Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
GRAZIE, EUROPA
Heidegger è esistito.
Al contrario, tutte le notizie sui nostri Dei, fanno ridere.
C’è solo letteratura e poi successivamente buona pittura pagata dalla chiesa e la musica di Bach.
Un’altra volta mi succede lo stesso in questa Italia cattolica appestata di profumo: mi proibiscono di fare la mia performance ACCIDENS.
Perché c’è un astice vivo in scena.
Perché assistiamo all’agonia, ma in un contesto differente dalla pescheria.
Perché un attore, alla fine di 30 minuti di un’opera completa, lo taglia e lo cucina come in tanti ristoranti e lo mangia.
Lo proibiscono i giudici con scarpe di pelle, giudici con borse di pelle, poliziotti con camicie cucite dai bambini dell’Asia e la gente della politica che permette che la televisione sia uno schifo e che nelle strade pubbliche proprio in questo momento un prodotto venga pubblicizzato con un bebè di sei mesi che pensa o sogna di comprare non so cosa.
Di fronte a tanta ipocrisia e violenza ancora esistono edifici chiamati teatri che si offrono alla città come spazi o selve di resistenza poetica in assoluta utopia. Ci sono zone - e persone che popolano queste zone - che fanno tesoro della speranza di condividere giorni e chilometri di libertà. Non si tratta di una finzione della libertà: il fatto teatrale esiste e ogni proposta è una realtà. Parlo di pesanti bombe casalinghe che consegniamo in mano a ciascun individuo del pubblico; alcune scoppiano, altre no, e ciò dipende da ciascun individuo, se decidi di togliere la sicura della bomba e tremi e vivi e osservi come bisogna fare, come il primo uomo e non come una fotocopia umana.
La scorsa notte c’era la polizia nel Teatro i di Milano, dentro. Il pubblico, è rimasto fuori.
Che diavolo ci fa la polizia in un teatro?
Che ci fa il pubblico fuori da un teatro?
Perché il neonato di sei mesi sogna già di comprare un prodotto e la sua foto è su una strada pubblica come pornografia di cattivo gusto e noi dobbiamo cancellare un’azione poetica?
Che c’è dopo di questo?
A te, ti parlo adesso?
Cosa c’è dopo tutto questo?
Sto parlando con te adesso.
Con te.
Ti faccio una domanda semplice, a te: cosa c’è dopo tutto questo?
Il silenzio di ciascuna donna e di ciascun uomo d’Europa è la frequenza brutale, che fa sì che i miei timpani scoppino.
Rodrigo Garcia
Milano, 14.03.07
Cari amici,
sta accadendo un fatto molto grave e molto preoccupante. Il sintomo di un momento di grande crisi culturale del nostro paese. Un fatto che ci riguarda, ma che indirettamente colpisce tutti coloro che lavorano per fare cultura.
In questi giorni stiamo ospitando nel nostro spazio milanese, Teatro i, la performance di Rodrigo Garcia “Accidens-Matar para comer”, un’ospitalità d’eccellenza di cui condividiamo la linea poetica e di cui ci assumiamo la responsabilità. Questo è’ quello che accade nella performance: c’è una persona seduta (l’attore) e un astice appeso a un filo di nylon. L’attore guarda l’astice per un tempo di circa dieci minuti, Lo bagna con dell’acqua. Un microfono a contatto amplifica il rumore provocato dai movimenti dell’astice. Poi l’attore lo prende e lo uccide. Allo scopo di cuocerlo e mangiarlo. Gli taglia le chele, lo apre (il tutto in pochi secondi, NIENTE TORTURA), lo cucina e lo mangia. Mentre lo mangia scorre un testo in video e una canzone cantata da Louis Amstrong. Nel video si vede il mare.
Lo spettacolo è andato in scena a Bologna (I), Prato (I), Volterra (I), Rennes (F), Bayonne (F), Bilbao (E), Santiago De Compostela (E), Barcellona (E), Madrid (E), Montemor O Velho (E).
PURTROPPO A MILANO ACCIDENS NON POTRÀ’ ANDARE IN SCENA.
