Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

pubblicato martedì 19 novembre 2013
Blare Out presenta: Andata e Ritorno Festival Invernale di Musica digitale e Poesia orale Galleria A plus A Centro Espositivo Sloveno (...)
pubblicato domenica 14 luglio 2013
Siamo a maggio. È primavera, la stagione del risveglio. Un perfetto scrittore progressista del XXI secolo lancia le sue sfide. La prima è che la (...)
pubblicato domenica 14 luglio 2013
Io Boris l’ho conosciuto di sfuggita, giusto il tempo di un caffè, ad una Lucca Comics & Games di qualche anno fa. Non che non lo conoscessi (...)
 
Home page > e-Zine > Alessandro Giammei: DICO IO DI NOI CHE SIAMO VIVI OGGI

Alessandro Giammei: DICO IO DI NOI CHE SIAMO VIVI OGGI

“Figli degli anni 80”, n. I - di Valerio Cuccaroni

Articolo postato giovedì 17 giugno 2010

Con la silloge Dico io di noi che siamo vivi oggi di Alessandro Giammei vorrei inaugurare la collana elettronica “Figli degli anni 80”.
La collana sarà dedicata ai poeti nati nel decennio della mutazione, allattati dai seni elettronici delle televisioni commerciali, cresciuti dentro Mediatrix. Ascoltare le loro voci sarà un’operazione a cuore aperto. Gli esemplari di versificatori che appartengono a questa mutante categoria generazionale e vogliono proporsi per l’osservazione autoptica possono inviare le loro composizioni a valerio.cuccaroni@argonline.it


Alessandro Giammei è nato a Roma nel 1988. Triennalista in italianistica, è laureando magistrale in letteratura contemporanea a La Sapienza. Collabora con «La Rassegna della letteratura Italiana», con «Argo» e valuta romanzi inediti per l’agenzia letteraria Kalama. Nel 2008 è uscito per Aìsara il suo esordio poetico, Diramarsi.


Se ci si incontra si sta
– ma accade così di rado –
soli-in-compagnìa, prossimi
come soli di galassie
a distanze siderali
(se si è a piedi). Gli anni luce
ci raggiungeranno poi;

per ora ho sonno, tu hai sonno, e
calzeremo un trentacinque
a dire tanto. Io, tu.
– di noi non dico, giacché
per questi nostri anni senza
luce: ognuno di noi è un noi,
insieme non siamo nulla.


*

DICO IO DI NOI CHE SIAMO VIVI OGGI.

*

0.
I rami tesi alla finestra chiusa.
Non apro. Sto desto, resto – la testa
appesa – ad ascoltarmi funzionare.
Esisto (così rumorosamente).
Il cigolio dei gangheri mi inquieta.
Resisto, desossiribonucleico,
alle circostanze, in una stanzetta.
Occupare uno spazio mi imbarazza.

*

1.
Dondoliamo indecisi e imbarazzanti
come denti da latte a dodicianni
cantilenando mentalmente tutto
per non lasciarci scordare, incerti
in cerca di promesse disattese
incinti d’aria fresca e doti a perdere.
Penduli, oscilliamo da spalle altrui
come cravatte di marca, graziosi
e intercambiabili, messi e dimessi
vivendo una stagione. La vergogna
si vince facile se si ha bisogno,
e il bisogno si insegna se non lo si ha.
Precarietà.

2.
Siamo figlioli posati sui prati
da mani smemorate. Riposiamo
come fogliole arrossite d’autunno.
Sembra un campo di fragole per sempre.
I draghi ci sorvolano, adagiati
come siamo sopra letti d’alloro
poeti maialetti da infornare
a prendere aria come i materassi.
Siamo nati sgominati, venuti
già sdraiati ad abitare, fetali,
le calme. Siamo i giovani caduti.
Conto le foglie dei trifogli e penso,
chi ci raccoglierà se più nessuno
c’è, che è rimasto in piedi? Temo il vento.

3.
Corde da cappio appese tra i palazzi
sulle ciglia degli stop, e – oscillanti
semafori sospesi sempre gialli,
come pendagli a pesargli nel mezzo.
Sopra alle mezze aste delle bandiere
lungo le dita aspre dei municipi
si mettono in fila i passeri grassi,
a queste eterne nozze senza sposi,
convolati. (La piazza è desolante).
Attendono attenti, irti come setole
il pane dello schiavo, o le sue briciole

4.
In periferia l’aria suona i fili
del telefono, sospesi tra i tralicci
come fossero chitarre elettriche.
Gli spray producono cieli di lacca.
C’è un vento magnetico lungo le arpe
di cavi ronzanti ad alta tensione
e se i bambini fossero giganti
le suonerebbero senza le scarpe.
Le onde della radio non si sentono,
le sonde dentro casa, i televoti
ci fanno vincere in percentuale.
Siamo tutti cablati, manca solo
il detonatore. Aspettiamo inesplosi
come ogni buona centrale nucleare.

5.
Di queste nostre forme adolescenti
dai gusci disciolti, scomposte e comiche,
frastagliate e friabili se segui
le linee di frontiera dubitose,
se saggi i margini argillosi e incerti,
rimarrà, forse, un ologramma atomico.
Già ci immagino, rosi e desolati
ad abitare le deformazioni
di quelli che saranno templi sfatti
e tempi arsi a misurarsi a distanza
precisi, vagando di stanza in stanza
per le dimore del disfacimento.
Traslocheremo dentro le memorie,
di pacco in pacco porteremo tutto
negli antri sfitti dell’adultità.
Sarò con te quando verranno a prenderci
ci troveranno decomposti e allegri

2 commenti a questo articolo

Alessandro Giammei: DICO IO DI NOI CHE SIAMO VIVI OGGI
2011-01-19 13:42:44|di Monsieur Arouet

In sostanza, sono d’accordo con Stefano Tonietto che alla domanda

“Ma lei ce l’ha anche col verso libero, del quale s’è abusato nell’ultimo secolo. Ha in mente qualche poeta sopravvalutato?”

risponde

«Mi dispiace dirlo, perché è morto da poco: Edoardo Sanguineti. Essendo di sinistra, per la sua ideologia avrebbe dovuto comunicare alle masse. Invece è stato elitario al massimo. Al pari di Ezra Pound che si esprimeva in ideogrammi cinesi. Poeti che sembrano dirti: caro lettore, di te non m’importa nulla».

Con tanti saluti al post-surrelismo di tanti sedicenti scrittori e poeti che infestano la nostra letteratura contemporanea, che non riesce ancora a risolevvarsi dalla sua decadenza. In questo caso specifico non c’è il versoliberismo, sostituito da endecasillabi irregolari, ma il discorso, dato il tipo di espressione, rimane invariato.


Alessandro Giammei: DICO IO DI NOI CHE SIAMO VIVI OGGI
2010-06-29 11:45:58|di sj

segnaliamo nel caro Carovani un altro "Figlio degli anni ’80": http://www.absolutepoetry.org/Enric...


Commenta questo articolo


Un messaggio, un commento?
  • (Per creare dei paragrafi indipendenti, lasciare fra loro delle righe vuote.)

Chi sei? (opzionale)