Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

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Redatta da:

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Gabriele FRASCA / Prime

Luca Sossella ed.

Articolo postato venerdì 23 novembre 2007
da Adriano Padua

Prime raccoglie testi scelti e rivisti dall’autore Gabriele Frasca appartenenti alle raccolte Rame, Lime e Rive. L’antologia contiene inoltre una serie di inediti e un’ampia selezione dall’opera in lavorazione Rimi. Dal 1977 al 2007, uno spaccato della produzione di Gabriele Frasca che non lascia nulla al caso.

Prime
Poesie scelte 1977-2007
di Gabriele Frasca
prezzo euro 12,00
collana arte poetica
Luca Sossella Editore

Gabriele Frasca è nato a Napoli nel 1957. Ha pubblicato le raccolte di versi Rame (Corpo 10, 1984; II edizione ampliata Zona, 1999), Lime (Einaudi, 1995) e Rive (Einaudi, 2001); i romanzi Il fermo volere (Corpo 10, 1987; II stesura, d’if, 2004) e Santa Mira (Cronopio, 2001; II stesura Le lettere, 2006); la raccolta di testi teatrali Tele. Cinque tragediole seguite da due radiocomiche (Cronopio, 1998); i saggi da Cascando. Tre studi su Samuel Beckett (Liguori, 1988) a L’oscuro scrutare di Philip K. Dick (Meltemi, 2007). Con il gruppo musicale ResiDante ha inciso per Luca Sossella editore l’opera fonografica Il fronte interno (2003). Ha tradotto e curato opere di Philip K. Dick e Samuel Beckett.

Una poesia dalla sezione Rivolte:

povero. vecchio. complicato gioco.
giocalo ancora. ora. tiralo a segno.
nella memoria. ora. forza il congegno.
o l’entità. con cui si mette a fuoco
un corpo. no. è una veste. o appena un fioco
rinvenire dall’ombra. anzi è un disegno
sbiadito. no. sbagliato. preso in pegno
di quanto c’era. e c’è rimasto un poco.
solo per crocifiggergli la testa.
o forse spopolarla. perchè esiste
un piano. che ci evacua. tutti. i primi
per correre il deserto di chi resta.
e gli altri. e tu. via sulle loro piste.
che li combaci. li rimpiangi. rimi

Una prosa dalla sezione Rimi

2 commenti a questo articolo

Gabriele FRASCA / Prime
2007-11-24 05:30:51|di Christian Sinicco

"la serialità come istanza di critica al capitalismo. è ancora questo, in Frasca?" scrivi tu Lorenzo. Non so se la critica sia sul capitalismo anni ’70, forse è una critica agli stessi meccanismi e ideologie che dirigono l’esperienza umana, e che non permettono che essa si svincoli. A Frasca allora domanderei se esiste una possibilità oltre questi meccanismi, perché se esistesse allora pure la poesia dovrebbe incorporarla, e successivamente discuterla nuovamente e superare il fatto stesso di tale "appropriazione" da parte delle "strutture". Leggendo (e ascoltando) i testi di Frasca, ma pure le opere di Nacci, di sentirmi avvolto in un mondo senza scampo. C’è la riformulazione di un mondo che non è precisamente quello in cui ci muoviamo, ma che conserva alcune specificità, come la crisi (che si può leggere anche come critica) del soggetto che lo abita.
Più che impressionarmi la serialità mi impressiona il fatto che l’unica azione a cui "siamo" destinati sia il "rimi", che collego al fatto di ripercorrere sonorità già vissute. L’altra domanda che mi viene in mente è come superare la "crisi", il "nihil", solo elaborando mondi che la rispecchiano/rielaborano, cioè in una sorta di eterno ritorno?
Forse non potrà Frasca dare questa risposta, però il suo formare (a me) segnala queste domande.


Gabriele FRASCA / Prime
2007-11-23 09:47:10|di lorenzo

dato che ho comprato questo libro (mi gustano anche esteticamente questi libri di sossella), ci riprovo ripostando il commento postato per l’annuncio dell’uscita del libretto verde di frasca:

per scrupolo ieri prima di sentire la presentazione del nuovo libro di Elisa Biagini a Roma, mi sono comprato il volume "Prime" di Frasca ed. Sossella. le mie impressioni di qui sopra sono state più o meno confermate ma mi è venuto da fare qualche riflessione in più. Frasca sta diventando ai miei occhi un caso esemplare: qui c’è davvero sostanza, c’è sensibilità (prendete il termine in tutta la sua forza, anche filosofica). perché mutilare una cosa così preziosa con l’accetta di una serialità tanto eccessiva, applicata inflessibilmente a tutti i livelli (forma, tono, argomento; verso, strofa, poesia, raccolta; serie di raccolte, opera etc.)? comincio in questo caso a pensare che per Frasca vi siano motivazioni direi quasi psicologiche oltre a quelle "ideologiche", mutuate dagli anni Settanta e Ottanta. delle prime non posso parlare ma queste ultime sono residui tossici. non potendo decidere, sospendo il giudizio e mi limito a osservazioni neutre. ma qual’è l’origine storica dell’uso della serialità in arte? per quanto ne so io si risale alla temperie della Scuola di Francoforte o giù di lì, che già stava elaborando a livello teorico "dati" precedenti (avanguardie etc.). insomma, semplificando, conosco la serialità come istanza di critica al capitalismo. è ancora questo, in Frasca? l’effetto ai miei occhi è devastante: la forza dell’impressione che la serialità dele macro- e micro-strutture dei lavori di Frasca imprime nella mente del lettore è tale da sviare completamente l’attenzione da ogni altro aspetto del testo. il lettore deve quasi lottare per continuare a leggere. il messaggio (sia pure esso il "nulla" della poesia) è poderosamente distorto, fittamente offuscato dall’eco della serialità delle strutture. se fosse soltanto così, non ci sarebbe molto da stupirsi: un’operazione leggibile chiaramente con strumenti disponibili da settant’anni o giù di lì. ciò che mi stupisce è che nel caso di Frasca questo Juggernaut seriale-ideologico sta effettivamente schiacciando un individuo. un individuo che respira d’un respiro naturale. un individuo che patisce e agisce. non un individuo-pretesto, come altrove. per questo mi chiedo "perché?" e dubito della risposta, e dubito della domanda.

ciao a tutti, lorenzo


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