"Lo ferm voler qu’el cor m’intra", considered to be one of the first known sestinas created by the troubadeur Arnaut Daniel. Arnaut Daniel de Riberac (today Arnaut Danièl) was an Occitan troubadour of the 12th century, praised by Dante as "il miglior fabbro" (the best craftsman/creator, literally "the best smith") and called "Grand Master of Love" by Petrarch. In the 20th century he was lauded by Ezra Pound as the greatest poet to have ever lived in his work The Spirit of Romance (1910). Performed by Thomas Binkley.
Thomas Binkley (1932-1995), lutenist and musicologist, began his professional career with the Studio der Fruehen Musik (Early Music Quartet) in Munich, Germany, one of the most influential ensembles ever in the performance of medieval music. His ensemble produced over 50 LP’s devoted to medieval and renaissance music with Electrola, DGG and Telefunken. He contributed articles and reviews to numerous professional journals and collections of essays on topics of performance practice. He held the Edison Award (Amsterdam), the Grand Prix du Disques (Paris), the Deutscher Schallplattenpreis (Baden Baden), and the Dickenson College Arts Award (Pennsylvania). From 1973 to 1977, Binkley taught and performed at the Schola Cantorum Basiliensis in Basel, Switzerland and upon his return to the U.S., he was visiting professor at Stanford University (1977, 1979). He founded the Early Music Institute in 1979 and acted as director until January, 1995. He died on 28 April 1995 of cancer.
La fermezza che in cuor m’entra
non può becco spezzare a me né unghia
d’invido che sparlando perde l’anima:
non l’osando colpir con ramo o verga,
di frode almeno, ove non avrò zio,
godrò gioia in giardino o dentro camera.
Se ripenso a quella camera
dove, a mio danno so, nessuno entra,
ma ognuno m’è più che fratello o zio,
non ho membro non frema, fosse l’unghia,
come fa il bimbo davanti alla verga:
tanto temo non sia a lei presso all’anima.
Presso al corpo, non all’anima,
e mi prendesse di nascosto in camera,
che più mi piaga il cuore che una verga
ch’ora il suo servo dove ell’ è non entra:
sarò di lei come la carne e l’unghia,
e non darò retta ad amico o a zio.
La sorella di mio zio
mai di più amai né tanto, per quest’anima,
che tanto accosto com’è il dito all’unghia
mi vorrei, se volesse, alla sua camera:
mi ha in mano sua l’amore che in cuor m’entra
meglio che un uomo forte esile verga.
Mai dacché la secca verga
fiorì, e a Adamo seguì nipote e zio,
amor puro così, come in cuor m’entra,
non credo fosse in corpo, e meno in anima:
dovunque stia, all’aperto oppure in camera,
non si scosta il mio cuore da lei un’unghia.
Così afferra sé e s’inunghia
in lei il mio cuore come scorza in verga,
che è di gioia palazzo, torre e camera;
meno i parenti amo, fratello e zio,
che ne avrà in Cielo doppia gioia l’anima,
se alcuno mai perché ama bene v’entra.
Arnaldo invia il suo canto d’unghia e zio
che piaccia a lei che di sua verga ha l’anim’a
Suo Desiderio, a cui Pregio entra in camera.
2 commenti a questo articolo
Arnaut Daniel
2010-12-20 23:35:03|di r.b.
stupenda, questa interpretazione. era già da un po’ nei miei preferiti di youtube.
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Arnaut Daniel
2014-10-14 01:26:04|di Vamshi Ranger
nice vidoe and good lyrics jus rocking results time