Absolute Poetry 2.0
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Alfred LICHTENSTEIN: 6 testi

(poesia straniera - numero VI)

Articolo postato martedì 11 marzo 2008
da Luigi Nacci

Alfred Lichtenstein nacque il 23 agosto 1889 a Berlino da una agiata famiglia di commercianti ebrei. Negli anni del ginnasio strinse amicizia con Kurt Lubasch (il quale nel 1919 avrebbe curato l’edizione postuma delle sue opere). Nel settembre 1910 "Der Sturm" cominciò a pubblicare i suoi schizzi; subito dopo le sue brevi composizioni di prosa e poesia apparvero anche su altre riviste, "Pan", "Simplicissimus" e "Die Aktion". Dopo essersi laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e aver svolto un anno di servizio militare, l’8 agosto 1914 fu chiamato al fronte, dove morì poco dopo, il 25 settembre.

I testi qui presentati sono tratti dal volume Storie di Kuno Kohn. Racconti e poesie, a cura di Ida Porena, Adelphi, 1984 (I edizione Italiana 1970).

***

post precedenti:
I - János Pilinszky (Ungheria)
II - Viktor Kubati (Albania)
III - Slavko Mihalić (Croazia)
IV - Mircea Dinescu (Romania)
V - Rade Šerbedžija (Croazia)


Canzone comica

Odio le finezze incolori
Dell’intellettualità nevrotica.
Amo le variopinte rozzezze
Della natura spudorata e nuda.

Amo le sacche rigonfie
Sotto gli occhi orlati di rosso.
Amo le figure grassocce
Delle puttane agghindate.

Amo i poeti gibbosi
Che guardano storto per terra.
Amo i corpi-pallone
Delle incinte con le doglie.

Amo i ragazzi dagli occhi annebbiati,
Ubriachi, bestiali, quando
Urlano rochi al crepuscolo
Nella luce che quasi si perde.

Amo gli atleti robusti
Col sedere da cane bulldog.
Amo chi bestemmia, non prega
E anch’io sono forse un po’ rude.

Amo il peccato atroce
Quanto il bambino innocente,
Perché in fondo anche noi siamo solo
Dei ciechi, sciagurati imbecilli.

*

Il crepuscolo

Un grasso ragazzotto gioca con lo stagno.
Il vento si è impigliato in una pianta.
Il cielo sembra deperito e smorto,
Come se avesse perso il suo belletto.

Su lunghe grucce, sbilenchi e tutti curvi,
Chiacchierando due storpi si trascinano sul campo.
Un poeta biondo forse finirà per impazzire.
Un cavallino inciampa in una dama.

Un grassone sta attaccato a una finestra.
Un giovane si cerca una morbida compagna.
Un grigio clown si infila gli stivali.
Grida una carrozzina e cani imprecano.

*

Il concerto

Le sedie nude stanno in ascolto
Sinistre e mute, quasi minacciose.
Poche sono coperte da qualcuno.

Una sigaretta sfoglia spesso un libro.
E un tale cerca e trova un fazzoletto.
E gli stivali sono tutti sporchi.

Un vecchio russa con la bocca aperta.
Un ragazzetto guarda una ragazza.
Un bambino stuzzica un bottone.

Dondolando si agita sul podio
Un corpo davanti a uno strumento serio.
Da un colletto spunta una testa lucida.

Strilla. E si spacca.

*

Nebbia

Una nebbia ha distrutto così morbidamente il mondo.
Alberi esangui si disfanno in fumo.
Galleggiano ombre dove senti grida.
Insetti ardenti dispaiono in un soffio.

Mosche prigioniere sono i fanali a gas.
E vacillano tutti come per fuggire.
Ma in agguato riluce, alta e lontana,
La luna velenosa, il grasso ragno-nebbia.

Ma noi, scellerati, buoni solo per morire,
Calpestiamo stridendo questo sfarzo tetro,
E muti conficchiamo gli occhi bianchi e miserandi
Come spiedi nella notte gonfia.

*

Villeggiatura

Il cielo è una medusa azzurra,
E intorno campi, verdi collinette –
Mondo sereno, immensa trappola per topi,
potessi sfuggirti alfine… Oh, avessi le ali –

Si gioca a dadi. Si beve. Si ciarla di politica.
Ognuno apre compiaciuto il becco.
La terra è un grasso arrosto domenicale,
Bene intinto nella dolce salsa del sole.

Venisse un vento… sbranasse con unghie d’acciaio
Il mondo delicato. Mi divertirebbe.
Venisse un uragano… dovrebbe fare a pezzi
Questo bel cielo azzurro, eterno.

*

Notte di pioggia

Il giorno è andato. Il cielo è affogato.
Qua e là mozziconi di luce sminuzzata,
Perle false, scoprono un po’ di strada,
Qualche ammasso di case.

Il resto è tutto marcio e divorato
Da nebbia nera che si abbatte
Come un muro, fradicia. E la pioggia premendo
È maceria che si sgretola – più fitta – più grigia –

Quasi che tutto quel buio infetto
Ad ogni istante stesse per crollare.
Strana pianta sommersa,
Vedi un’auto luccicare giù nel fango.

Le puttane più vecchie escono strisciando
Da umide ombre – rospi intisichiti.
Là ne sguscia una. Laggiù un’ombra viene pugnalata.
L’acquazzone finirà per sterminare tutto…

Ma tu questa desolazione l’attraversi.
L’abito ti pesa. Hai le scarpe zuppe.
Il tuo occhio è pazzo di avidità e di grida.
È questo che ti incalza – e non trovi pace:

Forse tra fiamme oscure apparirà
Il demonio in forma di maiale.
Forse accadrà qualcosa
Di orrendamente idiota, brutale, infame.

4 commenti a questo articolo

Alfred LICHTENSTEIN: 6 testi
2008-03-15 00:56:46|di molesini

Vero, Luigi, è un espressionismo. Vedi come scrivo le poesie? Vado in cerca di venti parole quando da qualche parte ne esiste una che le comprende tutte.


Alfred LICHTENSTEIN: 6 testi
2008-03-14 18:00:58|

Hai ragione Silvia (aggiungerei al tuo elenco "un lucido espressionismo"). Ahinoi... un autore completamente dimenticato!

Luigi


Alfred LICHTENSTEIN: 6 testi
2008-03-14 01:36:45|di molesini

Un descrittivismo illuminato, ottima la musica e sfolgoranti soluzioni finali.


Alfred LICHTENSTEIN: 6 testi
2008-03-11 11:35:00|di luigi

Su YOUTUBE: Punkt

*

Punto

Strade caotiche scorrono in fiamme

Per la testa spenta. E mi fanno male.

Sento chiaramente che presto sparirò -

Spine della mia carne non pungete così.

La notte ammuffisce. La luce velenosa dei lampioni

Strisciando l’ha imbrattata di verde.

Il cuore è un sacco. Il sangue gela.

Il mondo si rovescia. Gli occhi sprofondano.


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