Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Biagio Cepollaro mi concede l’opportunità di pubblicare due testi tratti dal suo ultimo e-book "Lavoro da fare" (Biagio Cepollaro e-dizioni, 2006). Lo ringrazio
A.P.
ora fare anima ci suona
quasi minaccia
che avremmo voluto imboccata
una strada
fosse buona per tutto
il meriggio
della vita e invece
ci molla dopo qualche
metro
ed è sempre questa la lotta
e vale per ogni età: tra fissità
e mutamento
tra ciò che vorremmo valesse
per sempre
e l’acqua che scorre che non è mai la stessa
-oh si chi ci è vicino
teme di essere travolto da questi invisibili cataclismi
e si preoccupa per sé
come è naturale
ma noi dobbiamo svolgere
un compito
-malgrado lui-
che è fare dell’anima
la nostra vita
gettare un ponte
tra ciò che siamo e ciò
che comunque eravamo già
da prima
anche senza saperlo
ora il tralignamento
del mondo appare
anche più chiaro: chi non frequenta
demoni
se li ritrova nei programmi
di governo
e invece questa folla
va ammaestrata
e interrogata:
arriverà il giorno
delle mediche analisi
e dei referti del confronto contraddittorio
delle diagnosi
della distrazione
alla reception e forse anche
della semplice cattiva
educazione
e allora cosa diremo?
che siamo a posto
per cominciare il viaggio
(o finirlo, che è la stessa
cosa) o che dell’umano
noi
nel tempo che ci è stato
dato
abbiam visto e sentito
abbastanza
che quel che è venuto
fuori
non è gran cosa
ma che è già tanto
perché la vita è più grande
di noi
perché lo spazio
e il tempo
sono infinitamente più grandi
di noi
e noi che non potemmo essere
uomini di fede
fummo costretti ad inventarci
qualcosa
che alla fede somigliava
un disperato e impossibile
amore per le altre
creature
*
certo, noi fummo ragionevoli
e non insistemmo più di tanto
ci tenemmo per noi
con l’alibi dell’arte
quest’eccedenza
di psiche -provammo
terrorizzati anche ad esorcizzarla
facendone bieco
commercio-
ma quella folla è infinitamente
più grande di noi
e oggi
nel meriggio della vita
siamo costretti ad ascoltarla
perché il bene non si dà
come intenzione buona
ma come una pura
possibilità di questa sofferenza
e di questa
agnizione
da giovani si cerca fuori
e si convince
o costringe
il mondo a seguirci
questo ovviamente non è vero
ma per un po’ ci crediamo
e in quel po’ di tempo sembra
che le cose confermino
nostre attese: un quartiere
diventa tutta la città
una città diventa tutto il paese
un paese diventa il mondo
ed era solo un’idea o una fantasia
cresciute a dismisura
dove di reale c’erano solo
le disfatte che avremmo poi dopo
inseguito come spie di nascoste
verità: solo
che le disfatte come le vittorie
non contavano molto che contava
solo il nostro sentirci vivi
e di ciò soprattutto facemmo
esperienza
ma una volta sicuri
della vita
cominciò a contare la direzione
(della nostra vita)
e quindi ricominciammo
dalla fine: cose
e spettri si equivalgono per la vita
della mente
e la vita di fuori
(quella che resta
sottratta allo sterminio
della storia)
è ridotta a ben poca cosa:
i grandi cambiamenti
sono spesso solo cambi di indirizzo
o di modi di vestire.
> Due poesie da "LAVORO DA FARE"
2006-07-05 00:27:32|
Una nota a Lavoro da fare è in www.dissidenze.com
Antonio Desantis