Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Risposta semplice alla complessa domanda di Patrizia Bianchi:
E se domani io non potessi rivedere te?
Mettiamo il caso che ti sentissi stanco di me
Quello che basta all’altra gente
Non mi darà nemmeno l’ombra della perduta felicità
E se domani e sottolineo se
All’improvviso perdessi te
Avrei perduto il mondo intero, non solo te....
120 commenti a questo articolo
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-18 00:12:44|di Luigi
Lore’, oltre i seriosissimi trattati, gli aspri manifesti, le opere enciclopediche e le arringhe da cassazione, esistono anche le burle, le parodie, gli epigrammi, le pasquinate....:-)
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-17 15:08:26|di lorenzo
ora se prendiamo come un insulto anche il "voi" non ne usciamo più... io ti dico questo: dileggiare, far sberleffi è una tecnica come un altra di inserirsi nella guerra che tu descrivi, ed è una tecnica come un altra (quanto a legittimità e quanto a purezza d’intenti). secondo me è una tecnica un po’ debole, solo questo dicevo, e che si ritorce velocemente contro chi l’usa (e non ce l’ho con te, tutti ci cadiAMO ogni tanto), perché tutti siamo alla pari nella guerra che descrivi, e accanto alla cattiva eris esiste anche la buona eris. ma lasciamo stare lui’ è un discorso inutile da fare qui tra te e me, scriviamo, scriviamo...
lorenzo
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-17 10:31:31|di Luigi
Premesso che non capisco, Lorenzo, chi tu metta nel calderone del generico ’voi’, vado al nocciolo della questione che poni.
Non sono d’accordo con te. E chi l’ha detto che non si possa prendere in giro qualcuno che stimi? Il poeta stimabile/stimato è forse intoccabile? Un novello Maometto? Absolutely not! Il poeta, come ogni altra creatura umana (non disumana o inumana o subumana: quella non sa difendersi da sola), è soggetto alle critiche e allo sberleffo. Più si incammina sulla strada della riconoscibilità e più cerca il consenso, più aumentano le critiche. Sociologia spicciola, no?
Personalmente credo che Sannelli sia un autore che conduce con serietà la sua scrittura. A me tuttavia la sua scrittura non interessa, sia nell’architettura formale, sia nella creazione di immaginario, sia nel tessuto fonico. Sotto questi tre aspetti non mi sussurra all’orecchio molto, non mi ex-cita, e non mi persuade le viscere dell’intelletto.
Qui però non si parla di Sannelli autore bensì di Sannelli promotore di sé. Lo vado dicendo in giro da un po’ di tempo, anche ad amici: chiunque, a forza di esser come il prezzemolo di qui e di là, potrebbe far la fine di chi va sui cartelloni elettorali di mezza Italietta per farsi eleggere. In quel caso però il tizio voleva diventare Premier. Cosa vuole il Nostro? Essere apprezzato sempre di più, proclamare poveramente la sua imago affinché sia presa ad esempio? Essere aiutato, com-patito, o essere incensato, o apprezzato, o essere, semplicemente, letto? Si tratta di un discorso che riguarda molti, non solo Sannelli, il quale è stato assunto a spunto (è stato il post di Patrizia Bianchi linkato sopra a stimolarmi) .
C’è un arrivismo in poesia, soprattutto nei giovani, da far schiattare i fantastici yuppies anni ’80. Mi ci metto dentro anch’io, sia chiaro. Anch’io sento, a volte, il rischio: di invitare quello o di scrivere a quello sperando che poi quello parli bene di te, o che scriva una recensione, o ti introduca nel suo ’giro’, o ti inserisca in quella antologia, o ti inviti al suo festival. Siccome negli ultimi anni si moltiplicano gli spazi (antologie, rassegne, corsi, master, premi, slam, reading, festival, conferenze, siti, blog, radio, tv, etc.), la lotta per la conquista del metro quadrato di visibilità e potere è sempre più fitta. E spesso anche i più bravi, i più talentuosi, vi restano intrappolati. Anche i più semplici, i più umili. Anche San Francesco cadrebbe, forse.
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-17 09:38:39|di lorenzo
voi, oh altri-da-me!
lorenzo
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-16 19:36:00|di lorenzo carlucci
a me pare che l’opzione di fondo sia questa: o riconosco X come autore degno di questo nome e dunque lo critico con le mie migliori armi, lo prendo sul serio, oppure non riconosco X come autore degno di questo nome e di tanto in tanto lo dileggio. non sempre è chiaro da quale parte sta ciascuno di noi, di voi. per quanto mi riguarda sannelli è un autore degno di questo nome, il che non vuol dire che ami tutta la sua poesia e tantomeno che apprezzi la sua politica culturale. ma tant’è.
e voi?
lorenzo
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-14 19:24:03|di Martino Caraibico
L’autoreferenzialita’ e’ massima quando addirittura non la si percepisce piu’ come tale. Anche da parte di chi non ne avrebbe bisogno.
