indirizzate all’opera: qui, in un “foro” come questo, e non nella mente dell’autore, inizia ad esempio un primo e corretto riscontro in termini di ricezione. [Cui fanno seguito, se l’autore è fortunato, una vera e propria disamina critica dell’opera da parte della letteratura secondaria, e una sua collocazione all’interno di un intorno stilistico e temporale (e, in ultimo, eventualmente, nelle micropieghe in continuo aggiornamento di un archivio culturale e nelle genealogie di una teoria dell’influenza)].

Più in breve e chiudendo: spiegare lo specifico dei meccanismi di fruizione a cui dovrebbero fare affidamento i miei testi non è quanto mi interessa; piuttosto, qui, attraverso eventuali impressioni di lettura, mi auguro di verificarne il funzionamento, e/o di rinvenirne ulteriori piani e sfacettature che neanche avrei potuto immaginare.

Mi rendo conto che, indotto dai tuoi stimoli a un eccesso di teoria e di gravità didascalica, sto forse dilungandomi troppo, rischiando un’involuzione della discussione, che evidentemente non ci vede sulle stesse frequenze. Con il pericolo, infine, di rendere troppo unilaterale o sbilanciata attorno a pochi nodi tematici la considerazione del “merito concreto” di Piano personale (e degli altri miei progetti), che per me è quello che più conta.

Un ultimo saluto e un grazie, a te, a Maria e ai pazienti lettori di Absolute.

Alessandro


Alessandro Broggi
2009-01-06 12:12:04|di Christian Sinicco

Precisazioni Alessandro: prendere per mano forse è eccessivo, ma è evidente: l’opera produce orientamenti anche nella ricezione, e l’artista (se è tale) ne dovrà pur prendere atto e avere qualche idea a riguardo...e non ho parlato nemmeno di soggetto-centro dell’opera, ma degli orientamenti successivi che la lettura pone all’attenzione del lettore, con la comparsa di soggetti - i segni, in questo caso, hanno una successione.
Ma non voglio parlare di aria fritta e rifritta, mi interessa sapere che tipo di scoperte farà il fruitore leggendo questi testi? Immagino che tu possieda almeno parte di queste intuizioni - se puoi fare degli esempi.


Alessandro Broggi
2009-01-05 14:59:20|di Alessandro Broggi

Caro Christian,

ti ringrazio per questa nuova sollecitazione.

L’intento costitutivo di Piano personale, ma anche di sequenze di quartine come Total living (un estratto è leggibile su La poesia e lo spirito) o Poesie per principianti (su Nazione Indiana) è analitico, osservativo, non liricamente esperienziale, critico e ironico (rispetto, lo si vede subito, agli immaginari vincenti e agli stereotipi discorsivi ed emotivi di una quotidianità sempre più annegata nei luoghi comuni dell’infotainment e del consumo (*)), e, come tale, certamente non “espressivo”. Mi è perciò difficile, parlando di questi lavori, collocarmi nell’ottica – a mio avviso esattamente antipodale – dello scatenamento di energia e del vitalismo.

Prima parte del tuo commento: il modello di un lettore che necessiti di essere preso per mano e “orientato”, come scrivi, da un soggetto-centro sempre riconoscibile nel testo, al momento non è ciò che mi interessa. Esistono altre modalità di “istruzione testuale” (H. Weinrich), a tutti i livelli della lingua, che prediligo.
Nemmeno pratico un’opera che attraverso il proprio dettato prometta al lettore il (e si fondi sul) mero e quieto rispecchiamento nell’io autorale, o in una figura soggettuale che per la poesia coincide tradizionalmente con l’autore (precisamente, con l’esibizione - mediata, certamente - di una presunta interiorità occulta, dotata di corpo esperiente, che si pone onniscientemente rispetto al proprio dettato); e non gli offra, al contrario, il piacere di una fruizione attiva, anche molto problematica, e la possibilità di “fare delle scoperte”.
John Cage (in forma di aforisma): il rumore del traffico di Manhattan è più interessante per me di tutta la musica classica tonale, nel primo si ascoltano suoni, nella seconda soltanto compositori [e loro modus operandi all’interno di una storia stilistica supposta lineare]. (Ancora passando da Cage:) “[…] voglio interessarmi al maggior numero di cose [e di testi: i repertori sono infiniti] possibili: non posso più permettermi di perdere tempo nei futuli tic, nei ritornelli delle predilezioni e avversioni, del mio ego”.

