Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Nella sua prima raccolta L’igiene della bocca, Eva Taylor esplorava il tema del linguaggio attraverso una metafora continuata: bocca come canale predisposto all’articolazione della voce, luogo del corpo da monitorare costantemente al fine di mantenerne il corretto funzionamento. Volti di parole, suo secondo libro, amplia il raggio di ricerca tematica alla parola come sede di un’identità costantemente ricercata e mai completamente afferrabile: da qui l’esigenza dell’autotraduzione, della ri-costruzione testuale in una lingua altra. Da offrire all’altro. [m.s.]
Metamorfosi
Potessi solo
trasformarmi in melagrana.
La buccia rosa pallido
e nelle mie camere
seicentrotredici piccoli pensieri
rosso sangue, buoni da bere.
Uno arriverebbe
e mi chiamerebbe mela paradiso.
Così bello e sbagliato.
Hexeln
Könnt ich mich doch
in einen Granatapfel verwandeln.
Die Schale blassrosa
und in meinen Kammern
sechshundertdreizehn kleine Gedanken
blutrot und gut zu trinken.
Einer würde kommen
und mich Paradiesapfel nennen.
Wie schön und falsch.
*
Giardinaggio
2
Seccano le foglie alle rose.
A loro sta bene.
Lasciano cadere il capo,
ma rimangono lo stesso ferme.
Quasi come in una posa.
Ne ricordo una, d’autunno:
rimaneva boccio, promessa.
A mezzogiorno vidi il rosso tremare.
Sentiva il freddo.
Gartenarbeit
2
Die Blätter der Rosen trocknen aus.
Bei ihnen ist es schön.
Sie lassen ihre Köpfe hängen,
bleiben etwas steif dabei.
Bildhaft.
Im Herbst eine:
blieb Knospe, Fräulein.
Ich sah mittags ihr Rot zittern.
Sie spürte die Kälte.
*
Nave alle tre e mezzo
(B.P.L. – 18.7.2009)
Non scordarti la nave.
Passa alle tre e mezzo.
È già salito chi deve andare.
Solo un po’ prima degli altri.
Laggiù, a largo,
non si sentono i motori.
Figure, piccole, s’appoggiano
appena nel moto.
Le loro voci lontane,
lente nel viaggio
allungato, portato
nel blu.
In alto o in basso è indifferente.
Dovrebbe esserci qualcuno
come noi –
con una pietra in mano,
fredda, liscia e dura.
Dalla nave non la può gettare,
sulla terra non poteva stare.
Aspettava forse cadesse in quel blu
affondasse nell’onde
tra tanti segni finiti.
Das Boot um halb vier
B.P.L. – 18.7.2009
Vergiß das Boot nicht.
Es fährt um halb vier vorbei.
Die schon heim müssen, sind darauf.
Sie fahren nur voraus.
Dort, auf offener See,
hört man die Motoren nicht.
Figuren, klein, halt-
suchend in der Bewegung.
Ihre Stimmen weit weg
und langsam geht die Fahrt
getragen, gezogen
im Blau weiter.
Nach oben oder unten, fragt keiner.
Einer soll auf dem Boot sein.
Er hält einen Stein in der Hand.
Der Stein, den auch wir hielten
kalt, hart und glatt war er.
Vom Boot aus kann er nicht werfen,
auf Land konnte er nicht bauen.
Er wartete wohl, daß er ins Blaue fiele,
unterginge in Wogen
zwischen vielen endlichen Zeichen.
*
Ekdysis
Una squama della tua pelle
in fondo al corridoio
là dove il mare finisce
e nessuno a traghettare
aspetta.
Sarai andato via, sarai mai arrivato
il mare non porta notizie di te o di altri
solo Flaschenpost lingua imbottigliata
a cena, pranzo
a colazione.
Parole sciolte,
parole con la pelle rovesciata
e tutto sa di tappo, di traduzione.
*
Tassì per Schöneberg
Sì, dico, un tassì per Schöneberg, quando ho aperto la portiera
e ho visto i suoi occhi fissarmi nello specchietto.
Mi sono seduta, le mani sudate
– avevo appena scese le scale –
mi era slittato dall’occhio il sorriso di C.
seminascosto il suo viso dietro quello di lei.
Fa molto caldo, dice il tassista,
giovane turco con la faccia allegra, guidava da matto
– ma non avevo più paura –
sul Münster Damm gli ho detto di fermarsi a un benzinaio
ho visto i suoi occhi guardarmi nello specchietto
mi ha chiesto se volevo una sigaretta
e ho risposto di no, volevo un pacchetto intero.
Ha d’accendere, mi fa
quando sono risalita con il pacchetto in mano
nell’altra un sacchetto con una bottiglia di birra
sento il tic-tac del tassametro
ho aspirato la nicotina profondamente la mia testa girava
e sapevo che ne avrei fumate dieci di fila
peggio a ogni respiro, un piccolo taglio acido e unduetre,
come annegare nell’ovatta calda.
E ho visto gli occhi del tassista guardarmi nello specchietto
mentre diceva ci sono dei momenti
in cui si sente proprio il bisogno di una sigaretta
e quando ho annuito forse lui ha visto il mascara sulle mie guance
mentre io vedevo su di me lo sguardo di lei, la moglie di C.
vedevo lei vedere il mio viso bianco.
Ma di dov’è lei, ho domandato e lui, di Izmir,
ma da qualche anno non torna più in Turchia
il lavoro, ma non solo, è una cosa strana, non so cosa raccontare lì
dice, gli occhi neri mi guardano.
Anch’io avrei fatto meglio a non tornare più, ho pensato
stavo per scivolare per le scale
mentre sentivo i gradini cigolare uno a uno
ogni gradino un graffio al timpano e unduetre
come denti di forchette stridono sul piatto.
Sì, dicevo a lui ma pensavo, da quando i tuoi occhi mi hanno toccata,
abbracciata, tu appoggiato allo scaffale
mettevi le tue ciglia intorno al mio collo
l’iris versava il suo colore sui miei capelli,
l’occhio non vede più e la pelle accumula calli
come quelli che si spengono le cicche sulla pelle
e le bocche sgangherate che ridono lì fuori da Bahnhof Zoo e unduetre.
E quando al semaforo del Grazer Damm si è fermato
ha girato la testa verso di me
seduta dietro, le mani aggrappate al sacchetto di plastica
perché ero diventata fumo grigio legata con una benda
a due parole o forse tre
a un sogno stile Ikea, qualcosa che pensavo di potermi permettere
ho visto che aveva forse solo vent’anni
e ho cercato di dire
sì, capisco, ma improvviso un colpo di tosse
e la cenere è caduta sul tappetino turco drappeggiato lì dietro.
Eva Taylor è nata a Heiligenstadt, in Germania, e insegna lingua tedesca in Italia; scrive in italiano e in tedesco. Nel 2006 per le Edizioni l’Obliquo ha pubblicato la raccolta di poesie L’igiene della bocca; in tedesco sono uscite due plaquettes, Aus dem Schneebuch (Eric van der Wal, 2008) e Gartenarbeit (San Marco Handpresse, 2010). È anche traduttrice: per le Edizioni l’Obliquo ha curato l’edizione italiana di prose autobiografiche della scrittrice e pittrice tedesca Unica Zürn (Due diari).
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