Articolo postato domenica 28 gennaio 2007
II.
L’immagine che si riflette
imprime il vetro eppure
non si fissa. Si vede, quasi
esiste. Rassomiglia (infatti).
*
V.
Se ciò che è riflesso somiglia
occorre che il vetro sia rotto
perché con le schegge si tagli.
La pelle (l’immagine sotto).
Giulio Marzaioli è nato a Firenze nel 1972. Tra le più recenti pubblicazioni:
In re ipsa, Edizioni Anterem (Premio Montano 2005),
Quadranti, Oedipus Editore (2006),
Appunti del non vero. Scritture verso il teatro, Editrice Zona (2006).
I testi qui presentati vengono da un portfolio di cartoline pubblicato dalla Camera Verde nel 2006. Alle poesie della sequenza
Vetro si affiancano le immagini di
Vitreus, di Alfredo Anzellini. A sovrapposizione e riflesso sono orientate da sempre le sperimentazioni fotografiche di Anzellini. Così come i temi dell’identità e del ’doppio’, della simmetria (spesso mancante) e del cristallo opaco o terso, sono frequenti nella poesia di Marzaioli. Basti pensare a titoli come
Chiasmo (Chegai, 2002),
La lente (Quaderni di Orfeo, 2005) o allo stesso libro vincitore del Montano due anni fa:
In re ipsa.
Qui in
Vetro il conflitto - o un alternarsi
otro/mismo - è dato per cenni, per occorrenze immateriali, e poi per contrazioni non prevedibili e addensamenti in oggetto, cosa concreta: "schegge", "pelle". Tutto sembra già dato e detto da quel
somigliare che è già un esistere o un
quasi/esistere (non casuale l’enjambement). Invece il vetro infranto apre alla necessità e alla riflessa intollerabilità dell’"immagine sotto", del taglio, della ferita.
M.G.
Info:
La Camera Verde [centro culturale diretto da Giovanni Andrea Semerano] - Roma, via G. Miani 20. Email: lacameraverde@tiscali.it
Portfolio