Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Allo scrittore scomparso nel 2003, Reggio Emilia dedica una mostra. Con i testi a stampa, i manoscritti letterari e le inedite versioni della Bibbia, esposte anche opere di alcuni artisti studiati da Villa nel suo celebre «Attributi dell’arte moderna»
Emilio Villa è forse il poeta più radicale che abbia avuto l’Italia del secondo Novecento. Sperimentò in ogni direzione mescolando lingue morte, per lui vive, con lingue vive, per lui morte. Creò una nuova lingua capace di unire in un unico groviglio greco, latino, italiano, francese, inglese, spagnolo, gerghi e dialetti. Con questa lingua poetica cercò di reimpossessarsi di una sacralità che gli consentisse di guardare in modo dissacrante alla cultura italiana del suo tempo.
In un’epoca in cui la principale preoccupazione di poeti e scrittori sembrava costituirsi in gruppi e antologie rassicuranti, Villa intraprese una rigorosa fuga solitaria in avanti. Stampò libri e riviste in tirature limitate, se non in copia unica. Non ricercò la visibilità, la «vendibilità». Azzerò ogni tentazione di «feticismo d’autore» e di «spettacolarizzazione dell’arte». A un mondo editoriale, artistico e culturale sempre più mercificato, si contrappose in modo lucido e ostinato con una intransigente forma di silenzio. «Scrivere il silenzio a paragone della stupidità verbosa che imperversa», questo il suo motto. Altrettanta intransigenza espresse verso il sistema dell’arte, formato da «pornografi tenitori della museocrazia». Dell’importanza nella cultura italiana del secondo Novecento di questo ennesimo «minore» si tenta ora di dare rilievo nella mostra ideata e curata da Claudio Parmigiani Emilio Villa poeta e scrittore, in corso fino al 6 aprile a Reggio Emilia nella chiesa barocca di San Giorgio. Appare strano che una mostra di manoscritti possa fare luce su uno scrittore più della pubblicazione dell’opera omnia, ma forse per Villa non poteva essere altrimenti - per il suo studiare e comporre sempre in progress, per la sua sterminata sete di sapere, per lo stretto legame con tanti artisti innovativi della sua epoca. Né è un caso che tanta attenzione riparta oggi proprio da Reggio Emilia. Qui Villa aveva stretto intensi rapporti di amicizia e di collaborazione con poeti e artisti come Corrado Costa, Adriano Spatola, Rosanna Chiessi. E nel 2003 i figli, su suggerimento di Aldo Tagliaferri, hanno donato alla biblioteca comunale i materiali del padre per costituire un Fondo composto da tre nuclei principali: un cospicuo complesso di carte che riunisce le inedite traduzioni bibliche, corredate da introduzioni, note e commenti di carattere filologico, grammaticale, etimologico e mitologico; i manoscritti poetici, letterari, critici e le ricerche linguistiche e etimologiche; le opere a stampa, spesso corredate da note autografe, che documentano la formazione scientifica di Villa negli ambiti delle lingue e delle religioni dell’area mesopotamica, della letteratura giudaico-ellenistica, della storia e della mitologia classiche.
Buona parte della mostra (corredata da un’ampia monografia uscita per Mazzotta) è costituita appunto da una selezione dei materiali del Fondo, cui si aggiungono opere di quegli artisti - tra loro Jackson Pollock, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Alberto Burri e Giuseppe Caporossi - ai quali Villa dedicò una serie di saggi, alcuni rimasti memorabili, raccolti in Attributi dell’arte odierna 1947-1967 (Feltrinelli, 1970).
Dei manoscritti colpisce, specie nei testi critici, la titolazione enigmatica (tranne le pagine della traduzione dell’Antico Testamento) e l’omissione programmatica di nomi, date, luoghi, cancellati dall’artista con furia iconoclasta. La parola è sottratta a un obbligo limitante, liberata dalla propria vanità. Purificata, pare ritrovare la sua potenza irradiante. Ma anche, colpisce, come un involontario poema-oggetto, come una installazione d’arte contemporanea, l’enorme quantità di traduzioni dei libri della Bibbia, epica impresa impossibile che caratterizzò l’intera esistenza del poeta.
Nato nel 1914 vicino a Milano, ad Affori, Villa studiò in seminario, e fu subito attratto dall’Antico Testamento. Dopo il liceo al Parini di Milano, frequentò l’Istituto Biblico di Roma e si dedicò allo studio del sumero e della filologia semitica antica. Pubblicò nel ’34 Adolescenza, la sua prima raccolta di poesie. Visse a Firenze, dove conobbe Mario Luzi e frequentò Palazzeschi. Nel ’38, a Roma, lavorò come giornalista. Richiamato alle armi dalla Repubblica di Salò, si nascose in Toscana. Nel ’43 rientrò a Milano, dove prese parte alla Resistenza con un gruppo di cui faceva parte anche il critico d’arte Mario De Micheli. Tra il 1951 e il ’52, in Brasile, collaborò con Pier Maria Bardi, fondatore del Museo di arte moderna di San Paolo. Di nuovo a Roma, si occupò di critica d’arte. Insieme a Gianni De Bernardi e Mario Diacono fondò la rivista «Ex» e diede alle stampe nel 1961 Heurarium. Scrisse nuove poesie.
Ma come in un bassocontinuo che attraversa tutta la sua esistenza, Villa continua a tradurre e ritradurre la Genesi e altri libri della Bibbia. In modo sempre più visionario. Sottoponendoli a continui ritocchi. Addirittura partecipando nel ’64 come «consulente storico» alla realizzazione del film La Bibbia, di John Huston. Morirà nella solitudine il 14 gennaio 2003. La ciclopica traduzione della Bibbia, che Villa considerava il centro profondo di tutta la sua ricerca artistica, resta incompiuta. Per la cultura italiana sarebbe importante che qualche editore si avventurasse nella sua pubblicazione, ma non esistono forse oggi in Italia case editrici così coraggiose.
2 commenti a questo articolo
Con Emilio Villa la biblica fatica di una traduzione infinita
2008-03-01 17:40:10|di Molesini
So della sua attenzione per l’arte figurativa contemporanea, del suo "mecenatismo".
E adesso la Bibbia. Davvero una spessa figura poliedrica, questo poeta eccellente.
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Con Emilio Villa la biblica fatica di una traduzione infinita
2008-03-01 22:06:16|
Un piccolissimo appunto: manca ogni accenno all’altra grande "fucina" dove si esercitò il genio di Villa: l’Odissea. La cui "traduzione", fortunatamente, è stata ristampata da Derive/Approdi, dopo un quarantennio di oblio: come tutto il resto. Del resto...
fm