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Home page > e-Zine > Annusando certe crepe dell’estate di Fabrizio Pittalis

Annusando certe crepe dell’estate di Fabrizio Pittalis

del genio sardo

Articolo postato lunedì 10 settembre 2007

Non fu fuoco sulla faccia

forse solo terra dura

crivellata

sotto il peso della vita

dell’ “Avanti!” dell’erbetta…

Dolci visi angeli morti

grossi rospi intermittenti

mai del tutto seppelliti tra i tendaggi

— tutto un mondo in piccoli particolari —

costole di cani

infiniti lunghi spettri

luminosi di corolle e fiori informi

incagliati per scurire i tuoi ricordi grano e luce in un colore.

(le due cose stanno sempre insieme)

...

Per aria al mercato…

Un inferno di grucce e stoffe…

Fruttivendoli poco commossi per il calore dei pomodori…

Passeggiavi…

E sfocava l’avvinghiarsi sessuato delle voci

pietre grosse troppo leste a sbriciolarsi

se il tuo dito se n’andava alla ricerca di qualcosa che piacesse

se s’apriva luminoso il paradiso in un momento principale

e saltava

luccicante

subitanea si squarciava la città.

...

Tutt’ignari dei pericoli i volatili ci sembrarono i più vivi

voli viola a capofitto scuri

volteggiando

negli sforzi delle nuvole e nel sole

e col fuoco del fornello dopo acceso azzurro in quel bel giorno

facevamo le scarpette lungo i fondi delle pentole

dimenticando tutti calce viva e piedi sporchi

l’altrui colore sempre più lucente

denti bianchi sani e forti

e un’altra nota non poco importante

il nostro essere incantata inconsapevolezza

il nostro buon funzionamento umano.

...

Dovette piovere molto sul clima indorato di quei giorni

ci muovemmo mosche negli occhi

fessi

caldi dentro ad illuminazioni e soli assenti

decapitati nelle intenzioni delle luci

e alcuni giacevano morti

e un morto canticchiava fra sé e sé.

Non si capiva il vespro

l’accecarsi nella luce attonita

il nero invadente sotto gli ombrelli nel sapore dorato dei corpi

dei sogni rubati ad immaginazione dalle menti degli altri

non s’avvertiva che poco quel sale sugli occhi

la vaga sensazione erotica

di madri felici cullando cullando fagotti di figli inesistenti

ma a noi la materialità non importava

la luce falsa

profeti indossammo del tutto anche noi i nostri occhiali fumé

e ancora nel sole altri corpi

cumuli di mani nel sudore nudo dei petti

agnizioni squarciate di brevi momenti percossi

i figli dei figli dei figli giocavano ai morti

e un cane canticchiava fra sé e sé.

...

Moriva

da lontano

l’abc sulle lavagne sporche…

Nient’altro che improbabili insettini piccoli

obbligati dall’invidia dei palazzi

perdemmo in pochi giorni il nostro onore

tra i giochi dei quattro cantoni.

Furono grandi risate come tagliole accecanti

e non ci impressionarono i cazzi puzzolenti dei soldati

le nostre donne bionde di menzogne e pastarelle

in ogni via il trionfo della gioventù splendente

un peso perdifiato come d’allitterazioni collettive

e se n’andava via la grigia marcia eterna

l’esercito raggiante di uomini stracciati nella polvere

così innescammo ancora e quindi l’emozioni nostre

incinte di coriandoli e bombette.

Scontato un mio compare riteneva fossero soltanto favole

e seguitava a noia l’infinito delle trame e le sue ciarle

e a noi non importava niente

e alcuni giacevano morti

e un morto canticchiava fra sé e sé.

Fabrizio Pittalis, da fabriziopittalis.splinder.com

1 commenti a questo articolo

Annusando certe crepe dell’estate di Fabrizio Pittalis
2007-09-11 01:32:37|di Molesini

Subito!
Ehm. Ho provato ad aggiungere il file audio mp3 ma non me l’ha preso. Potete individuarlo qui, secondo me non è letta male, trascina.


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