Lunedì 12 marzo, l’OIPA ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano, ai Carabinieri del NOE, alla Polizia Locale e all’Ufficio del Garante per i diritti degli animali del Comune di Milano chiedendo un intervento urgente atto ad impedire il reato di maltrattamento sugli animali. Infatti per l’OIPA far soffrire e uccidere un astice in uno spettacolo teatrale costituisce reato secondo quanto disposto dagli artt. 544-bis e 544-ter del Codice Penale (introdotti dalla Legge 20 luglio 2004 n. 189). Abbiamo ricevuto una diffida con la quale la Questura di Milano, a seguito di segnalazione del Tribunale di Milano in relazione ad un procedimento penale pendente, ma del quale allo stato non conosciamo gli estremi, ci ha intimato di “non porre in essere la sequenza teatrale concernente l’uccisione in diretta di un animale – astice –“. Pur non conoscendo, allo stato, i motivi e i presupposti del procedimento penale in forza del quale è pervenuta la diffida, riteniamo che non si tenga in considerazione quanto accade realmente nella performance teatrale, né la scelta poetica dell’evento, né la sua forza artistica. Consideriamo quest’atto una censura preventiva che non ci permette di proseguire liberamente nel nostro lavoro.
Lo spettacolo tocca un tema cruciale per la civiltà occidentale. E’ una riflessione sulla vita e sulla morte e in particolare sull’occultamento della morte nella nostra cultura. Noi mangiamo cose già morte e preparate, non uccidiamo per mangiare. Perdiamo quest’esperienza che lasciamo fare ad altri per noi. La stessa cosa che si fa nello spettacolo avviene ogni giorno in tutti i ristoranti, in tutte le cucine, in tutte le pescherie e macellerie. La riflessione sul tema dell’uccisione di un animale diventa metafora dell’uccisione degli esseri umani, assorbita e virtualizzata dai media. Ogni giorno guardiamo in televisione la morte violenta della nostra stessa specie, violenza gratuita, violenza fatta sui nostri simili senza alcuno scopo in questo caso, neppure lo scopo del nostro nutrimento o della nostra sopravvivenza. Ma la realtà televisiva è realtà depotenziata e ancora una volta occultiamo l’esperienza reale della morte.
Ecco… in 30 minuti, rielaborando un accadimento personale legato a un incidente in auto che poteva essergli fatale, Rodrigo Garcia riesce a farci riflettere su tutto questo. La reazione spropositata che si sta verificando non fa che confermare per noi quanto Rodrigo abbia visto giusto nell’elaborazione di quest’opera. Una reazione che svela l’ipocrisia e il fondamentalismo, o forse il provincialismo, che pervadono la nostra cultura. Abbiamo cercato di considerare con lucidità le vere motivazioni di questo fatto, ma non troviamo giustificati i provvedimenti presi a nostro carico. Questa ospitalità per noi non è disgiunta dal progetto culturale che stiamo conducendo. Non è obbligatorio condividere con noi questa scelta e il dissenso è assolutamente legittimo, ma legittima è anche la nostra libertà di espressione come ogni libertà di espressione artistica. Tutto ciò lede il nostro tentativo di continuare a lavorare secondo un preciso intento artistico, culturale, sociale. Abbiamo già la solidarietà di molte persone. L’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi si è espresso pubblicamente a nostro favore. Chiediamo la vostra solidarietà attraverso una raccolta di firme che invieremo ai quotidiani nazionali il prima possibile. Noi lavoreremo perché lo spettacolo vada in scena
grazie
Renzo Martinelli
Teatro i
via Gaudenzio Ferrari, 11
20123 Milano
tel/fax: 02-8323156
e-mail: info@teatroi.org
16 commenti a questo articolo
CENSURA A MILANO
2007-03-27 17:47:27|di Lello Voce
Allora altre poche precisazioni:
che il cannibalismo non sia ’naturale’ è una tua opinione, ma prova a pensare a cosa accade a tanti piccoli di coccodrillo, o agli squali feriti durante un attacco del branco e forse ti verrà qualche dubbio.
l’arte con la morale non ha nulla a che fare, magari con l’etica, ma con la morale certamente no. Poi ha certamente a che fare con la libertà e con i libertini.
il fatto che io odi l’inutile sofferenza imposta agli animali mi fa piuttosto stupire che non si chiami la polizia perché vada in un qualsiasi macello o perché controlli le condizioni di trasporto degli animali da ’carne’ o da pelo.
