Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

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Ana María Rodas

poeta guatemalteca

Articolo postato lunedì 26 marzo 2007
da Maria Valente

Ana María Rodas

Poeta guatemalteca, nata nel 1937, la sua prima pubblicazione scomoda avvenne nel 1973 con Poemas de la izquierda erótica , prosegue nel 1975 con Cuatro esquinas del juego de una muneca, nel 1984 pubblica El fin de los mitos y los suenos e nel 1993 La insurrección de Mariana, che “segue ad un decennio di silenzio, decennio di orrori, di sequestri e sparizioni, in cui agli intellettuali, come ella afferma nel prologo, si presentavano tre opzioni ugualmente spaventose: encierro, entierro o destierro (reclusione, sepoltura o esilio)”. *
L’ultimo libro ancora inedito Esta nuda playa, in preparazione un libro sulle donne del Guatemala Palabras de mujer. Svolge attività di giornalista e docente presso l’Università di Rafael Landívar e Francisco Marroquín. Ha partecipato alle lotte per i diritti umani e civili in un Guatemala, oggi formalmente democratico, ma dove la violenza, specie sulle donne, è ancora retaggio del passato. Figura letteraria di prestigio per il Centro America, caposcuola di poesia civile ed impegnata che ha vinto la sua battaglia per l’emancipazione. Tradotta in tedesco e, di recente, in italiano, a cura di Carla Perugini, docente di Letteratura Spagnola presso l’Università degli Studi di Salerno, nella raccolta Poesie della sinistra erotica e altri versi con testo originale a fronte per la

Palomar Edizioni

per la cui gentile concessione, trascrivo una piccola selezione di testi tratti da
Poemas de la izquierda erótica
Poesie della sinistra erotica


36

Ti amo
tu sei il mio popolo.

Ma hai nelle mani una mitraglia
e nei tuoi occhi oscuri poliziotti
Non c’è
comunicazione fra il mio amore
e la tua violenza


26

Mestiere di poeta.
Meno male.
Così, invece di castigarmi a caso
con il passato
e di piangere da sola
posso sedermi di fronte a una macchina grigia
come l’ambiente
muovere rapida le dita
e dire che è tutto una merda.

32

Grande artefice: ti ammiro.
Pare impossibile
che da tante centinaia di cadaveri
ricavi il filo
per tessere la tua brillante trama della vita.

43

Uomini: esseri pensanti
metà cosa, metà verme
a sguazzare
in tappeti di liquido o di fumo.

- per strada un cane morto
mostra gli intestini.
Più autentico
Del nodo di cani infangati
che s’azzuffa
per una femmina in calore –

La nausea, gli sbadigli, lo stupido riso
gli occhi alienati.
Sul tavolo
dodici o diciotto Playboys
(il letterario va bene)

Nascosto, subclinica,
l’animale si trascina per terra.

Esistono varie caste:
quelli che mangiano la merda
e quelli che cacano.
E alcuni come me,
paria produttori di niente,
animale che si nasconde con le zampe
e il sangue e la bava
e il veleno tra i denti
con parole.


37

tu, paese alienato,
non meriti la pena
che sprechi munizioni, né il mio sogno
si farà mai realtà entro le tue frontiere.

Me ne vado in esilio, dittatore,
prima di finire come pozza di sangue
su una qualsiasi strada tua di carta.


38

Lo so
Non sarò mai altro che una
guerrigliera dell’amore.
Sto messa un po’ così
come alla sinistra erotica.
Scagliando munizioni
contro il sistema.
Perdendo forza e tempo
a predicare un vangelo superato.

Andrò a finire come quell’altro pazzo
che rimase
steso sulla Sierra.

Ma visto che la mia lotta
non è politica che serva ai maschi
mai pubblicheranno il mio diario
né costruiranno un consumismo popolare
di manifesti
e drappi con le mie fotografie.

12

Guarda:
con queste mani giocavo con le bambole
e gioco a far la donna.
Le uso per mangiare o denudarmi.

Per stringerti
con passione e tenerezza
i testicoli
-due mondi di mistero-
i tuoi peli e il tuo silenzio.

Ma me ne servo pure
per cavarti gli occhi
per straziare la tua carn
e e procurarti profonde cicatrici
nel cervello.


da Cuatro esquinas del juego de una muneca
(Quattro angoli del gioco di una bambola)


1

Padri Creatori di ogni illusione vivente,
agonizzando fra i canoni che voialtri inventaste
e l’umano
scelse mio padre, padre di carne e ossa
di evadere dal Vostro Regno allucinante
in dieci anni di angoscia e alcol.
E qualche tempo dopo
colei che mi partorì all’alba
ingoiò una compressa dall’odore di mandorla.
Io sono quel che resta di questo paio di cadaveri reali
di quella coppia
che trovò l’uscita
per sfuggire alle zannate di quei cani
che voi ammaestrate.
Ma io non muoio la morte che avete decretato
ai disubbidienti
né vivrò l’inganno di annichilirmi per essere qualcuno.
Mi hanno già tanto morso i vostri cani
che ho smesso di temerli.
Vivrò la mia vita semplice fuori del Vostro Mondo.

Da ‘La mia malagrazia
in La insurrección de Mariana

Mi spiace, i miei movimenti sono goffi
nessuno è riuscito a legarmi a una sbarra:
Prima posizione
Grand Battiment!
Su con la gamba!
La schiena, in asse con la gamba, che pende!

(e il cervello?)

Sono goffi, pesanti, i miei liberi movimenti.


*dalla prefazione a cura di Carla Perugini.


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