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GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)

Articolo postato sabato 15 marzo 2008
da Luigi Nacci

Salvatore Ferlita ricostruisce le ragioni che portarono all’ esclusione di Edoardo Cacciatore e degli altri «sperimentatori dinamitardi»

GRUPPO 63 La congiura contro i siciliani

«Bisogna ridimensionarli». E la Neoavanguardia emarginò gli scrittori dell’ isola

Nell’ ambito di un festival musicale, Palermo ospitò, nell’ ottobre ’ 63, nei locali dell’ Hotel Zagarella, le famose riunioni di quello che sarebbe stato il Gruppo 63. Ma la Sicilia era, già da diversi anni, un terreno fertile della sperimentazione letteraria e gli incontri con i vari Balestrini, Sanguineti, Guglielmi, Giuliani avrebbero sancito una affinità elettiva che covava da tempo sotto la cenere. Eppure, a distanza di quarantacinque anni, che cosa è rimasto della Sicilia nella storia ufficiale della neoavanguardia italiana? Niente, o quasi. Un saggio di Salvatore Ferlita, Sperimentalismo e avanguardia (uscito in questi giorni da Sellerio, pagine 275), vuole rendere giustizia a quei narratori e poeti che hanno favorito direttamente l’ affermarsi della neoavanguardia o vi hanno a vario titolo partecipato nei suoi albori, per essere poi emarginati, dimenticati, rimossi. Sedotti e abbandonati. I nomi sono tanti e alcuni loro libri possono tranquillamente competere con quelli dei colleghi del continente, destinati, loro sì, a raccogliere fama e allori e, come sostengono da sempre i detrattori, a occupare posizioni di rilievo nella società culturale e editoriale. Quella di Ferlita (autore di numerosi saggi, monografie e studi sulla letteratura siciliana) è una rassegna storica ragionata della produzione isolana, messa a confronto con la narrativa e la poesia nate nell’ alveo del Gruppo 63. Ma soprattutto - e neanche troppo tra le righe - è un atto d’ accusa contro l’ «ostracismo» che ha costretto nell’ ombra molti autori di sicuro valore. Tra questi, Edoardo Cacciatore (classe 1912), padre misconosciuto della sperimentazione poetica: «Pur essendo arrivato per primo all’ appuntamento con l’ innovazione e lo sperimentalismo, Cacciatore - scrive Ferlita - è destinato a rimanere un escluso: non ci sarà posto per lui nella settaria e autoreferenziale antologia dei Novissimi». L’ antologia poetica dei Novissimi, datata ’ 61, fu «il primo scossone istituzionale al sistema letterario italiano della tradizione». Renato Barilli, uno dei teorici del Gruppo 63, non smentisce ma precisa: «Avevamo grande stima per Cacciatore e Anceschi voleva che fosse inserito nell’ antologia, però Giuliani rinunciò per sue ragioni umorali». Edoardo Sanguineti invece si prende volentieri le sue responsabilità: «Io mi opposi alla sua presenza. Intanto perché non avevo per lui una grande stima, ma soprattutto perché Cacciatore era assai più anziano degli altri. Si andava dai nati negli anni Venti a quelli degli anni Trenta e il suo inserimento avrebbe tolto compattezza alla scelta». Fatto sta che Ferlita ha un sospetto: il poeta siciliano, con la sua grandezza, «avrebbe oscurato gli altri poeti». Certo, si trattava di personalità anarcoide, refrattaria all’ idea di gruppo o di movimento. Al pari di un altro scrittore naturalmente portato alla sperimentazione più spericolata, il questore palermitano Antonio Pizzuto, che il suo maggior estimatore, Gianfranco Contini, definì non a caso «fratello maggiore della nuova avanguardia». E alla serie dei «padri» anticipatori, ma irregolari per definizione, Ferlita aggiunge il nome del «plurilinguista esasperato» Stefano D’ Arrigo. Rispetto al quale ancora oggi Sanguineti e Barilli si dicono «tiepidi». Detto ciò, rimane il fatto che tante personalità in contemporanea nell’ ambito della sperimentazione letteraria dimostrano senza equivoci come la Sicilia di quegli anni fosse davvero laboratorio molto vivace. Le emarginazioni però si fanno più inspiegabili, secondo Ferlita, quando si pensa a narratori e poeti che hanno non solo aderito alla neoavanguardia, ma l’ hanno addirittura anticipata, per essere poi dimenticati. Gaetano Testa, Roberto Di Marco e Michele Perriera sono i tre giovani scrittori che confluiranno nel ’ 63 in un volume collettivo della Feltrinelli intitolato La scuola di Palermo, con prefazione di Giuliani. Erano loro i tre cosiddetti «cinesi» (la Scuola di Palermo anticipò di qualche mese la costituzione del Gruppo 63), a cui Barilli dedica un paragrafo nel suo saggio-bilancio dell’ esperienza neoavanguardistica (di recente riproposto da Manni): dei tre, il solo Di Marco, con libri individuali, avrà accesso a editori nazionali come Feltrinelli e Einaudi. Oggi Barilli ammette: «Non li amavamo molto per la loro illeggibilità un po’ troppo estremista». Ecco un argomento che, soprattutto in ambito narrativo, fu affrontato dal Gruppo 63 con particolare vis polemica. Lo spiega Sanguineti: «Giuliani riteneva che avanguardia non significa illeggibilità, mentre Barilli era allora per scelte più accese ed estreme, ma poi si convertì verso forme più pacificate di narratività». Ciò non esclude che altri nomi siciliani, magari non proprio «dinamitardi» come i tre della Scuola palermitana, di cui tratta il libro di Ferlita avrebbero benissimo potuto essere amati dal Gruppo, essendo tutti forniti di «antenne in grado di captare umori e insofferenze nuovi e, soprattutto, di convogliarli in una nuova o almeno presunta tale linea di ricerca». Ma anche su questo punto i teorici di allora si dissociano. Sanguineti: «A molti, quando nacque il Gruppo 63, parve propizio saltare sulla nostra barca, salvo poi pentirsi quando capirono che si mettevano in conflitto con il cosiddetto establishment. Ma non eravamo certo noi a porre dei veti». Barilli: «Non c’ era nessuna tessera di adesione. Tutto partì dalla rivista di Anceschi, Il Verri, ben prima che si costituisse il Gruppo vero e proprio: quelli a cui piaceva la rivista e che si sentivano solidali con noi potevano aderire liberamente». Sarà vero allora che il Gruppo 63 ha finito per oscurare molti scrittori sperimentali siciliani? Come il «sommerso» siciliano Angelo Fiore, che nel panorama di Ferlita ha una posizione centrale e il cui itinerario narrativo paradossale e a tratti «eretico» è degno di rilievo specie per le atmosfere kafkiane e le opzioni joyciane che piacquero a Caproni. Va detto che spinte e controspinte si fronteggiavano in Sicilia come in Italia: slanci innovativi e resistenze della tradizione. Tant’ è vero che più o meno in quel giro d’ anni esplodeva il caso Gattopardo e Sciascia lanciava i suoi strali contro la «stupidità» di fondo dei gruppi letterari. In realtà, rievocando anni dopo l’ aria che si respirava attorno al Gruppo 63, un protagonista di quella antica temperie, come Michele Perriera, parlerà di «un tanfo da camerino». Rivelando che c’ era chi subodorò nell’ atteggiamento dei neoavanguardisti in trasferta in Sicilia «una spruzzata di colonialismo». Una voce (anonima) gli riportò persino la frase pronunciata da un autorevole (e rimasto altrettanto anonimo) esponente del Gruppo 63: «Bisogna ridimensionarli questi siciliani del gruppo. Si sono montati la testa». «Prevaricazione nordista»?, come sostiene Ferlita. «Per carità, nessun razzismo - sorride Sanguineti - questo è solo controleghismo insulare». E Barilli? «Diciamo che li consideravamo interessanti ma marginali, anche se in quel momento tutto faceva gioco, contribuiva al clima del Gruppo».