Il problema vero non è che si torturino uomini su scena per smascherare la tortura (e c’è chi si tortura in scena, mai sentito parlare di body art, o chi riprende le operazioni di chirurgia plastica a cui si sottopone, trasformandole in performance, si chiama ORlan, ecc) il problema è che si torturino uomini FUORI dalla scena. O no?
Garcia fa tutto questo per denunciare che la nostra società è fondata sulla morte e sulla sua rimozione, ed è paradossale che si mandi proprio da lui la polizia.
Ultimo: l’arte non va censurata, e quella di Garcia è arte, perchè smuove con la forza di un’allegoria scomodissima. Solo i talebani pretendono di farlo. Ha ragione Nevio.
Sorry ma la penso così e continuo a nutrirmi di carne, ma non sono un assassino, solo un carnivoro, oppure significa che vivo in un mondo in cui ho meno diritti di una tigre. Non mi pare una buona soluzione.
Bye.
lello
CENSURA A MILANO
2007-03-27 17:30:54|
Forse Lello ho capito il tuo riferimento al cannibalismo. No, non è assolutamente la stessa cosa di quel che andavo affermando. La stragrande maggioranza degli esseri viventi (praticamente la totalità degli animali) non si dà al cannibalismo, quindi quando parlo di (ciniche) leggi della natura parlo di quel che accade nella natura, non nei romanzi: ovvero alcune specie predano altre specie. Punto. Nella preistoria abbiamo imparato a farlo anche noi. Il cannibalismo è contronatura. E se "di nascosto" alcune tribù lo praticassero, se vogliamo portare in scena anche quello...
paulo
CENSURA A MILANO
2007-03-27 17:18:06|
Lello, non comprendo il nesso logico nella tua conclusione.
Ti faccio innanzitutto notare che se escludiamo alcuni insetti, nel mondo animale il cannibalismo è praticamente inesistente. Inoltre penso di aver specificato chiaramente quanto segue: il fatto che noi siamo anche carnivori non necessariamente deve implicare che dobbiamo necessariamente esserlo, dato che siamo uomini e quindi possiamo essere più "umani" di altri animali, quindi su questo potremmo anche discutere nelle generazioni a venire (ora che abbiamo abbondanti risorse di cibo almeno nelle zone ricche del pianeta). In ogni caso continuo a non comprendere il principio secondo il quale, quale che sia la nostra posizione al riguardo, sia necessario mettere in scena quel gesto.
A me sembra che sia chiaro che una dimostrazione artistica di questo tipo si regga sul principio che noi in quanto uomini, e quindi esseri "superiori", possiamo fare degli animali quello che cavolo ci pare, dato che nessuno in scena farebbe lo stesso con un altro essere umano, quale che sia il messaggio che si voglia trasmettere.
Quindi non vedo quale sia la conclusione che si desideri dimostrare. Abbiamo messo la morte dietro le quinte? E allora cosa, la riportiamo sulla scena? E cosa ci sarebbe di istruttivo in tutto questo? L’arte ha per caso smesso di essere istruttiva? La morte è censurata: lo è anche quella degli uomini, vogliamo mettere in scena anche quella?
Non vedo perché lo stesso concetto non lo si potesse rappresentare con un filmato tra le cucine di un ristorante. Sarebbe stato certamente più d’impatto, anche se forse meno "artistico". Sciorinare il nostro disprezzo per gli animali dal vivo non mi sembra il modo migliore per richiamarci all’ordine. Non vedo dove sia la parte educativa del ripetere il gesto che si vuol mettere alla berlina, se questo è l’intento.
