Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Andrea Cirillo nasce nel 1982 e vive a Parma, dove si è laureato in Lettere moderne. Suoi racconti sono stati pubblicati su riviste come "LaLunaDiTraverso" e "Maltese Narrazioni". Nel 2006 è uno dei narratori de I Lunatici (Mup). Nel 2007 è tra i poeti di Star (ed. Tapirulan). Nel 2010 un suo racconto breve è inserito nell’antologia narrativa Souvlaki (ed. Tapirulan). Nello stesso anno è presente nell’antologia di narrativa Trenta secondi di universo e in quella di poesia Frecce verso l’altro (curata da Elisa Biagini e Fabio Zinelli), entrambe edite da Marcos y Marcos. Nel 2007 fonda ilTeatrodiMinosse con il quale porta in scena i suoi spettacoli. Nel 2009 crea con Andrea Tebaldi Adunanze poetiche, un modo per buttare la poesia in strada. Il suo blog è settesusei.blogspot.com.
Nella riflessione attorno al ruolo e alla figura del poeta giovane, su quelli che possono essere i suoi markers generazionali, ci è sembrata sorprendente la scelta narrativa di Andrea Cirillo che risale di un gradino (decisivo) le generazioni per mettere in scena il matrimonio dei proprio genitori. La lingua è un filo semplice, l’effetto d’epoca assicurato da innesti di canzonette anni ’60 (sintonizzate all’attualità, come la canzone di Nada: «Ma che freddo fa»). Non si dà il montaggio aggressivo di una contaminazione post-moderna (come nell’elegia sanremese di Tommaso Ottonieri), c’è il fondo graffiante ma sentimentale di un catalogo alla Rino Gaetano. In attesa di un diluvio purificatore, la difesa si attesta sui confini domestici, poco fuori dei miti della cameretta, Wunderkammer di materiali già adolescenziali, adesso armi per una lotta impari («Leggo letteratura fantasy / combatto con quello che ho»). La macchina del tempo è un ritorno al futuro, il desiderio fragile ed ostinato di un’utopia.
E.B. & F.Z.
L’uomo del tempo
non ha rifugio ne battaglia.
L’uomo del tempo non ha una maglia
quando il sole va via.
*
Sotto la doccia calda
penso al diluvio manzoniano
che lava via la peste.
Il bagnoschiuma profumato
non riesce a liberarmi
dal male che ho addosso.
So di mango e pesche.
Mi rivesto lentamente,
come se fossi un ippopotamo.
*
Cos’è la vita senza l’amore?
Milano.
Via san Rocco.
Chiesa di S. Andrea.
Il prete.
I miei genitori.
Si stringono la mano, si guardano dolci.
Emma, milanese.
Francesco, parmigiano.
Il lato di mia madre è pieno.
Quello di mio padre:
sei persone.
No. Non è giusto.
Prendersi una licenza. Aggiungere qualche invitato.
Due cugini del sud.
Un vicino di casa.
Il collega, quello che poi partirà per l’America.
Meglio.
Il prete comincia.
«Siamo oggi qui riuniti
per celebrare il sacro vincolo del».
No. Aggiungerne altri.
Il barbiere.
Il metalmeccanico.
Gianni Moranti.
Maurizio Costanzo
Emma Dante
Emma Thompson.
Emma Bovary.
Anna Karenina.
Anna dai capelli rossi.
I Tre-Tre
I Muppets.
Giulio Andreotti.
Giulio Tremonti.
Maurizio Costanzo.
Maria Nazionale.
Nada.
Marty McFly che ha appena visto la DeLorean sparire.
Nanni Moretti che canta ritornerai.
Non deve succedere.
Devo inventarmi qualcosa.
Sarà un disastro.
Prima lettura.
mentre mia zia legge
entra Cavallo Pazzo.
I chierichetti lo allontanano.
Mia zia riesce a finire.
Salmo.
Le ballerine brasiliane
anziché intralciarlo lo coreografano.
Devo fare di più.
Che ne so
un incendio.
Che ne so
Un invasione aliena.
I Muppets sono ingestibili.
Mio zio ne è circondato.
C’è Piggy che canta l’Ave Maria.
Maria Nazionale è gelosa.
«Cara Emma,
vuoi tu prendere come legittimo»
Rendo muto il prete.
Conosce il linguaggio dei segni.
Cazzo.
Mia mamma dice sì.
Cambio.
Maurizio Costanzo prende il posto del prete.
Gli faccio segno di farla lunga.
La fa lunga, ma poi ha bisogno di un finale.
Preferirebbe un lieto fine.
Grido: “Non fatelo!”
Ancamò.
Cadrega.
Strusone.
Tiram inans.
Barlafus.
Via Sabotino
mia mamma è una bambina.
Via Agnesi 4
la sua seconda casa.
Viale Bligny
dove morì mio nonno.
La Mangiagalli
dove mia mamma era felice.
Pizzeria Di Gennaro
dove andavano a mangiare da Fidanzati.
prima di trasferirsi a Parma.
Gianni Morandi ci prova con mia mamma.
Mio padre s’incazza.
Lei: “Preferisco Dalla”.
Gioco la carta
invasione aliena.
Rimangono cinque minuti
e se ne vanno con Emma Dante.
Arrivano i No Global.
Arriva la questura di Genova.
Arrivano le escort.
Arriva l’Inter, il Milan, il Real Madrid.
I candidati alle primarie del Pd.
Paolo Rossi
Riccardo Rossi
Giuseppe Rossi
tutti i Rossi d’Italia.
