Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Sono un discreto ribelle, e so andarmene via
al momento giusto, senza servire nessuno.
Nessun ossequio, non sarò, semplicemente,
disponibile, assente nella fila, non faccio parte
degli effettivi. Come rivoltoso, poi, sono indolente
e manco di costanza: non parteciperò
all’assedio se prolungato, e non farò la scolta
affamato, insonne, anche perché dormire
bene è più che importante, nessuna
rivoluzione dovrebbe dimenticarlo: le grandi cazzate,
come le fucilazioni degli innocenti, si fanno
per troppa economia di sonno.
Ma per amare, io credo,
non esista vocazione: per questo mi dicevo,
all’epoca di Andromeda, quando la mia vita
era precipitata e confusa nella sua, assorbendo
inevitabilmente, giorno dopo giorno, anche
il suo dolore, i pianti, oltre che le risa,
o le danze sul letto, esattamente come
avrebbe fatto una bambina, e dunque
io pensavo, allora, che nulla avrei fatto
d’importante nel mondo, e non avrei
reso giustizia, non potendo sopportare
sacrifici ed insonnia, dolore fisico e fame,
privo davvero di ogni eroismo, fatto salvo
l’eroismo delle gambe levate, che il disertore
e il picaro, con insolenza, condividono.
Con Andromeda, però, mi dicevo, posso
tentare l’esperimento, far crescere, in lei,
in qualche zona della sua persona,
il tasso di felicità, anche se di ardua
misurazione, ma se riuscissi
a renderle la vita più leggera
e luminosa, qualche giorno di più,
se davvero sfruttassi ogni occasione
per incrementare la serenità e i sorrisi
di Andromeda, assorbendo e diluendo
le sue ramificate ansie, allora sì,
con l’amore io avrei fatto
qualcosa, come un operaio
o un falegname, di concreto
e duro. Tutti i cristiani della terra
possano belare vanamente: il valore d’uso
dell’amore
non necessita vocazione, dottrina,
divinità alcuna,
basto io, che spingo Andromeda
fuori dall’ombra, dal mostro, la faccio
ridere, ballare sul letto,
come una bambina, e finché questo
accade, finché esiste questo nutrimento,
che io traggo da me, per lei, e che mi ritorna
come il senso trasparente del vivere,
io posso dire che la rivoluzione,
nonostante le mie conclamate inadeguatezze,
pare proprio essere cominciata.
* * *
(C’è insomma questa sorta di metafisica, quando l’amore prende piede, comincia a emettere segnali profetici, divinatori, misticheggianti, che rende ogni territorio abituale del tutto insufficiente e spoglio, e non fa più colpo neppure il grande parlare della realtà, suggerendo alternanze di governo, legislazioni più flessibili, rincari della costituzione, scioglimento dei carri armati, se poi Diana o Bush o Michael Jackson sono persone talmente visibili, che esistono come parassiti nei nostri cervelli, in una sorta di medaglione paranaturale, che ogni giorno dobbiamo, con balsami e salive, celebrare, strofinare, rendere splendente, allora il collo, i piccoli tormenti, gli scontrini che Andromeda tiene nelle mani, il sacchetto di plastica da cui estrae un barattolo di yogurt: questo, mi dico, è il reale, da qui non posso muovermi, non me ne allontanerò di un centimetro, e neppure a notte fonda, alla fine, mollerò la presa. Con gli occhi arrossati, con i denti, con tutta la mente disponibile, dalla punta dei capelli ai capillari delle dita dei piedi, lo incamero: che s’infigga dritto, rovente, umile, minuscolo, minaccioso, nelle eliche del mio DNA, voglio trasmetterlo, questo mondo nuovo, che nessuno ha avuto il fegato, l’idiozia, di vedere. Vivi Andromeda! Io conto i passi, quelli dal soggiorno alla camera, dalla cucina al bagno, dal telefono al computer, semino le briciole, allestisco la fiaba. A notte fonda, dopo l’incendio, con la faccia graffiata, gli occhi pesti di fuliggine, ritornerò indietro per ognuno dei giri, dei più banali, quotidiani, gesti: passo dentro passo, ecco le nostre orme, le nostre ombre, sono ancora così indistruttibili, luminose, scomparse.)
[Andrea Inglese, Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, Premio Ciampi 2011]
2 commenti a questo articolo
Commiato da Andromeda, due frammenti
2012-02-15 16:49:24|di Vincenzo Frungillo
Gran bei testi, ma tutto l’estratto dal libro Commiato da Andromeda preannuncia un libro importante e dal linguaggio intenso e vario. Per me una delle cose più belle pubblicate da Andrea Inglese in questi anni. Un’intensa opera di prosa poetica o di poesia in prosa come dir si voglia. Attendo il libro nella sua veste integrale.
Complimenti.
Commenta questo articolo
Commiato da Andromeda, due frammenti
2012-02-23 14:38:36|
Caro Vincenzo,
Commiato da Andromeda lo puoi trovare a questo indirizzo,
www.valigierosse.org/sostienici
assieme agli altri tre libri premiati dal Premio Ciampi Valigie Rosse.
Grazie!
Tommaso Barsali
Valigie Rosse