L’arte può essere immorale? Questo è un veccchio dilemma. Infatti io ho semplicemente detto che quella rappresentazione è immorale, poi se per la libertà di espressione anche questo si può fare è un altro discorso. Io permango nel mio giudizio di immoralità. In realtà, è proprio perché ho un’opinione più elevata dell’arte che lo esprimo. Potrei adeguarmi al principio di primato della libertà d’epressione sulla dimensione morale del contenuto, ma non lo faccio, e sono convinto che questo derivi da una mia ammirazione per l’arte, non un disprezzo.
E ripeto, non ho proprio compreso l’accenno al cannibalismo.
paulo
CENSURA A MILANO
2007-03-27 09:52:19|di Lello Voce
Solo una postilla a quanto scrive Paulo.
Fammi capire: il corollario dell’affermazione finale "nessuno torturerebbe realmente un essere umano per invitare alla condanna della tortura", di seguito all’affermazione secondo la quale gli animali si limitano a uccidere per nutrirsi, non ti pare comporti come conseguenza logica che, se la performance di Garcia va condannata come inutile esercizo di tortura, sul cannibalismo sia invece possibile discutere?
Brrrrrr.....
Lello Voce
CENSURA A MILANO
2007-03-27 00:17:42|
Premetto che non voglio prendere una posizione netta sulla necessità di un intervento dell’autorità, su cui ho dubbi, e nemmeno voglio entrare nei termini legali della faccenda. Tuttavia personalmente mi sento di esprimere una condanna morale nei confronti della rappresentazione, pur non essendo io nemmeno un vegetariano, e provo a spiegarmi.
Ricorrerò ad un’alalogia, anche se questo a qualcuno non piacerà: se tiro il collo ad una gallina di fronte ai miei amici e la lascio sul prato a marcire, considero questo mio gesto un maltrattamento gratuito, e che è diverso da quel che accadeva quando mio nonno faceva lo stesso per bollirla. Dove sta la differenza se per l’animale è lo stesso? La differenza è che nell’ultimo caso ricorro ad un espediente atroce ma insito nel mondo animale, quello del predatore che caccia per vivere. In un certo senso, questo rientra in una cinica legge della natura, anche se forse concordo che l’Uomo non ne avrebbe strettamente bisogno. Nell’altro caso, invece, eseguo una eliminazione per uno scopo che non ha nulla a che fare con le leggi del mondo animale: nessun animale caccia la preda per lasciarla marcire, tanto per divertirsi. Nessun animale tortura un animale di un’altra specie per uno scopo diverso dal cibarsene. La mia sarebbe una violenza gratuita eseguita solo per ostentare la mia superiorità come razza animale, secondo cui posso anche uccidere una gallina come e quando voglio per diletto o altro futile motivo.
Come si applica questa analogia al caso della reppresentazione? Dubito, e gli stessi autori concorderebbero, che lo scopo della tortura sia soddisfare l’attore che desidera mangiare. Invece l’uccisione della bestia ha uno scopo artistico, mostrato di fronte al pubblico, al quale si vuole dare un significato simbolico, il quale però si attuta attraverso lo stesso principio di prima, per cui io un animale posso ucciderlo come e quando voglio anche solo per rappresentare la mia arte. Lo scopo è artistico, e l’uccisione dell’animale è un mezzo per presentare una argomentazione, e l’animale diventa vittima di un gioco intellettuale che potrebbe manifestarsi in forme alternative, e nulla ha a che fare con le leggi della natura.
È mio parere personale che quel gesto esibito in pubblico, pur se concludentesi con un pasto, rappresenti una tortura ed una umiliazione gratuita dell’animale, che diventa mezzo passivo di una pura argomentazione intellettuale al di fuori delle pur ciniche leggi della natura.
Quindi sinceramente, da un punto di vista artistico, mi sento totalmente disallineato con la scelta perseguita. Se l’intento è di smascherare il nostro cinismo, essa si fa altrettanto cinica, e quindi non raggiunge lo scopo (nessuno torturerebbe realmente un essere umano per invitare alla condanna della tortura). Se l’intento è di esaltare e celebrare le nostre usanze carnivore, peggio ancora, diventa apologia dell’essere umano (onnipotente) e non arte.
paulo
CENSURA A MILANO
2007-03-22 20:25:15|
La cosa più assurda è l’OIPA che richiede l’intervento della polizia (per maltrattamento di animali) perché durante uno spettacolo teatrale si uccide e cuoce un astice, mentre nello stesso tempo promuove un programma di sterilizzazione di cani … Ma sterilizzare un cane non è maltrattarlo? Che ne pensa il cane?