Accanto a quello che tu riporti, esistono come è noto altri modelli di fruizione, ugualemente validi, con diversa posizione, gioco o implicazione (o messa tra parentesi/problematizzazione) dei tre poli semiotici di autore, opera e fruitore; modelli molto vivi - o addirittura costitutivi - nelle altre arti contemporanee (cfr., anche, http://gammm.org/index.php/2007/03/...) ed anche in ambiti di scrittura di ricerca (per la verità ancora non molto praticati in Italia: cfr. il lavoro fatto su gammm.org).

Non si tratta per me, infine, come scrivi, di “ideologia”, ma di formulare delle ipotesi, di seguirle finchè sono utili e di abbandonarle quando non lo sono più.

Alessandro

Nota. (*) Sarebbe importante, anche per noi poeti, mantenersi attivi rispetto ai modelli di produzione linguistica e alle retoriche della qualità di massa. Tutti gli elementi di tale produzione dovrebbero essere utilizzabili, e nessuna immagine, nessun idioletto - con relative scorciatoie, strategie, insidie - dovrebbe beneficiare dell’impunità, per nessun motivo. (Essendo consapevoli - è elementare - che mettere a nudo un linguaggio è sempre mettere a nudo la comunità che in esso si costruisce o si lascia costruire; e che qualsiasi nuovo modo di vedere deve prima istituirsi in un linguaggio appropriato).
Nel mondo globalilzzato e votato al disastro dei "drogati della crescita e del produttivismo" (Serge Latouche: http://gammm.org/index.php/2008/11/...), più interessante delle idiosincrasie del soggetto è, a mio modo di vedere, l’insidiosa creatività nascosta negli oggetti che ci circondano, che si insegna all’interno di alcune delle nuove discipline emergenti, che ammaestrano sulla "gestione dell’estetica delle relazioni", su come "sviluppare scenari influenti", "progettare le qualità sensoriali e di relazione dei luoghi", "sviluppare scenari di identità", "progettare gli elementi ambientali di supporto delle relazioni", "istillare nuove abitudini di consumo", "contribuire alla formazione di nuovi codici operativi", studiare la “shopping experience” e l’"economia emergente dei media"; e via dicendo. Tutte "materie", e prospettive operative, che perfezionano il mondo distraente dell’inganno della comunicazione, dell’ambiente (in primis urbano) come contesto d’influenza sui comportamenti e dell’oggetto-da-desiderare come primo vettore comunicante, nella certezza inculcata che la felicità derivi sempre e soltanto dalle merci che ancora non possediamo.


Alessandro Broggi
2009-01-05 11:45:58|di Christian Sinicco

Sai, quello che penso Alessandro, è che quando introduci un qualsiasi soggetto, orienti l’opera e l’opera si orienta, e qui bisogna capire pure se sarà orientativa nei confronti di un fruitore; se interroghi cosa faccio, immediatamente fai ripercorrere a chi esegue l’opera ciò che hai scritto, ed in definitiva trattiamo sempre segni, la cui ricezione non è un problema marginale. Spesso ho l’impressione che l’ideologia (tu parli di disegno) prevalga sulle possibilità dell’opera (una sintassi più ampia, che non lasci il tempo di osservare l’intelaiatura di accumulazioni, per il fatto di arrivare più tesa ad un concetto, etc) nel senso che disporre segnali può non essere orientativo - ci si ferma allo stop non solo per il segnale, ma per l’implicazione, per un pericolo. Oltre le belle parole di Maria, con tutta onestà sento che manca questo leggendo i testi.

Rimane il rebus lanciato dalla vittoria politica della tua poetica; non condivido ovviamente la forma dello scritto, ma come ti ho detto alcuni elementi di criticità sono esplicitati dagli ambiti che hai toccato. Spesse volte chi riferisce l’opera ad un contesto di finzione o una teoresi, non è detto che riesca a liberare le potenzialità della lingua, della cultura, di un’etica, di qualcosa che tocchi e sia sensibile. Non credo siamo così distanti da alcune polemiche degli anni 60-70 rispetto il formalismo; mi preme forse più il problema che alcune di queste opere inscatolano l’umano e la realtà, in effetti, senza che vi siano vie d’uscita, concrete, qualcosa che scateni l’energia, la voglia di vivere.


Alessandro Broggi
2009-01-03 12:19:40|

Micro variazione-postilla, rapidamente:

"presa visione" ma anche, ovviamente, "presa di coscienza";

"schermo reale" ma anche, inscindibilmente, "schermo della lingua, delle retoriche dei discorsi ecc."


Alessandro Broggi

Alessandro Broggi
2009-01-03 11:26:13|

@ Christian.
Questione del soggetto: il problema credo sia fondativo. Mi spiego: allo stato, temo che l’introduzione a qualsiasi grado narratologico della figura dell’autore - come anche di una qualsivoglia scusa soggettiva non feticistica - in questo tipo di lavoro (di critica sottesa da caustico candore documentaristico) rappresenterebbe una sfocatura, una divagazione rispetto al disegno. Offuscherebbe la visione, la “presa visione”, che invece è quanto qui interessa. Si interporrebbe, coprendolo, tra il lettore e lo “schermo del reale” (spesso, sintomaticamente vuoto) che si propone allo sguardo.

