Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
Le polemiche sui premi letterari sono un genere molto frequentato dalle pagine culturali dei giornali italiani. A volte, è vero, ci sono ragioni oggettive, di cronaca, come accadde l’ anno scorso al Viareggio, sconvolto da una raffica di dimissioni di giurati contro la presidentessa Rosanna Bettarini. Ma più spesso lo si fa per dire sempre le solite cose: che è tutto un gioco combinato, che contano solo il peso e l’ interesse economico delle case editrici, che comanda comunque la consorteria degli amici degli amici. Nel totale disprezzo della qualità, ammesso che la qualità esista ancora, e che non la si scambi per le buone prestazioni di un prodotto sul mercato. Anche il poeta Maurizio Cucchi, giovedì sull’ "Avvenire", ripeteva - come recitava il titolo del suo articolo - «le solite polemiche». Sacrosante, senza dubbio, soprattutto quando apriva uno spiraglio sul grottesco sottomondo dei premi di poesia. Una realtà che non è cambiata dai tempi in cui Gassman e Dino Risi (I mostri, 1963) sfottevano il cosiddetto olimpo letterario e le sue muse inquietanti. Però, proprio per uscire dal solito, Cucchi avrebbe dovuto fare i nomi dei premi fasulli e quelli dei pochi sinceri. Lui citava Strega e Campiello, ma solo per via della loro influenza nelle vendite. Non poteva dirci: fanno schifo, oppure: no, sono ancora attendibili? Magari ricordando, en passant, l’ umiliazione veneziana del povero Fruttero nel 2007? Ammetteva, Cucchi, di aver «aperto una questione senza chiuderla». Ci piacerebbe vederlo passare dalle parole ai fatti, per esempio stilando l’ elenco e dando i voti. Proprio per non restare nella chiacchiera, quella che non sa trovare di meglio che paragonare la premiopoli di casa al Festival di Sanremo.
Polese Ranieri
(9 febbraio 2008 - "Corriere della Sera")
21 commenti a questo articolo
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-14 22:49:12|di luigi
La risposta di Cucchi a Ranieri Polese sull’AVVENIRE di oggi:
Premi letterari tanti, lettori sempre meno
Torno brevemente sui premi letterari per rispondere al garbato intervento di Ranieri Polese sul «Corriere della Sera» di sabato scorso. Più che altro, vorrei fare un paio di precisazioni. Non era affatto mia intenzione esprimermi contro i premi letterari in generale, anche perché il discorso dovrebbe essere più ampio, visto che i premi rispecchiano inevitabilmente la qualità, la trasparenza e il costume della nostra società e produzione letteraria. Mi è capitato di dimettermi da un premio come il Viareggio semplicemente perché non condividevo alcune scelte della presidentessa. Nei premi, io credo, si entra e si esce: e poi amici o meno come prima. Niente di molto importante, niente di grave.
Quanto ai premi di poesia , che sono tanti e che conosco meglio, distinguevo tra quelli, diciamo così, utili alla causa (così poco sostenuta, oggi, e pure così centrale per la nostra letteratura) e quelli che invece appartengono a un sottomondo, a una realtà letteraria sommersa e parallela a quella più conosciuta. E qui mi si chiede di fare nomi. Ma, in tutta onestà, sono nomi talmente oscuri che ne conosco pochi e soprattutto neanche me li ricordo. Posso però indicare qualche dettaglio che aiuti a coglierne la specificità, anche se credo che, giustamente, a Polese e a molti interessi ben poco di questa realtà del tutto marginale anche se vasta.
Si ricevono e cestinano, a volte, bandi di premi per la poesia che richiedono tassa di lettura, che sono aperti solo all’inedito (e in genere non a intere raccolte, ma a poche poesie, quando non a una sola), che non hanno indicazione di giuria o che se l’hanno risulta composta e presieduta da figure totalmente ignote anche agli addetti ai lavori. Ai vincitori vengono corrisposti nella maggior parte dei casi premi in denaro, e ancora nella maggior parte dei casi denaro pubblico. E questi premi sono innumerevoli e frequentatissimi da valorosi Carneadi. Ad altri, se lo vorrà, il compito di fare un’indagine accurata, magari navigando, sul sottobosco letterario e sui suoi fulgidi attori.
Passando velocemente a tutt’ altro argomento, riprendo il finale della mia rubrica della settimana scorsa, in cui dicevo che sarebbe bene (anche per distinguere, nei premi, i bidoni dai libri veri) imparare a leggere (e qui aggiungo che occorre anche insegnare a farlo). Intanto, da un’inchiesta su «Repubblica», apprendo che buona parte degli stessi laureati legge poco o niente. Addirittura oltre il 20% dichiara (tra dirigenti, professionisti e imprenditori) di non leggere mai: nessun libro li contamina. Il 35,9 % , tra i laureati, possiede meno di cento libri, il 21,7% dice che la lettura lo annoia. E alla domanda: «Perché non leggi», quasi la metà risponde miseramente di non avere tempo. Un quadro davvero desolante, che fa tornare in mente un vecchio e sagace avvertimento di Camillo Sbarbaro, quando diceva che la laurea è l’autorizzazione a smettere di leggere per sempre. Ma questi manager ignoranti, questi laureati fieramente analfabeti occupano elevate posizioni, hanno funzioni direttive, decidono per altri e si pongono, va da sé, come modelli.
Insomma, ci troviamo nelle illustri mani di caproni e somari?
Come meravigliarsi, a questo punto, se la gente comune legge Moccia e si appassiona alle isole dei famosi?
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 18:22:02|di luigi
ps:
Christian, il post sul Premio Delfini a cui ti riferisci: qui.
