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Antonio Turolo: Corruptio Optimi Pessima
Intervista

di Marco Simonelli

Articolo postato giovedì 9 settembre 2010

MS: I panni sporchi
si lavano in famiglia.
La mia poesia invece
è una lavanderia.

E’ un testo tratto dalla tua prima raccolta, Le parole contate, uscita nel Sesto Quaderno di Poesia Contemporanea (Milano, Marcos y Marco, 1998). Dopo aver letto Corruptio optimi pessima (Portogruaro, nuova dimensione, 2007) credo che in questa poesia vi sia una sorta di dichiarazione di poetica. Se dovessi, di primo acchito, descrivere la tua scrittura probabilmente non esiterei a parlare di una sorta di confessional tutto italiano: un romanzo di formazione in presa diretta che si fonde con la tua storia familiare. Come e perché nasce questa poesia/lavanderia?


AT: Certamente le due raccolte che ho messo insieme sono dominate da un’istanza di confessione autobiografica, da cui fino a questo momento non ho saputo né voluto uscire.
Posso dirti che, dopo le poesie del liceo che tutti abbiamo scritto, magari imitando Montale o qualcuno del genere, c’è stato per me un silenzio creativo di una quindicina di anni.
E poi all’improvviso una specie di geyser emotivo mi ha spinto a scrivere di ciò che per me era più importante: la mia storia familiare.
Credo che il meccanismo del geyser abbia a che vedere anche con la brevità dei testi: finora non mi è mai capitato di progettare in anticipo una poesia.


MS: Tuttavia la tua scrittura sembra evitare qualsiasi forma cosiddetta "lirica": sono testi appuntiti, di una precisione che affonda direttamente nell’esperienza, quasi ad affettarla e a servirla sulla pagina agli occhi del lettore che alle volte, a lettura ultimata, può sentirsi una specie di voyeur. Quali sono gli effetti di una pratica di scrittura che ti mette così a nudo?


AT: Posso dirti che nel mio caso non credo assolutamente nella scrittura come terapia psicologica. Anzi, ho avuto qualche volta l’idea di sviluppare in prosa gli stessi ricordi familiari di cui parlo in poesia, ma penso che ciò mi avrebbe fatto stare male. Proprio, insisto, per la "durata" della scrittura: cioè il pensiero di passare settimane o mesi a ruminare su episodi spesso drammatici del mio passato mi è parso quasi pericoloso per il mio benessere psichico. Del resto la mia memoria quando scrivo seleziona quei determinati ricordi, e non altri. Se a qualcuno potesse interessare, la mia vita emotiva e anche quella quotidiana non sono così negative.
Quanto ai lettori anonimi non mi imbarazza che leggano fatti molto personali di me. Al massimo, ho provato un po’ di difficltà in un paio di letture pubbliche qui in zona, di fronte a persone che conoscevo.
Infine, ho ricevuto anche qualche critica, peraltro benevola e pertinente, riguardo ai miei testi, che suonava più o meno così: "Troppa urgenza autobiografica."


MS: Una scrittura quindi non catartica e tuttavia autobiografica: qualcuno, a questo punto, potrebbe parlare di mero esibizionismo. Non ne ho vista traccia, però, nel tuo libro, anzi: mi sembra che alla base vi sia una considerazione esistenziale molto profonda che suggerisci al lettore tramite il titolo Corruptio optimi pessima, una frase di San Gregorio Magno che potremmo tradurre, più o meno, con "Ciò che era ottimo, una volta corrotto, è pessimo". Cos’era ottimo? Qual’è stato il processo di corruzione?

AT: Mi dispiacerebbe che qualcuno pensasse che i sentimenti mostrati senza pudore nella raccolta fossero coltivati appositamente, questo sì.
Il titolo ambirebbe ad una pluralità di significati: intanto si riferisce più alle persone (cominciando da me stesso, dal carattere di un introverso che in certi casi può rovesciarsi nel suo opposto, come quando esplode una pentola a pressione). Poi è vero che il titolo allude sostanzialmente ad un’ambivalenza, parola che mi piace molto, a un rapporto di amore/odio con molto di ciò che mi riguarda: prendi la città in cui ho sempre vissuto, Treviso, insostituibile nei miei ricordi, ma al tempo stesso claustrofobica e ossessionante; come pure l’educazione cattolica, con la quale ho un rapporto psicologicamente molto intricato. Oppure, anche se il tema è marginale, la "carriera universitaria", espressione che tanti anni fa usavo in senso neutro, mentre adesso mi suscita una forte irritazione, avendone sperimentato in negativo il lato mafioso-corporativo.
Infine, mi chiedo se ci sia un’ambivalenza anche nell’affetto verso le due persone con cui sono cresciuto, e che non ci sono più [mia madre e mia zia], e che occupano il centro tematico del libro. Ma qui io stesso sono recalcitrante a rispondere.

5 commenti a questo articolo

Antonio Turolo: Corruptio Optimi Pessima
Intervista

2012-09-19 16:34:18|di cin ciun cian

fa schifo.. è gaaaaaayyyy
e si fa le pippe


Antonio Turolo: Corruptio Optimi Pessima
Intervista

2012-09-19 16:33:44|

fa schifo.. è gaaaaaayyyy


Antonio Turolo: Corruptio Optimi Pessima
Intervista

2010-11-18 14:34:28|

bello bello bello me lo hanno regalato e mi è piaciuto molto! leggetelo...compratelo...merita
raffaella


Antonio Turolo: Corruptio Optimi Pessima
Intervista

2010-11-18 14:33:44|

bello bello bello me lo hanno regalato e mi è piaciuto molto! leggetelo...compratelo...merita
raffaella


Antonio Turolo: Corruptio Optimi Pessima
Intervista

2010-09-11 13:10:15|di Luca Baldoni

Grazie a Marco per aver segnalato un poeta di indubbio valore che ho scoperto di recente nel contesto della mia ricerca/antologia sulla poesia a tematica gay. "Corruptio optimi pessima" è una raccolta notevole, in cui l’autobiografismo (anche psicologico) unito alla limpidezza - a tratti ingenuità - del dettato mi hanno ricordato molto Saba. Il quale è presente a mio avviso anche a livello di macrostruttura, essendo il libro di Turolo non una raccolta di poesia sciolte ma una narrazione autobiografica coesa.
Per quanto riguarda l’autobiografismo, non temano i lettori di trovarsi di fronte a una raccolta solipsistica. Perché da un lato gli eventi e umori familiari collidono con i fatti del mondo esterno, come nella splendida poesia "Viziacci" in cui la madre reagisce alla notizia della morte di Pasolini appresa dal telegiornale. Ma soprattutto perché, oltre alla storia personale dell’io poetico, emerge con preponderanza l’ambiente in cui egli cresce, quel nord-est che tanto spesso figura nelle cronache socio-politche del nostro paese, e che Turolo disseziona mostrandone tutta l’ipocrisia, il perbenismo, il desiderio represso, quasi invidia, nei confronti degli "irregolari", figure minacciose ma anche cariche di una vitalità sconosciuta ai buoni borghesi in villetta; perfetto e tagliente, a questo proposito, il testo "Treviso 4" che termina con questi versi:

In ogni bravo trevigiano onesto
famiglia legge fedina pulita
cova un segreto desiderio per
le porcate dei gay gli imbrogli dei terroni
l’anarchico piacere del drogato
che a tutto antepone il godimento
e per la loro
SELVAGGIA LIBERTA’.

Comprate il libro perché è a mio parere uno dei più belli e intensi apparsi negli ultimi anni.
Bravo Antonio, sai già quanto apprezzo i tuoi versi!


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