Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Barbara Pietroni è nata a Roma nel 1971. Le sue poesie sono state pubblicate nelle antologie Poeti di vent’anni, a cura di Mario Santagostini (Stampa, 2000), La nuovissima poesia italiana, a cura di Maurizio Cucchi (Mondadori, 2001); nelle plaquettes Un buio che va (Signum Edizioni d’Arte, 2004) e Tempi gemelli (Il Faggio, 2005), per il quale è stata segnalata al merito nei premi Alfonso Gatto e Lorenzo Montano. Tra un reading poetico e l’altro, trascorre sette anni ad Atene per amore di un uomo e di un paese che fu la culla dei primi poeti. Oggi lavora come ricercatrice iconografica e giornalista praticante nella redazione di "Amica", mensile della Rizzoli, che da ottobre 2007 pubblica ogni mese una sua poesia.
se penso di rimanere dentro a una parete
aspettando che qualcuno senta la mia voce
e non mi lasci sola tra mille muri tutti uguali,
perdo ogni riferimento di luogo e di tempo
cercando d’aprire nello spazio finito un punto di fuga
mentre la mente viaggia senza alcuna prospettiva
salgo scendo scivolo dentro pareti che sembrano
fissate alle coordinate, legate all’invariabile
ma sono forme mobili che fanno pure da difesa
pareti nere a buchi che catturano la luce
per liberarla al proprio interno. È un paradiso-inferno
nell’acqua tiepida delle colonne informi
- lo sguardo fisso al microscopio - resisto
anticipando il vuoto e correggo il colore
che è sempre stato dato alle promesse
il passo del possibile cammina in punta
di piedi formando cerchi concentrici
non allontana mai la geometria
dei corpi dall’entropia dei sogni
estende l’orizzonte del visibile
nei sottoscala dove la vita è tale e quale
Da oggi diventa lecito sperare
vorrei un uomo come te, che t’aggiri leggero
soppesando i respiri di chi vive in silenzio
e guadi le apparenze lentamente senza staccare
nemmeno per un istante i passi bui dall’orizzonte.
È una vetrata limpida quella che a volte vedo
sotto i disagi, le forme complesse o anche banali
di quelli che corrono senza poi fare più ritorno
Se solo fosse possibile estrarsi dai pensieri
che legano il corpo allo spazio ristretto
d’una vita a-sè-inglobata, si capirebbe
perché l’universo è in continua espansione
e se la mia mente
nello spazio breve di un solo istante
dovesse cancellare il confine strutturale
che divide ciò-che-è-da-ciò-che-è-stato
potrei incontrare tutto quello che non è mai nato
Sotto un tavolino vista a mare
cammina, le lunghe vesti nella tana,
un’estensione del mio sentire
che vagabonda vivo mantenendosi nell’ombra
mentre io perdo la speranza di rimanere me
in ogni giorno che piano piano avanza.
siamo nelle bolle d’una’aria appena persa
una folla disunita di falangi si riversa
negli echi striscianti dei corpi in movimento
per cercare di strappare almeno sul finire
quel frammento che non teme il tempo
siamo nelle bolle e la vita passa altrove
mancan le parole
per poter soltanto immaginare
una resa incondizionata e totale
distanza, definita come “spazio
tra due punti irrimediabilmente lontani”
punti: “metri di misura tra distanze”
il tutto moltiplicato per
la sordità di questo ambiente
quando i punti diventano persona, difficilmente
le vie per raggiungerli parlano chiaro
come le cifre nere su bianche delle vetrine infrante
Riuscirò a consolare quelle parti di te
che camminano fisse sui bordi del vento
e poi, sono sicura al di là di ogni evento,
nascerà una nuova specie di misura
che nessuno vede, che nessuno respira
che rimarrà a un soffio dai passi
di chi ti segue e fa da cortina
ci sono punti nel tempo in cui decido
di essere assente anche da quei luoghi
che conducono al niente e confido
che tutto di me non trabocchi dal confine
che circoscrive l’immobile e l’invisibile
ho pensato di non andare più da nessuna parte
non prima d’aver imparato a muovermi sul posto
colmando vuoti d’aria e lacune nel terreno
che danno forma allo spazio di ciascuno
Basterà una leggera rotazione
per entrare in collisione con
la meraviglia dell’essere d’ogni cosa
(2009)
4 commenti a questo articolo
BARBARA PIETRONI: nascerà una nuova specie di misura
2010-09-05 21:32:56|di Giannino
Bene amministratore permettendo, vorrei segnalare a Barbara che oltre alle stampe che mi hai dato, sono arrivato magicamente anche qui, dove (a parte una) le altre sono extra, per ora posso solo dire brava ma mi prenoto per una lunga chiacchiera senza confini. E mentre scrivo questa accompagnato dal suono di un duo violoncello-kora mi domando e ti domando se ascolti musica quando scrivi? Un abbraccio dalla riserva fluviale. Giannino
Mpa
BARBARA PIETRONI: nascerà una nuova specie di misura
2010-02-19 14:05:58|
ti ringrazio molto, Giampaolo :-)
Barbara
BARBARA PIETRONI: nascerà una nuova specie di misura
2009-12-08 15:38:25|di gia
che belle le bolle dell’aria persa.
ritorno a leggere questi versi, è chiaro.
ciao.
Giampaolo
Commenta questo articolo
BARBARA PIETRONI: nascerà una nuova specie di misura
2010-09-16 13:05:32|di Barbara
Alla riserva fluviale più dolce che ci sia (perché in redazione mi porta tante tante caramelle): Giannino, in passato non sono mai riuscita ad ascoltare musica mentre scrivevo, perché era fonte di distrazione (di ispirazione, invece, se le dedicavo uno spazio a sé), ma adesso visto che le mie poesie nascono sul posto di lavoro e che lavoro purtroppo in un open space molto rumoroso, allora mi sono dovuta abituare alla musica di garbage, red hot chili peppers, ecc. (scelta perché piacevole, ma soprattutto perché "assordante" e capace di isolarmi da rumori e conversazioni moleste). Sarebbe bello unire l’utile al dilettevole e ascoltare musica classica, capace allo stesso modo di ispirare, ma non di coprire i rumori molesti... purtroppo.
Aspetto con non-ansia la chiacchierata senza confini...