@ Maria.
Grazie per questa nota critica. Riesci a dare del mio lavoro una lettura d’insieme e trasversale allo stesso tempo, con osservazioni e collegamenti, lucidi e pregnanti, che, nel fornirmi conferme rispetto all’opera mi offrono anche stimoli di riflessione importanti. Ad esempio nell’applicazione del filtro debordiano - in un modo o nell’altro sempre cruciale.

In caso fosse richiesto un mio nuovo intervento sarò on-line da lunedì.


Alessandro Broggi
2009-01-02 23:34:02|di maria valente

Sono io a ringraziare Alessandro per la sua completa disponibilità, per l’indulgenza verso il taglio molto personale di questa mia presentazione, avendo io selezionato in maniera soggettiva ed arbitraria materiali diversificati cui mi premeva dare risalto, con la precisazione che era mia intenzione giustapporre, non in maniera didascalica, per agevolare,piuttosto per moltiplicare gli indizi e complicare ulteriormente il puzzle, l’accostamento all’opera, disporla spazialmente, in obliquo, provare a visualizzare certi spigoli…

Con molte esitazioni, con il terrore di dire grossolanità, ma per un impulso che sento quasi imperativo, desidero spendere due parole su questo lavoro di Alessandro Broggi che ho apprezzato, sinceramente, come le altre sue.
Due appunti frettolosi e disordinati: Piano personale, vite sul tavolo, vite tascabili, portatili, indifferenti, da sfogliare, che si mischiano come un mazzo di carte, che si scambiano come le figurine: 30 situazioni appena abbozzate, sufficienti a ricostruire il quadro clinico di una vita qualunque, di relazioni improbabili in mancanza di un interlocutore, qualunque termine di confronto; sprovviste di ogni pretesa dialettica, tutte tese nello sforzo di informare, fornire un dettaglio significativo, un messaggio assolutamente unilaterale.
Le relazioni sono contraddette (o rivelate) dalle stesse parole: frasi fatte, banalità, ovvietà,(così come avviene in Total living) tipo: “esperienze come questa ti aprono gli occhi” ,“per tutti c’è una stella”, “la vita è meravigliosa”, “se lo perdessi perderei le mie certezze”…danno l’idea di essere stati imboccati, imbottiti di materiale riciclabile, una relazione vissuta come dipendenza dietro lo spettro di un vuoto incolmabile e da rimpiazzare all’occorrenza con un animale domestico. Istantanee che delle relazioni mostrano solo il feticcio, il valore di scambio, il simbolo, l’astrazione, il ruolo…”situazioni” , costruzioni, da una sollecitazione che era presente già in quaderni aperti: V fascicolo, situazione appunto, a me sembra un’allusione esplicita a Debord soprattutto se si pensa che “lo spettacolo non è un’insieme di immagini ma un rapporto sociale tra individui mediato dalle immagini”, lucida analisi dell’allontanamento della vita in mera rappresentazione, processo concluso in maniera trionfale dopo che lo spettacolo non occupa più solo le nostre vite, ma anche i sogni, il desiderio, l’immaginario, quando tutto conduce al “consolidamento delle condizioni d’isolamento delle folle solitarie”: tra noi e l’altro, tra noi e le nostre vite corre tutta la distanza inaccessibile dello specchio, un passo avanti e un mezzo giro da buona alice artaudiana e come unico risultato si scoprirà di avere il cuore a destra e il fegato a sinistra… senza esperienza dell’altro, sarà la stessa vita ad essere interdetta. Tutta una vita da vivere sotto ipnosi, il total living come spot e rotocalco, o il parossismo comico -macabro di cronistoria dove caricature di primati passano dall’orgia al cannibalismo senza il minimo grado di consapevolezza, ma se il vero teatro dell’assurdo è per intero ormai occupato dalla cronaca...in fondo anche in Piano personale ci si ritrova ad inseguire il falco maltese dei quaderni aperti, ...far della propria vita un’opera d’arte che è come dire una patacca.
Ma quello che ammiro di più in Alessandro è l’assenza di ogni risentimento, tentazione moraleggiante, giustizia sommaria, tono apodittico, condanna inappellabile di queste vite votate allo sfacelo.