E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-14 14:23:26|di nivasio
Io sono, forse, l’ultimo poeta. Questo scrisse Majakovskij, scrisse: FORSE, lasciando aperta la strada del dubbio, almeno. E comunque se lo scrisse da sé, provocatoriamente e con una punta non indifferente di auto-sarcasmo. Ma era Majakovskij: immenso poeta.
Mettiamo il caso: una signorina – critica letteraria? pittrice? fotografa? non so – scrive una lettera d’amore al poeta, il più vero e probabilmente, sempre a suo dire, l’ultimo. Una dichiarazione d’amore pubblica. Assolutamente legittimo; e a voler essere sinceri, sono anche invidioso, non avendo io mai ricevuto una lode simile, neanche dalle mie amanti reali.
Ora, un problema: il sito che ospita questa dichiarazione pulsante di passione – così esaltata – è un sito in cui si parla di poesia, e ingenuamente io presumo che se ne debba sempre parlare con acume critico; magari anche tendenziosamente, ma non disdegnando il rigore (scomposti finché si vuole, o ridicolmente, col coltello tra i denti o suadenti, ma con una sana inflessibilità teorica e storica).
La lode a Sannelli è sentimentale, proprio come Sannelli non vorrebbe mai scrivere. È un gradino più in basso d’una lirica individualistica: è semplicemente il peggior modo di scrivere di poesia, dove ciò che trabocca è l’Io magicamente affascinato della scrivente, in totale assenza, è proprio il caso di dirlo, ed è assenza totalizzante, di un solo concetto critico, di uno che sia uno e basta. Con in più una buona dose di luoghi comuni: tipo poesia che “non è linguaggio comune” e via banalizzando. Va bene, va tutto bene, si può fare, perché non si dovrebbe?
Il problema – di chi la scritta, non mio, e al limite del poeta che l’ha ricevuta in dono – è che rende un pessimo omaggio all’oggetto stesso della sua passione. Lo fa diventare – per usare un termine altamente e filologicamente critico – antipatico, e fa nascere il sospetto che l’atteggiamento del poeta un po’ cerchi quel tipo di devozione.
In realtà, un pregio questa lode lo ha: rende evidente una concezione retriva – direi fortemente reazionaria – della poesia. E qui mi chiedo come possa applaudire Sannelli … Mi spiego. Il concetto di poesia come “linguaggio puro” è ciò che è stato avversato dalla meglio poesia novecentesca, d’avanguardia e non. La “purezza” del linguaggio presuppone una lingua non compromessa col corpo e col reale, dunque, per farla breve, una non-lingua. La conoscete voi? Giorgio Caproni è riconosciuto come un poeta importante, così come lo è Paolo Volponi. Dov’è la purezza nella loro poesia? Ecco, davvero per farla breve (devo andare prosaicamente a lavare i piatti), che la poesia coincida con il linguaggio “puro” è una menata totale, che nulla ha a che vedere con la poesia (ma neanche con la vita, visto che il puro, semplicemente, non esiste). Ma, come ci fa notare la Bianchi, noi non siamo in grado di accogliere tanta purezza poetica, no, no, no, non siamo proprio in grado …
Nivasio Dolcemare
PS: e poi sia chiaro una volta per tutte: la vera poesia sono io: io sono l’ultimo poeta, e anche la più bella …
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E SE LA VERA POESIA FOSSE LA POESIA DI...
2007-04-18 02:05:54|di Marco
caro Luigi, quando troviamo il tempo di chiacchierare un po’, magari quando ci vediamo qui per il libretto v., cercherò di convincerti di quanto profondamente tu sia fuori strada nel giudicare Massimo. (e sei, tuttavia, ironico e non insultante come altri; anche se pure l’ironia poi - senza volontà da parte tua - finisce per diventare parte di un’aggressività più articolata: ripeto: non tua, o così credo).
in un form non è facile chiarire. sembra sempre che uno voglia da un lato accedere alla leggerezza dell’oralità e dall’altra far riferimento alla ’fissità’ del testo scritto. credo che (senza tono di voce, gesti, occhi) sia estremamente difficile condensare alcune cose - che riguardano la verità di una situazione - nel microriquadro entro il piccolo riquadro del pc. è riduttivo. e il tempo è niente. bisogna parlarsi in praesentia, tutto cambia.
o molto, o qualcosa. non niente, insomma.