di Massimo Arcangeli
Massimo Arcangeli è linguista e sociologo, critico letterario (militante) e scrittore.
Coordina numerose imprese editoriali, dirige varie riviste accademiche (oltre a un Osservatorio della Lingua Italiana per l’editore Zanichelli), è titolare di rubriche giornalistiche, radiofoniche, televisive.
Il suo ultimo libro è il pamphlet Il Medioevo alle porte, pubblicato da Liberilibri (Macerata 2009).
di Cecilia Bello Minciacchi,
Paolo Giovannetti,
Massimilano Manganelli,
Marianna Marrucci
e Fabio Zinelli
di Yolanda Castaño
di Domenico Ingenito & Fatima Sai
di Maria Teresa Carbone & Franca Rovigatti
a cura di Massimo Rizzante e Lello Voce
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Carlo Pisacane
Macché giovane e bello: basso, grasso
pieno di boria tra il furbo e lo scemo
quando racconta che ha molto vissuto
Giovanni Giudici
L’ardimento dell’azione.
La viltà dell’attesa?
Qualche anno fa è uscito un bel libro di un teologo, Piergiuseppe Bernardi: Il coraggio dell’attesa. Per anni è stato questo il mio motto (aspettare pazienti è ridimensionare, appianare, far decantare). Da un po’ lo è molto meno. Quanto dobbiamo ancora attendere per una rivoluzione delle anime? O per un loro risveglio? O per un soprassalto d’orgoglio? Gli eroi latitano, anche in tempo di celebrazioni, mentre furbi e scemi imperversano. I primi molto hanno fatto, i secondi molto hanno subito. Sono però, ahimè, ancora vivi. Fossero morti come quei trecento animosi, i dritti e i fessi – così li partorì la penna di Prezzolini, che i nostri connazionali li conosceva bene –, oggi parleremmo forse di un’altra Italia. L’Italia che, rialzata la testa, oppone una nuova coscienza all’arroganza di chi, basso e un po’ grasso, continua a raccontare la favola di quello ha molto operato.
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