Contrariamente alle opinioni più diffuse l’atonia della sua nuda registrazione, l’inespressività glaciale, la revoca di ogni ulteriore connotazione, lungi per me dal significare la flagranza dell’autore, scarsa partecipazione emotiva …assumono in questo contesto l’attitudine più amorevole, lo sguardo più pietoso, la partecipazione più commossa che sia consentita ad un’ umanità perduta con la quale, a dispetto di ogni resistenza, si condivide un medesimo destino, il medesimo scacco cui, deliberatamente, si è sottoposta la scrittura: la sua maniera di essere leale.

grazie davvero

ps: approfitto per rimediare ad una mia imprecisione e segnalare la pagina di presentazione di

Alessandro Broggi


Alessandro Broggi
2009-01-02 19:53:10|di Christian Sinicco

Per quanto mi riguarda, Alessandro, noto un certo distacco rispetto ciò che osservi, estrapoli, descrivi. Forse gioverebbe qualcosa di scattante, che illumini l’attenzione, o un’aderenza di qualcosa forse più sensibile, in cui sia chiaro l’intervento di un soggetto (il lettore può addirittura pensare sia lo stesso autore alle volte, non credo ci sia nulla di male, giusto per scardinare una vecchia ossessione avanguardista, il cosiddetto io tra parentesi). Abbiamo avuto opere molto intense, che non sfruttano solamente la disponibilità dell’informazione a essere disposta, mi viene in mente "Partita" di A. Porta e, se devo consigliare qualcosa di recente, "Odessa" di E. Martinet.
Certo, ci troviamo di fronte a romanzi, ma non credo l’ottica possa dirsi così diversa; credo che a fare la differenza di qualità sia il far abitare l’architettura, oltre che renderla eseguibile dal geometra (lo stesso varrebbe per un’architettura fatta di elementi estrapolati da altri contesti, chiamale informazioni); mi rendo conto ci sia anche il problema opposto, cioè l’evitare i "cliché" o rifunzionalizzare - il rifunzionalizzare modelli non è il tuo caso (vedi l’incipit del gasometro ventroniano, che mi pare simile in qualche modo a quello dei sepolcri foscoliani).
Credo siano proprio le poetiche a giocare poi un’altra partita, quella della conoscenza e dello sviluppo della scrittura, ed è interessante notare che alcune annotazioni possano avere a che vedere con la criticità di altre opere per una sorta di comparazione. Anzi ringrazio Maria che ha rispolverato questo materiale, producendo ottima comunicazione.


Alessandro Broggi
2009-01-02 15:02:29|di Alessandro Broggi

Caro Christian,

con quella formulazione, intendevo un maggiore interesse verso il côtè “civile” della ricerca piuttosto che verso quello “lirico” (nella pur fragilità e reale problematicità di questo schematismo; non a caso, ai destini della poesia lirica nel XXI secolo abbiamo dedicato – con Italo Testa e Stefano Salvi – l’ultima, necessariamente articolata e ponderosa, inchiesta dell’Ulisse: http://www.lietocolle.info/upload/u...).

Sui nomi che citi: Sara, Luigi e Dome sono tre dei più interessanti poeti italiani la cui opera abbia anche una felice, nuova e consapevole inclinazione alla performatività; Federico è uno dei “lirici” più interessanti e originali della nostra generazione; mentre di Giannetti, e me ne scuso, non ho ancora avuto modo di leggere nulla.

Non avevo perciò alcun target polemico particolare: mi piace guardare alla “ricchezza di diversità” della poesia italiana contemporanea, dentro e fuori la nostra generazione, a partire da un confronto di progetti e opere più o meno riuscite, nel dialogo e senza alcuna visione antagonistica o rivalitaria.

Quali strategie per conseguire un’opera “politicamente non marginale”?
Per quanto mi riguarda - principalmente ma non solo - il metariuso critico e l’interpolazione (tendenzialmente, ma non sempre, in chiave ironica) di discorsi, testi, strategie e spartiti dei mondi della comunicazione, in direzione ove possibile della messa a nudo/messa in scacco degli abiti, delle narrazioni e delle cornici politiche e culturali di appartenenza, e di alcuni loro presupposti inindagati.

Ma, com’è noto, non si è mai i propri migliori esegeti, né vorrei qui forzare la lettura delle prose di Piano personale alla verifica della loro adaequatio a un rigido riduzionismo di poetica – se funzionano, funzionano naturalmente come testi finali, e come testi finali aperti (all’interpretazione), indipendentemente da ogni autoscopia autorale; preferirei insomma, in ultima analisi e più in generale, che fosse l’opera a darti risposta.


Commenti precedenti:
1 | 2

Commenta questo articolo


moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Un messaggio, un commento?
  • (Per creare dei paragrafi indipendenti, lasciare fra loro delle righe vuote.)

Chi sei? (opzionale)