Lì scrissi - e non mi pare in contraddizione con quanto ho scritto in questo thread - che:
a) "non si può mettere in discussione la qualità dei giurati" (dell’edizione 2007).
b) "cambierei invece il sistema di selezione: meglio un bando aperto a tutti. Si scelgono 6 o 7 finalisti. Arrivati alla serata decisiva, la giuria potrebbe essere formata da tre parti: 1) comitato promotore (Balestrini, Mazzoli, Bonito Oliva; 2) critici (6 o 7 che cambiano ad ogni edizione); 3) giuria popolare (formata da 50 o 100 persone scelte a caso nelle scuole, l’Università, etc.). La giuria popolare, secondo me, ci dovrebbe essere sempre essere".
c) "E comunque sia: quando si partecipa a un premio si devono accettare anche le naturali storture del meccanismo. Mi ricordo le arrabbiature di Saba a tal proposito..."
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 18:00:39|di luigi
Christian, ho postato un articolo altrui, non un mio pezzo. C’è differenza (a proposito: e il tuo guizzo dov’è finito?).
Sul Delfini ti sbagli alla grande. Non c’è INVITO. Ci sono dei giuati che scelgono un poeta ciascuno. Io sono stato scelto da Brunella Antomarini, che (può testimoniarlo lei stessa) non conoscevo, né le avevo mai sottoposto qualche mio testo in precedenza.
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 16:47:36|di ermi
" Io personalmente non ho mai partecipato a un premio sapendo di vincere. Che gusto ci sarebbe? La bellezza di un premio per me sta nel fattore "opera anonima". Essere letti e criticati, esclusi o apprezzati al di là di chi si è... Luigi"
mi sembra una rielaborazione dell’ingenuo(buon) selvaggio di Rousseau. i premi sono sempre gestiti da networking di case editrici, e, se il premio è ’nuovo’, da critici sponsorizzanti date poetiche ed ideologie.
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 16:02:57|di Christian
Luigi, mi sembra che i tuoi ultimi post di polemica siano un po’ buttati lì, senza una rielaborazione e senza una tua presa di posizione (dove il guizzo rapinoso d’area di nacciana memoria?) - ad esempio, in merito al delfini, tempo fa, proprio con Martino polemizzai sul fatto che, nonostante la bontà dei nomi "finalisti", la partecipazione era fatta ad invito - me lo dissi tu no? Forse si sapeva già il nome del vincitore?
Su quel post iniziammo anche a discutere di buoni propositi. Ripetere serve? Il blog se li è inghiottiti i commenti, e ho provato a fare una ricerca ora ma non li trovo... forse Martino si ricorderà l’esatto post.
Credo che l’andazzo continuerebbe, e non dipende certo da te, da me o da Lello, ma dai sodalizi e da consolidati modi di fare, di cui siamo comunque parte. Quindi, per le teorie del progresso, a meno che non ci sia una rilevante novità nel modo di condurre questi affari, non cambierà nulla, e visto che in Italia è difficile farsi sponsorizzare un mutuo da una banca, figuriamoci un premio con un bel budget.
Non so perché Cucchi sia uscito con questo articolo - però non mi pare che sia un campione di sociologia dell’area letteraria,...
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 15:12:26|di luigi
Mah, Christian, mi sembra un po’ qualunquista la tua affermazione. Io personalmente non ho mai partecipato a un premio sapendo di vincere. Che gusto ci sarebbe? La bellezza di un premio per me sta nel fattore "opera anonima". Essere letti e criticati, esclusi o apprezzati al di là di chi si è. Anche da giurie fatte di perfetti sconosciuti. Anzi, se un’opera viene compresa o perlomeno intuita allo stesso tempo da lettori forti e deboli, vuol dire che possiede variegati orizzonti di attesa e piani di lettura.
Detto ciò, è anche vero che i premi spuntano fuori come i funghi, che spesso sono un’arma per poter effettuare degli "scambi", che spesso le giurie sono improvvisate e mediocri, e tutte le cose che sappiametc. etc. etc.
Andiamo al dunque. Se mettessimo su un premio - e quale tipo di premio - quali regole dovremmo darci per evitare di fare la fine dei predicatori che razzolano male?
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 12:53:33|di Martino
Per esempio il Baghetta, dove Ronchi ha battuto Magrelli e la Cavalli...
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 11:32:25|di Christian
La maggior parte dei premi di un certo livello hanno già il vincitore; non avete partecipato a questi premi anche voi, con un invito? Non mi pare il caso di fare i moralisti sui premi, dunque. Piuttosto sarebbe auspicabile costruire un premio dove veramente tutti potrebbero vincere. Quali le sue specifiche?
CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2008-02-12 10:35:01|di Martino
Hai ragione: le ammissioni incrociate sono tutte soltanto riferite. In compenso "il curatore e la curata" li abbiamo visti tutti. Diciamo che almeno si può dire che c’è un certo documentato conflitto di interessi. Non sarà un caso se chi ne ha scritto un po’ più esplicitamente si è visto rifiutare il proprio romanzo dall’editore già designato. Forse proprio lo stesso editore di cui sopra. Ma forse no.
Temo che la megistratura abbia di meglio da fare che dare inizio a una indagine che i quotidiani battezzerebbero supito Poesiopoli. Anche perché, ma forse no, pure tra i magistrati, qualche pezzo grossotto l’hanno già sistemato in una bella collana di poesia. Forse proprio lo stesso editore di cui sopra. Ma forse no.
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CUCCHI CONTRO PREMIOPOLI MA SENZA FARE I NOMI
2009-07-07 14:08:12|
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