Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
IL SALE
a D.
Se il tu è montaliano
e il noi è socialista
l’io è da giocatori
di Monopoli o di
solitari affrontati
nei pomeriggi canicolari
o nelle sere di feste assortite
così scriverti è la soluzione
più rarefatta se non migliore
di dirti che i miei verbi zoppi
si accompagnano alle tue particelle:
Sono in predicato di viverti.
Ho sabotato la centrale elettrica
con l’intenzione di godere del
mare notturno petrolio,
si è rivelato una coperta di
ossi di seppia galleggianti muti
la mia libellula parlante mi ha suggerito che
non si trattava di una metafora
e il mio soffio al cuore
sfiatava sull’asfalto duro della spiaggia
interrompendo meccaniche
collaudate da un anno,
così dopo alcune settimane
mi sono ritrovato cavo e cieco.
Il tempo è troppo
avanza dalla sera prima
come pane raffermo
che se Pisa fosse una città
sarebbe un quartiere
dove frano con le mie giornate
orecchie piene di canzoni
in cui il vento taglia la faccia
e risparmia benevolo il resto.
Se il mare di Livorno sciacqua
il nostro schiuma.
Mia figlia è la rosa dei venti
e l’amore la mia statua di sale
ma troppe parole alla fine
si rivelano randagie
io le vendo per professione
e la parete dedicata ai libri di poesia
acquista spazio ogni mese
mentre tu mi scrivi di gherigli
la tua libellula mandata in missione
colpisce alla finestra
il mio inventario mentale.
Ti indirizzo la testa
fra gli spigoli del mio corpo
è tutto tranne un appunto
rimasto sulla carta
dalla sera precedente.
Il catrame era bagnato
quella sera d’ottobre
quando ho iniziato ad amarti
e non ero ancora il tuo inchiostro
mi sono sentita autorizzata
dalla scritta OPEN che abbagliava
i miei occhi giorni fa
li hai affogati nell’umido liquore
del tuo amore sfacciato
nel ritardo colpevole dei
tuoi ravvedimenti estivi.
Ora trattami con cura
quando mi svegli la notte
perché ho sangue disperso
dalle narici di un luglio assordante
e capillari raggrumati dalle ferite
linee accennate come torrenti
asciutti sulla passione dei miei seni.
Riprendi da dove hai lasciato
sto arrivando detto al telefono
o dalla grafite bianca delle tue dita
mentre mappavi la mia schiena
in risposta alla mia collezione di regali
autunno inverno primavera estate
e una serie di milizie
per sconfiggerti la solitudine
nubifragi fuori a complicare le mie autostrade.
Spillami dal petto adesso
Hello Kitty tutta di rosa
che prepariamo la sfida
con il tuo Charlie Brown
iniziata sui gradini di Lucca
in quel bar dove
ti ho consacrato mio amore
con ostie al sapore d’anice
nel ricordo vivido che non basta
mentre io annaspo come un pesce
pescato e dimenticato nel bagagliaio
e mi preparo alle stagioni
ricalcando luglio sopra agosto
peccato che ormai sia fuori produzione
anche la carta carbone.
Il sergente Drogo
il colonnello il caporale
ha ordinato espressamente
di stivare tutto con precisione
nei vagoni deragliati
– le lamiere ustionano sotto il sole –
dei miei giorni presenti
così da occupare il futuro
e sorprenderlo nel sonno
basta un cuscino che
non sia troppo d’oca
e un intorno di alberi
soffocati dai roghi
della bella stagione.
Non so se hai mai
notato l’alienazione
di certi luoghi d’alveare
dove uno scarabocchio vale
la descrizione di un volto
nelle grandi stazioni
o nelle vie del commercio,
lo scarabeo che agita le zampe
sul davanzale gelido della finestra,
eppure prego ogni giorno
prima di non fare colazione
sua Assenza massima
che mi conservi la lingua
per colpire meglio il tuo palato.
Ho diffuso depliant illustrativi
della situazione
dicono anche questa volta
si tratti solo di una congiuntura
io ritornerò fra le tue braccia
ma fossi in te, sai
gli dèi sono complicati
sono ospitati dagli eventi
e il fato è un cucciolo di cane
nascosto sotto il letto
al primo temporale.
Hai provato a fidarti dei tarocchi?
La paglia si succhia
meglio dagli angoli
e il tuo girasole assorbe il sale
a chilometri di distanza
anche se io non conosco
le regole del gioco
tu comunque iscrivimi,
la tua fronte è calda
al mio pensiero.
Stanotte ad esempio ho danzato
in circolo nella stanza
non ero neppure ubriaca
solo un po’ presa dalle stelle
le avevo scorte dal balcone
e il loro occhiolino era irresistibile
ho riflettuto sul tuo discorso
di sere fa e mi è parso
proprio non so come dire
quando dicevi con gli occhi allagati
Ho capito che siamo come un elastico
e proseguivi balbettando che l’avevi
tirato da una parte
– troppo, ho pensato fra me e me –
e che mi avevi allontanato
poi però siccome siamo inevitabili
l’elastico tirato troppo torna vicino,
e ancora giuro non si è rotto:
che ne dici?
Il sorriso che ti è venuto
era storto proprio incollato
da un bambino al suo primo giorno d’asilo
non sapevo che aggiungere
se non una richiesta di tempo
tanto per capire se le mie
sono escoriazioni ecchimosi o fratture
tu hai aggiunto che avevi letto
– ma non era Goleman a scriverlo –
che la felicità è spesso
un’incoscienza
– si può essere felici solo se incoscienti –
ma che questa teoria hai detto
non ti convinceva per nulla
e alla fine
mentre ti vedevo ti sentivo
affondare nei miei occhi
splash e glu glu splash e glu glu
ti è scappata una frase
da cioccolatini
che faceva così:
…………………………….,
e mi è piaciuta tanto.
Giuseppe Rizza ha ventinove anni e il suo paese d’origine è il più a sud d’Italia, ultimo avamposto dell’isolitudine siciliana. Nato a diciassette anni trascorre il resto della sua vita da Scardaci. Nel frattempo si è laureato in Lettere, ha conseguito a Siena il Master in "L’arte di scrivere" diretto da Romano Luperini, e ha insegnato con alterna convinzione in Brianza e nella Maremma. Il suo sogno attuale è di stare insieme ad una libraia. Sostiene Oz, Bufalino, e Schulz.
Altri suoi lavori ai seguenti link:
http://www.nazioneindiana.com/2008/...
http://www.nazioneindiana.com/2009/...
http://www.absolutepoetry.org/Giuse...
http://www.scuolaholden.it/Holden-2...
Giuseppe Rizza cresce
2010-11-26 21:03:17|di Silvia B.
Giuseppe cresce in maniera direttamente proporzionale tra forma ed esistenza. Lo avevo letto su Nazione Indiana, ormai un bel po’ di tempo fa, mi era piaciuto. L’ho perso di vista, ora lo ritrovo qui, in una sera di Novembre che minaccia neve su Milano, per i giri che fanno la vita e gli eventi.
E qui mi pare più maturo, più presente, più cosciente. Qui ha imparato a scoprirsi e ha trovato il coraggio di mettere sotto la luce diretta quello che sa maneggiare.
Lavora, Giuseppe, su quel topos della tua scrittura che sono le mani. C’è ancora da fare.