Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Tópos tramanda: il vero zeneize acquista il SECOLO XIX - per leggere chi è morto e dacci oggi il nostro necrologio quotidiano...
Non voglio verificare, né sondare: riportare. Poche parole di un concittadino ad honorem: « Dì che sono un belinone».
Se a dirlo: Carlo Bo. E se a leggerlo: un genovese (per gli altri: pressoché intraducibile, ma facilmente intuibile!) - si leva un sorriso.
Perché l’illustre Carlo Bo, durante la cerimonia per la consegna della cittadinanza onoraria (Genova, 27 marzo 2001), pressa Giuseppe Mercenaro - autore del servizio - affinché lo definisca un belinone?
Il Segre - Martignoni insegna: «L’ermetismo è affiancato da critici militanti appassionati e attenti, come Carlo Bo, autore, tra l’altro, del saggio che fu considerato il “manifesto del movimento”, Letteratura come vita (1938... Gli ermetici sentono fortemente l’azzardo del nulla, la tensione verso “ciò che non si può dire”, verso il silenzio e l’assenza (altra parola tematica della loro poesia e della loro riflessione critica: L’assenza, la poesia è il titolo significativo di uno studio di Carlo Bo del 1945) ».
E dunque: Giuseppe Mercernaro può o non può - dire che Carlo Bo si sente un belinone? Tace all’epoca, per rispetto e lo scrive oggi, in omaggio.
E lego/leggo: Carlo Bo critico militante appassionato e attento (prego notare l’eufonia del sussidio scolastico) e Lucia Rodocanchi “Loro erano due vecchi amici. Conoscevano i segreti, le marachelle e le strane ferocie dei letterati del Novecento. Più che ridere sghignazzavano dei tic di Montale, delle furie di Vittorini e delle manie di Sbarbaro...”.
I miei docenti - liceali prima, universitari poi - si sbranavano (è impressionante la ferocia degli uomini di lettere!): chi «nato lì, morto là. Solo l’Opera è verità - e riposa sul testo». E chi: «il drammatico episodio che segnò l’artista a cinque anni - un incidente o il Fato? - portò alla luce la tara ereditaria, segnando tutta la sua produzione futura».
Ognuno ha i suoi: filtri e canoni. Modi e parametri. Io m’inchino alla Bellezza e ai Grandi. E un articolo, per me, rende differente - quando mi sento una belinona: citare Carlo Bo.
“Ogni uomo è un debitore e un mimo, la vita è teatro e la letteratura è una citazione”: ed è subito Ralph Waldo Emerson (Società e solitudine).
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