di Giacomo Verde
Il video-cellulare crea una nuova dimensione della ripresa video: l’immagine quotidiana e personale diventa facilmente documentabile e condivisibile svelando in maniera evidente quello che dovremmo sapere da sempre:il personale è solo un aspetto del collettivo.
Ma per cogliere il valore condivisibile di quello che potrebbe essere una semplice ripresa personale risulta necessario dichiararlo. Così arriva la parola a dare titolo, contesto, indicazione di lettura e svelamento. Meglio ancora se è una parola che suona come "poetica" e che quindi apre a diverse possibilità di lettura. Una "parola" che dà senso alla sequenza video che allo stesso tempo l’ha generata e resa necessaria. Un incontro tra video-cellulare e testo scritto che ne riconfiguri le reciproche necessità: questo è l’intento del progetto Poetry Video Cell.
Un video al mese cercherà di seguire questa traccia.
Giacomo Verde si occupa di teatro e arti visive dagli anni 70. Dagli anni 80 realizza oper’azioni collegate all’utilizzo creativo di tecnologia "povera": videoarte, tecno-performances, spettacoli teatrali, installazioni, laboratori didattici. E’ l’inventore del "tele-racconto" - tecnica utilizzata anche per video-fondali-live in concerti e recital di poesia. E’ tra i primi italiani a realizzare opere di arte interattiva e net-art. Ha collaborato con diverse formazioni artistiche come autore, attore, performer, musicista, video-scenografo o regista. Riflettere sperimentando ludicamente sulle mutazioni “tecno-antropo-logiche” in atto e creare connessioni tra i diversi generi artistici e’ la sua costante.
Ha recentemente pubblicato "ARTIVISMO TECNOLOGICO. Scritti e interviste su arte, politica, teatro e tecnologie". Prefazione di Antonio Caronia. Edizioni BFS, Pisa.
di Cecilia Bello Minciacchi,
Paolo Giovannetti,
Massimilano Manganelli,
Marianna Marrucci
e Fabio Zinelli
di Yolanda Castaño
di Domenico Ingenito & Fatima Sai
di Maria Teresa Carbone & Franca Rovigatti
a cura di Massimo Rizzante e Lello Voce
Un lampo attira l’attenzione. Qualcuno sta lavorando sui binari della
stazione. E’ notte piena. Pochissimi treni e viaggiatori. Mi avvicino
per capire. Due operai. Un maestro saldatore marocchino con un
assistente napoletano saldano i binari del treno. Un altoforno in
miniatura fonde il metallo necessario ad unire le due travi in
acciaio. Siamo a Pisa e loro vengono da lontano. Prenderanno un treno
anche per tornare a casa...
Poi mi viene in mente che tutte le ferrovie del mondo sono state fatte
da stranieri, viaggiavano lontano per lavorare, costruivano le strade
ferrate per altri viaggiatori... ma anche per il loro ritorno.
alle rotaie lavorano stranieri
stranieri da sempre in ogni terra
saldano la notte fondono metallo
con luce accecante e voglia di casa
con luce accecante e voglia di casa
saldano la notte fondono metallo
stranieri da sempre in ogni terra
stranieri lavorano alle rotaie
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