Absolute Poetry 2.0
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Francesco Filia: LA NEVE

di Vincenzo Frungillo

Articolo postato sabato 11 settembre 2010

La neve

(I frammento, Napoli 2007)

…noi siamo già quel che voi
sarete domani.



La neve, quella vera, non l’abbiamo mai vista
se non nella bocca a nord del vulcano
nei pochi giorni di cristallo dell’inverno come una minaccia
che ricorda quel che non abbiamo temuto abbastanza
ma il gelo, quello sì, è dentro di noi fino alle ossa
e lo sentiamo che morde le giunture e crepa le ossa
fino al midollo. Ce ne accorgiamo dai sorrisi tirati
dei passanti, dai gesti circospetti di chi vive per strada
dalle urla dei ragazzi impresse nell’aria, dal nostro esitare.
E non ci sono di conforto i nostri sogni agitati in piena estate
lo scambiare la notte per il giorno o il ricordo di una madre
il tepore della sua ombra. E se anche qualcuno di noi
si chiede qual è il respiro di queste strade, del loro teso
vibrare, della luce che apre spazio tra palazzi e i nostri
incerti passi affrettati rimarrà come un brusio di fondo
tra risate e un colpo di clacson. Tra misericordia
e cielo non c’è più tempo per esitare. L’assedio
è dentro le case. E’ tra la mano e il buio di stanze abbandonate
e non serve ritrarsi di scatto, anche le mura sapranno chi siamo
scrutando la paura nei nostri occhi e allora potremo solo obbedire
ascoltando il silenzio che si insinua tra il vocio e il magma di piazze
e strade, che invade portoni e giardini a mezzacosta, che copre
frammenti di dialoghi affamati di bocche e cuori e allora, tra vestiti
gettati e l’odore di arance cadute, saremo veri e senza età
come chi dovrà morire sul serio.

(XV frammento, Napoli 2007)

Cose da fare

Attraversare l’angolo più buio del cortile senza
distogliere lo sguardo dal viscido di queste mura.
Uscire dall’ombra dei portoni entrare nella luce
che avvolge a mano a mano i palazzi, nel chiaro
scuro dei balconi nell’ocra delle facciate
nella pienezza dei volumi. Calibrare il ritmo
della falcata la sospensione dei passi e l’allungo
delle gambe. Costruire sillaba dopo sillaba
le strade che hai amato: vico delle fate a forìa
via belledonne a chiaia vicolo delle fiorentine via
ascensione vico giganti, o odiato, portarle con te
in ogni giorno di questa città camminare
sin dove una strada non è più città ma gioia
perduta, destino. Ricordare le persone
per le quali ti svegli ogni mattina ridere
ridere forte e urlare ancora più forte
fino alle lacrime. Gioire non di ogni piccola cosa
amare disperatamente il cielo che si muove lento
tra le dita e i tetti, la terra che brucia la pelle
trattenere il fiato chiudere gli occhi, riaprirli.
Rientrare nell’incubo.

(XXII frammento, Napoli 2007)
Una riflessione

In attesa che i conti tornino, moriremo, lo sai
aspettando la risacca del nuovo giorno saremo
condannati a raccattare un’ombra che custodisca
i nostri passi, dal rumore di serrande abbassate.
In attesa che l’aria faccia di nuovo attrito
con la nostra pelle bruciata, con il respiro
soffocato di ogni cellula non potremo che annuire
al più lento dei nostri esitare, allo sbaglio
che sapevamo di compiere, che non abbiamo
evitato. Ogni gesto è il suo contrario come
un mai e un sempre, le due facce di un foglio
soffiato, del rumore e del silenzio, da due labbra
che non possiamo separare che non sanno
intonare neppure un tenue canto di morte che
non sanno più consolarsi con un lontano
c’era una volta…



Francesco Filia vive e insegna a Napoli, dov’è nato nel 1973. E’ stato vincitore della sezione inediti del premio Dario Bellezza (edizione 2001) e finalista di altri premi, tra cui il premio Città di Tortona 2008. Sue poesie e recensioni dei suoi testi sono apparse sulle riviste La Clessidra, Capoverso, La Mosca di Milano, Trimbi, Poesia e su vari blog e riviste on line, tra cui Nazioneindiana, VDBD, Poiein, Poetrydream, Poetry Wave, Sagarana e Sinestesie; nelle antologie "Periferie", a cura di Michele Sovente (Napoli, 2004); "Città sotto l’apparenza" (Milano, 2004); "Armi di pace" e "Oltre la pace" (Il Laboratorio, 2005 e 2006); "Subway- Poeti italiani Underground", a cura di Davide Rondoni e con introduzione di Milo De Angelis (Net, 2006); nell’antologia "Da Napoli, verso", a cura di Antonio Spagnuolo e Stelvio Di Spigno (Kairos, 2007); nel catalogo di artisti e poeti per i sessant’anni della Repubblica Italiana (Il Laboratorio, 2006); nel libretto "La città comune" (Il Laboratorio, 2007); nell’antologia "Il miele del silenzio", a cura di Giancarlo Pontiggia (Interlinea, 2009). Ha pubblicato il poema in frammenti "Il margine di una città" , con prefazione di Raffaele Piazza e dieci tavole di Pasquale Coppola (Il Laboratorio, 2008).
Collabora, con Vincenzo Frungillo, al sito www.nellocchiodelpavone.blog....

7 commenti a questo articolo

Francesco Filia: LA NEVE
2014-09-24 11:13:18|di bernardo p

Pessima poesia: lingua grigia, pensiero nullo, andamento retorico dalla prima all’ultima parola. Voto: 3.


Francesco Filia: LA NEVE
2014-02-05 23:21:52|di Bianca

I tuoi versi fanno esplodere emozioni. Fanno male ma poi fanno bene.
Bianca


Francesco Filia: LA NEVE
2011-01-24 21:53:36|di flavia

professore sempre il migliore!! un saluto dalla 4i del quinto orazio flacco!!!!


Francesco Filia: LA NEVE
2010-10-05 09:15:02|di riccardo mele

Questi testi hanno un qualcosa di allucinato, di visionario, sembrano un incubo a occhi aperti.


Francesco Filia: LA NEVE
2010-09-17 09:42:34|di Giorgio

Bei testi, tesi, vibranti, con aperture vertiginose..."l’assedio/ è dentro le case".


Francesco Filia: LA NEVE
2010-09-12 11:32:08|

grazie vincenzo, eh sì forse dovrebbe cadere più spesso...nera..accecante...

ff


Francesco Filia: LA NEVE
2010-09-12 11:01:34|

ricordo la neve a napoli. l’ho vista una sola volta. magari scendesse più spesso.

bella francesco. bei frammenti.

vincenzo f.


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