Arrivano i Cobas del latte
arrivano i presidenti della Repubblica Italiana
arrivano i vincitori di Sanremo,
arriva Garibaldi
arriva il Piccolo Principe
arriva Godot.
Non basta.
Arriva il papa che dice:
“Dio non esiste”.
Ma ormai sono tutti abituati.
Non basta
Non c’è più tempo.
Mio padre ha detto sì.
Nada
prende lo spazio.
«Cos’è la vita
senza l’amore?
è solo un albero
che foglie non ha più.
E s’alza il vento
un vento freddo
come le foglie
le speranze butta giù.
Ma questa vita cos’è
se manchi tu?»
*
Ho sognato il mio funerale
La lapide col mio nome e il mio cognome
la data di nascita
la data di morte.
Il feretro che viene portato lentamente.
I parenti, gli amici, il mio cane.
I becchini che
palata dopo palata
mi liberano la terra.
Il custode che assiste
come se fosse Inter-Cska.
E come ogni morto
che si rispetti
io sto vivendo
la sintesi perfetta della mia
esistenza.
Ci sono io, sotto la tua finestra
che ti dico
«Ti amo,
tu sei tutto per me,
sei ogni mia parola,
sei il mio vocabolario,
il dizionario dei sinonimi e dei contrari,
la mia garzantina,
il mio dizionario
inglese-italiano
italiano-inglese».
E poi non so più cosa dire.
Tu mi guardi e non parli.
La strada è deserta.
Ho una rosa in mano.
Ricomincio.
«Ti amo,
tu sei tutto per me,
ogni mia parola,
il mio vocabolario,
la mia Treccani,
la storia della letteratura italiana,
il mio atlante,
la mia costituzione,
il mio dizionario di ortografia e pronunzia».
Tu sei alla finestra,
sempre più in alto.
Al terzo piano,
al quinto piano,
al decimo.
Io non so più che dire.
E allora ricomincio.
«Ti amo,
tu sei tutto per me,
sei ogni mia parola,
il mio vocabolario,
il dizionario dei film 1996.
Aggettivo sostantivo, congiunzione,
radice quadra e elevamento alla potenza.
Sei la mia grammatica,
la mia Bibbia illustrata,
il romanzo d’appendice che avrei voluto
scrivere».
E tu non dici niente.
«Sei il dizionario etimologico,
il vocabolario inverso,
il francese in quarantotto ore.
Sei il presente indicativo,
il participio passato,
la mia lingua, il mio palato,
la mia teoria della relatività,
il mio big bang».
Sei sempre più in alto.
Al ventesimo,
al trentesimo piano.
Io sono un puntino
e tu sei in cima
all’Empire State Building.
Siamo solo bocche lontane.
Ti amo, ti dico,
ma tu non puoi sentirmi.
*
NODO DELL’ASINO
Allacciarsi le scarpe è una cosa abbastanza scontata. Nessuno ne deve aver mai fatto una ragione di vita, eppure io fino a nove anni ho avuto delle serie difficoltà, tanto che esigevo che mi venissero comprate scarpe con gli strappi. Poi un giorno, non so più quando, ho imparato. Al di là delle apparenze dietro i lacci da scarpe c’è un mondo intero. Un certo Ian si è preso perfino la briga di dedicarvi un sito web. Dice che ci sono almeno diciassette modi per allacciarsi le scarpe. Uno dei nodi possibili è il Granny Knot. Letteralmente sarebbe il nodo della nonna, ma in italiano viene chiamato nodo dell’asino. Da quanto ho appreso «viene generalmente considerato un tentativo sbagliato di fare un nodo piano. È più facile da fare perché i capi hanno lo steso senso di incrocio per tutte e due le metà del nodo, ma è pessimo per qualsiasi uso perché poco sicuro e difficile a sciogliersi». Ecco, questo è il nodo che uso io con le scarpe. Me lo ha tramandato mia madre, che a sua volta lo ha imparato da suo padre. Il mio di padre, invece, usa i mocassini, perché dice che non vuole perdere tempo.
***
Cos’è Frecce verso l’altro: QUI.
4 commenti a questo articolo
Frecce verso l’altro, n. 1: ANDREA CIRILLO
2010-07-20 23:42:04|di Francesca Matteoni
"I Muppets sono ingestibili" !!!
fantastisco Cirillo! vado a leggermi altro sul sito e coraggio!
Frecce verso l’altro, n. 1: ANDREA CIRILLO
2010-07-19 18:46:07|di alessandro broggi
concordo, cirillo è uno degli autori più interessanti di questa meritevole - ancorché sfortunata - antologia: la sto leggendo da alcuni giorni, e ne raccomando senz’altro la lettura (dal pdf o attraverso le ’puntate’ in progress su absolute), nonché il seguito della sua vicenda editoriale.
Frecce verso l’altro, n. 1: ANDREA CIRILLO
2010-07-19 15:42:18|di andrea inglese
bravo, andrea cirillo
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Frecce verso l’altro, n. 1: ANDREA CIRILLO
2010-07-21 12:00:08|di renatamorresi
bè, quando sono arrivati i cobas del latte qui da me c’è stata l’acclamazione a furor di popolo (l’idea un po’ mi ha ricordato quella poesia di sharon olds, I go back to May 1937, in cui lei vede i suoi incontrarsi per la prima volta e dice "fermatevi! non fatelo! vi farete delle cose tremende!" ecc. - qui ovviamente non c’è elegia, ma pazzia, e quindi pazzissima solitudine, e triste riso)
bravo, piaciute molto
r