CENSURA A MILANO
2007-03-22 18:41:19|di lorenzo carlucci
caro gambula, masturbati pure su ciò che più ti piace piuttosto che sul valore estetico dell’astice appesa a un filo. non so quale sia il motivo per cui l’OIPA non ha cercato il dialogo prima di intervenire. magari se ne sono accorti troppo tardi? non saprei. ma che tipo di dialogo è possibile? davvero usare un pupazzo invece dell’astice? e i suoni amplificati della sua agonia dove vanno a finire? un’opera d’arte può scendere a un tale compromesso? non diventerebbe un’opera di rimozione della morte anche questa? anche, che l’arte venga presa tanto sul serio da richiedere un intervento della polizia, a me non dispiace.
saluti e buone pippe.
lorenzo
CENSURA A MILANO
2007-03-22 18:29:18|
A me, sinceramente, Lorenzo, del farmi pippe sul valore artistico dell’astice non mi porta ‘na sega (per di più, non sono solito giudicare uno spettacolo senza averlo visto). Mi preme di più che chi ha chiesto l’intervento della magistratura per bloccare lo spettacolo non ha attivato, preventivamente, alcun canale di dialogo con i gestori del teatro o con gli autori dello spettacolo. Davvero la questione non poteva essere risolta diversamente dall’irruzione della polizia? A me preoccupa il fatto che per risolvere una situazione di vita civile si debba ricorrere alla polizia, e mi preoccupa tanto. Il resto, davvero, è sterile disputa estetica, del tutto fuori luogo …
n.g.
PS: il riferimento ai talebani è dato dal fatto che molti di quelli che sono pronti a difendere gli “animali” se ne sbattono altamente di prendere le difese di qualsiasi sfigato a due zampe …
CENSURA A MILANO
2007-03-22 17:46:58|di lorenzo carlucci
n.g. il tuo mi pare un po’ un delirio. cosa c’entrano i talebani con l’astice? e anche se fosse, chi si è sognato di fare delle torture ed esecuzioni ai talebani un’opera d’arte? nessuno almeno qui si è esaltato per l’intervento della forza pubblica, si parlava semmai della sostanza. almeno ho provato io, per analogia. tu fai un’altra analogia ma questa non sussiste.
qualche argomento oltre all’indignazione, all’esaltazione della grandezza dell’artista e alla parodia, lo avete/abbiamo? dobbiamo basarci sull’autoevidenza del valore intellettuale di un’opera? stiamo freschi. la descrizione che ho letto qui, per esempio, non mi ha affatto esaltato. mi è sembrata una boiata bell’e buona. di chi ha forse difficoltà a capire che l’arte come épatement des bourgeois è finita, che se un merito hanno avuto le avanguardie i dadaisti i surrealisti etc. etc. è stato proprio quello di mettere a nudo e in tal modo di superare d’un balzo il meccanismo della trasgressione, del ribaltamento del cesso, di mettere a nudo un limite dell’arte com’era intesa fino ad allora, e non certo quello di istituire una nuova accademia del gesto estremo, accademia impossibile, del tutto sterile. il lavoro delle avanguardie esigeva il proprio superamento. essenzialmente. invece la "crudeltà" di artaud è diventata un abito abusato, una vuota assurdità, una ripetizione.
saluti,
lorenzo
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CENSURA A MILANO
2009-01-05 20:01:14|di Davide
Siete più animali voi che accettate questo tipo di finta-arte, destinata solo a far parlare di se stessi. Vergogna, è solo causa a questo tipo di sensazionalismo che sta nascendo un momento buio dell’arte e non perchè non permettono questo tipo di violenza. Fatelo con un essere umano, fatelo se veramente volete far parlare di voi. Non meritate di essere chiamati artisti e neanche di parlare di arte.