(Paolo Di Stefano, "Corriere della Sera", 14 marzo 2008)

17 commenti a questo articolo

GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-21 23:30:28|

Che le cose buone bisogna riconoscerle quando avvengono, o provarci, e che, sempre benvenuta la riclassificazione per carità, dovremmo avere occhio per quanto ci accade davanti, innanzitutto, almeno per non ripetere le stesse stronzate fatte dai nostri predecessori, e gli "illuminati", oltretutto.

appunto, invece di pensare ai dimenticati del 63 pensiamo ai dimenticati di oggi


antonella

GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 22:42:30|

"Del presente non si è mai contemporanei"

(Guido Guglielmi, fratello di Giuseppe e del neoavanguardista Angelo)

Preannuncio che presto inserirò su AP un contributo sull’Antigruppo siciliano. Intanto qui trovate qualche informazione, se vi interessa: http://www.vicoacitillo.net/recen/2...


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 21:29:11|di nevious

E’ certamente vero quello che dice Silvia: sempre nel presente bisogna stare.

E’ però altrettanto vero che anche a distanza di tempo ha senso segnalare esclusioni scandalose o inclusioni dettate da chissà quali criteri.
Questo articolo ha il pregio di ribadire che, al di là del costituito, c’era un altro universo che raramente appariva alle cronache.

Ormai Cacciatore è – fortunatamente – un’acquisizione. Grazie all’editore Manni e ad alcuni critici (Bettini, Luperini, etc.), le sue poesie sono a disposizione dei curiosi e degli interessati ...
Anche Villa, ultimamente, ha avuto una buona circuitazione.
Non è stato così, ad esempio, per Giuseppe Guglielmi e per tanti altri ... Si prenda la Scuola di Palermo, citata nell’articolo; quanti dei frequentanti il blog hanno letto Perriera o Di Marco o Testa? Eppure non è che non sono presenti nel mercato editoriale o che non abbiano scritto opere importanti ...

