Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Segnalo con piacere l’uscita della nuova raccolta di Stelvio Di Spigno, dal titolo Formazione del Bianco. Il libro esce nella collana "Occasioni" di Manni Editore, curata da A. G. D’Oria. La prefazione è di Stefano Dal Bianco, ed analizza con intelligenza e notevole precisione le note più caratteristiche della scrittura di Di Spigno. Come se ciò non bastasse, Dal Bianco mette anche a segno un paio di stoccate magistrali su un piano più generale. Riporto due passi esemplari (il secondo anche piuttosto esaltante).
"C’è qualcosa che stona regolarmente in questi versi, qualche cosa che non torna, e individuare che cosa sia non è facilissimo: ma poi si vede che l’intruso è quasi sempre una sorta di esagerata volontà di aderire e rendere conto delle situazioni e delle occasioni, di metterle in piazza demistificando il momento lirico. E’ un atteggiamento che ha qualcosa di scomposto, come se Di Spigno volesse a ogni occasione ricordarci che tutto nasce e muore sporco ed è bene che sia così: dobbiamo tenerci il fastidio".
"Il punto d’arrivo e di partenza è il bianco [...]. Bisogna fare il bianco, bisogna fare piazza pulita di del sé anteriore, bisogna che "l’immagine del mondo in noi scompaia" perché una rinascita sia possibile. E allora si tacciano fin d’ora, per favore, e stiano sereni i promotori delle magnifiche sorti e progressive dello "statuto del soggetto", che vedo già pronti a puntare l’accademico dito su chi si è reso colpevole di aver detto "io" senza sotterfugi, prendendosi tutte le responsabilità del caso. C’è una generazione di poeti che forse sta imparando a infischiarsene di ciò che è opportuno fare per essere à la page: lasciamola libera e ascoltiamola".
Buona lettura,
Lorenzo Carlucci
Un giorno uscendo
da un pub di montagna,
dopo amici punch e crauti,
vorrei sentire la vita alle spalle,
l’amore di una donna che mi ascolti,
e immergermi nella nebbia dei pensieri,
più nebbia che pensieri, finalmente,
senza pensare al passato che sovrasta
e fa male a questo corpo ormai morto;
poi nella nostra casa nella malghe,
non riscaldata da figli o nipoti,
sentire le presenza fantasiose
come fosse sempre Natale,
amarci di un amore solo nostro
ma pieno di segreti rumorosi.
Se questo fosse la mia vita futura,
deciderei finalmente
se accettare o mandare al mittente
i giorni che verranno e ci colpiscono,
tutto il sudore, la voglia matta di oggi,
e la vorrei subito
questa vita da respirare sangue
dal fondo del Tirolo.
Ma se tutto restasse solo un sogno
(un sogno di capanna e di montagna),
di un essere malato in una città infernale,
allora non farmi aspettare
abbandonami tu stessa alla morte
che ci bacia oltre ogni prospettiva,
mentre penso alla ricchezza più grande
di un mondo senza nome o con più volti
che non mi ha mai chiamato veramente.
Formazione del bianco, di Stelvio Di Spigno
2007-12-19 23:52:27|di Gollum
VIVA DI SPIGNO!!!