Absolute Poetry 2.0
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Fabio Teti: Cinque ipotenuse

di Francesca Matteoni

Articolo postato lunedì 15 novembre 2010


Fabio Teti (Castel di Sangro, 17/12/’85). Attualmente, vive e studia a Roma. I testi qui presentati fanno parte di un lavoro in fieri titolato, forse non provvisoriamente, Del malintendere. Altri ne sono usciti, nell’ultimo anno, in diverse riviste, lit-blogs e web-zines, tra cui "Semicerchio", "Nazione indiana", "PRIVATE / Scrittura", "lettere grosse", "Per una critica futura", "Sud", "Poetarum Silva".


Cinque ipotenuse

§

adesso scarica però pisciando è preso
nello scarto di focale a lato
della lente | è registrato il dilatarsi di ombre
fitomorfe oltre il vetro
smerigliato potrebbe
essere l’echinocacto lasciato
dal locatario precedente

o la testa senza corpo di nick berg

§

l’antenna fuori è sopra, è grigia, smette –
non è più sé quando subisce
l’urto dello sguardo che la torce

in poche righe scritte dopo dove
capta solo l’home-video in cui una bocca
d’ologramma lo rifiuta –

«hai solo queste fosse, spostamenti,
per conoscere?» – si chiede dopo.
sta in una sua psicomachia per via
di sera e vetro. «se ho scritto è necessario sparire
è per questo», risponde l’altro,
che non sta impresso sulle cose e

freon del frigo – altre lancette. torto; buio
visto; e quando detto
ipotenusa

§

la decisione adesso presa è presa troppo
risapendoli i profili – dati a neutro, in cucina, a meta
buona – loro presenza come
cose sovrascritte, invece, rapprese-

ntate. / perciò per oggi valga: le quattro nocche
in quanto adatte all’inasprirsi sono
usate: sugli occhi, e continua,
nocche sugli occhi – all’ema-
toma. / così soltanto il forno entrato
nella vista fatta rossa forse è
sé in una giunzione verificata da
conati. («la conoscenza, quasi» – si dice;
poi ripulisce il vomito
da terra

dein aschenes Haar Sulamith

§

a questi punti così chiama le cellule
di margine, tira le retine, a questi
incroci dove il visto s’assottiglia, e dà a scontorni, in vacillare,
dall’aglio e porri della teglia bu-
tta brutto dentro un sangue di
secondi, buco di buio, di spazio
urtato: c’è il crasso lo squarciarsi come gli
strappano i centimetri, e sono
trenta, da dentro il culo, del filo
e ruggine, dello spinato: e l’urlo, e il prolasso d’intestino
e feci, – ogni cosa tra le fauci delle rane
pescatrici, qua nel guazzetto,
che si spalan-
cano

§

qui le parole dall’afelio – sì il sole a filo
sui parchimetri. possono andare,
passare asciutti sopra asfalto
i passi – quello che fanno è
delocato, calce su chiostre, costati,
le zolle zeppe dove esplodono,
bruciando, brucando i vermi
quelle parti, caviglie sparse, su terreno,
– tutto levato; spostato tutto.

cioè pure l’afelio è tolto – niente deporre la
versione, della lepre, quell’emisfero,
la retina è costretta a travisare,
per vedere, a fare il vero con
distorcere, con incistare ora nell’aria
il proprio poltergeist, la macc-
hia a margine, di nero – e accade
adesso: le buste in terra hanno una storta in
epitèli, di scuoiati, / è il malinteso,
il male inteso – se serve
(e serve) serve a
questo

4 commenti a questo articolo

Fabio Teti: Cinque ipotenuse
2010-11-28 00:53:24|di fabio teti

"gusto del simbolo", pardon (si parlava di malintendere, del resto).

ancora un saluto,

f.t.


Fabio Teti: Cinque ipotenuse
2010-11-28 00:51:24|di fabio teti

con ritardo, cara Renata, ti ringrazio davvero del commento.

in effetti il problema della delocazione del vero - e della necessità di malintendere le "interfacce", anche spaziali, per riapprossimarsi al vero - può o potrebbe quasi costringere, a quella "materia prima" cui accenni.

prendo poi atto (e ammetto del resto in tutta tranquillità: Giovenale, specie quello de La casa esposta e del Criterio dei vetri è per me un maestro) delle prossimità di dizione a volte spiccate (discorrere sulle motivazioni sarebbe assai lungo).

e invece, dovessi ricapitare da queste parti, sarei molto curioso di sapere cosa intendi con quel "gusto per il simbolico" che rilevi e che, d’istinto e non solo d’istinto, non sento in effetti propriamente mio (ma posso mal interpretare, e certo lo sto facendo, la tua frase).

un carissimo saluto,

f.t.


Fabio Teti: Cinque ipotenuse
2010-11-24 20:44:37|di renatamorresi

testi notevoli, bello questo modo di deterritorializzare tutto e ricostituirlo materia prima - si sente molto giovenale, ma forse (da questi testi almeno) qui c’è più gusto del simbolo e dell’accumulazione

un saluto,
r


Fabio Teti: Cinque ipotenuse
2010-11-15 16:28:07|di Luce

great as always


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