Ma la stessa cosa – e qui torno alle sollecitazioni di Silvia – potremmo rilevare oggi, dove cert’uni sono considerati “grandi” poeti – a torto, spesso – e altri assolutamente non considerati.

Stare su “ciò che avviene”, oggi, vuol dire spingersi oltre le cordate o le amicizie e rilevare ciò che invece meriterebbe ... Io continuo a ritenere una assurdità – culturale, politica, poetica – che “Maria” di Aldo Nove venga considerata poesia o che riceva più spazio di una qualsiasi opera di Enzo Moscato o di Nino Gennaro, ma mi è difficile anche solo intavolare una conversazione senza ricevere in cambio frasi del tipo: “ma tu chi sei per dire ciò?”.

Va anche detto che è normale includere/escludere. Chiunque proponga una antologia o una serie di nomi, lo fa – si presume – seguendo alcuni criteri, che è normale non coincidano con quelli miei o di altri. Critica è scelta, in fondo. Ed è forse più facile fare i conti “a distanza” che nel presente; almeno le opere ci stanno di fronte come tali e al di là del piccolo cabotaggio ...

ng


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 15:45:28|di Luca Ariano

Certo Luigi. Il muovere un po’ le acque è già qualcosa.
Dai, a presto!

Un caro saluto


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 02:43:28|di Molesini

Io non voglio, se può essere sembrato, prendere posizione per quelli che "scremano". Ma solo dare una sorta di spazio "mentale" alla ineluttabilità che questo avvenga.
Poi mi interrogo sulla buona fede di chi queste cose le fa a distanza di cinquant’anni (ovvio che Nacci fa bene a riportare Di Stefano e a scriverne, e che lui non viene minimamente toccato da questa critica, io stessa mi sono spesa, incredula, per la disattenzione che non ho mai capito nei riguardi di Villa, ad esempio.)

Ma dico che "ai posteri", come atteggiamento, non vale un fico secco. Che le cose buone bisogna riconoscerle quando avvengono, o provarci, e che, sempre benvenuta la riclassificazione per carità, dovremmo avere occhio per quanto ci accade davanti, innanzitutto, almeno per non ripetere le stesse stronzate fatte dai nostri predecessori, e gli "illuminati", oltretutto.


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 02:22:28|di Chiara Daino

Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare.
[Luigi Pirandello]

E a leggere: Cacciatore - e tutti gli "scremati". Grazie Luigi - e grazie a chi: non dimentica. E lotta.

Chiara


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 00:28:21|di luigi n.

Sono contento che vi sia stata qualche reazione. Come primo step, penso, si potrebbe iniziare a chiedere (oltre che privatamente, anche attraverso i blog) a un numero cospicuo di poeti e critici i loro nomi, i loro nomi dimenticati. Già costruire una bozza di lista potrebbe essere un avvio. Mediocre, ma pur sempre un avvio. In attesa di rimboccarsi le maniche per l’organizzazione vera e propria (anche a Trieste si potrebbe fare, sono sicuro che la Facoltà di Lettere accetterebbe senza riserve).


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 00:18:15|di Luca Ariano

Matteo, Luigi: con me sfondate una porta aperta. E’ da un po’ di anni che scrivo di questi poeti. E me ne mancano ancora...
Sì, tra Parma e Modena si può fare qualcosa: io ci sto!
Sentiamoci via email.

Un caro saluto


GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-19 00:07:54|di matteo fantuzzi

io ci sono. e qua nel bolognese non c’è che l’imbarazzo della scelta per ospitare un convegno simile. (l’unico problema qua da noi è che si fa tutto "per la gloria", di soldi oramai non ne girano più)

ma noi siamo "precari", ci sappiamo arrangiare :)

ps. però penso a luca: tra parma e modena ci sono 2 festival che ancora si possono permettere certe capacità, forse ci si dovrebbe fare un pensierino. villa assolutamente. e ancora pagnanelli, e scotellaro, e benzoni...


UniversoPoesia

GRUPPO 63: La congiura contro i siciliani (l’esclusione di Edoardo Cacciatore e altri sperimentatori)
2008-03-18 19:38:47|di luigi n.



Continuo a pensare che si dovrebbe progettare un (grande) convegno sui poeti dimenticati del ’900. Lo dico da tempo ma non ho trovato molte sponde. Potrebbe essere un bel banco di prova per i poeti della cosiddetta generazione degli anni ’70. Sì, proprio noi, trentenni a cui si imputa da più parti il desiderio di fare piazza pulita per parlare solo di sé (o, nel peggiore dei casi, di non aver nemmeno letto chi ci ha preceduto). E a cui si imputa anche, spesso a ragion veduta, un basso profilo intellettuale, una superficiale coscienza critica.


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