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HEDOI ETXARTE: arriva la solitudine gialla

(poesia straniera - numero XXIII)

Articolo postato domenica 25 gennaio 2009
da Luigi Nacci

Hedoi Etxarte è nato a Pamplona (Paesi Baschi) nel 1986. Sta per laurearsi in Traduzione e Interpretariato e diplomarsi in violino. Suzko Lilia (Giglio di fuoco) è il suo primo libro di poesie in lingua basca, pubblicato dall’editore Susa. Il libro è suddiviso in due parti (Présence e Absence) che hanno come tema i rapporti di coppia e la distanza imposta. L’incompatibilità tra i valori borghesi della coppia e la distanza che il mercato, ai nostri giorni, impone, facendo notare la mancanza di un modello di famiglia alternativo a quello del XIX secolo. L’introduzione del libro è a cura di Harkaitz Cano, che evidenzia il surrealismo e la mancanza di cinismo dei versi e l’attenzione per la città. Il libro dipinge paesaggi urbani di Berlino, Gasteiz, Gaza o Rostock, e parla della mescolanza tra amore e politica. Ha in cantiere un progetto ibrido tra poesia, fotografia e disegno. Ha tradotto in basco un comic di Gaston Lagaffe (Franquin).

Hedoi Etxarte on MySpace: QUI.


L’AUTOPSIA E’ UNA FOLLIA

la frase è pesce
e la parola squama
sudando nella pozza

le tue costole
palpitano
nei polmoni

rompere un libro in due:
raddoppiare l’allegria
in mezzo sorriso

agguato cieco

la frase è pesce
e la parola squama
sudando nella pozza

il coltello non è pulito
quando si toglie dall’occhio di kathy,
non è chiaro se l’ha impressionata

la tormenta l’hanno chiamata tempesta
e i cittadini sono rimasti sotto i tetti,
il vaso sa che si tratta solo di un acquazzone
e si appresta a bagnare i calzini nelle pozze

il martin pescatore è l’uccello che più beve

prendere le distanze di fronte alle situazioni
permette di analizzare meglio le situazioni,
distanza significa morte,
analizzando ciò che è morto siamo più vicini alla verità
e cristo in croce (diventando un guru)
è l’antitesi dell’abbraccio

riassunto e
sintesi
due punti
autopsia

quando te ne sei andato abbiamo salato il paradiso marittimo

la tormenta l’hanno chiamata tempesta
e i cittadini sono rimasti sotto i tetti,
il vaso sa che si tratta solo di un acquazzone
e si appresta a bagnare i calzini nelle pozze

in agguato cieco

rompere un libro in due:
raddoppiare l’allegria
in mezzo sorriso

la frase è pesce
e la parola squama
sudando nella pozza

*

IL TUO VOLTO

il tuo volto
non è una pagina bianca
perché ha occhi

i tuoi occhi
non sono dizionari
perché non conversano con le parole

i tuoi angoli
sono bosco
di albero in albero

diciamo odore-di-pioggia
quando in realtà è odore-di-ozono

a favore della libertà:
la proibizione

visto che ha occhi
l’orecchio è ghiaccio

la fragola è dolce
grazie al succo di limone

diciamo rispetto
per dire muro

diciamo distanza
per dire paura

*

TRE LENTICCHIE NICHILISTE

avete aperto la porta con l’accetta
e avete distrutto il fiore
e chi ci ha provato con i proiettili
ha forato il tronco che è dietro la porta
ma il frutto non è caduto

i vermi e gli occhi tagliati
mantecati sotto le sedie
hanno il pantalone azzurro come obiettivo

e chiediamo pioggia quando abbiamo freddo
perché il nostro unico modo di arrivare è il piacere
allora urleranno «non farmi diventare un libro di stile»

quando arriverà l’ora
i più grandi cervi del desiderio
e i due asini di fronte
sono convinto si suicideranno
è così naïf

sono naïf
quando sei naïf
e quando il cielo diventa rosso
le nuvole azzurre salutano il giorno

da piccolo ho unito i numeri con le linee
le immagini spuntavano
uno due tre e dopo quattro:
la lepre nel bosco

ora uno dei tappi delle
bottiglie d’acqua che mi hai dato
e con la stanchezza
mi si sciolgono gli anelli

alba forata
verità involontaria raggrinzita
notte senza risveglio
gola dello stato freddo
rifugio da esigere...
eri la mia cintura
dove i tetti erano sogni

nell’epoca del grano sterile
benvenute le lenticchie secche

avete aperto la porta con l’accetta
e avete distrutto il fiore
quando era giunta l’ora
dei maggiori servi del desiderio

benvenute le lenticchie
nei tempi sterili
dove gli edifici si disfano
dove i piatti non ancora riempiti sono foglie secche
apri la porta con un’accetta

*

SHALALA

bruciando il giglio nel fuoco
siamo stati infiniti:
come lo sono le notti
fino all’apertura delle labbra
come tremano i corpi
con la musica della discoteca

innalzeremo le braccia
quando la croce rossa porterà via i feriti,
quando vorranno farci piangere
wir sind friedlich
was seid ihr?
vi canteremo shalala nude
perché noi siamo le bambine che sorridono
dimenando le natiche
e mangeremo tutto mescolato col fumo
tra le tende
balliamo scalze
addobbate da luci che vanno e vengono
sul selciato rotto
perché la lascivia è il nostro obiettivo finale

e bruciando il giglio nel fuoco
siamo stati infiniti:
come profonda è la notte
che non può aprire gli occhi cuciti
come tremano i corpi
con la musica della discoteca
vi canteremo shalala nude

la vita è amara
e a volte anche dolce
per farci dimenticare
che è amara
la vita è amara
e vi canteremo shalala nude

*

CAMMELLI GIALLI

i corpi dimenticati
hanno trovato un alba di bambù
nelle cicatrici di vino

guardando addormentato
questa notte
i morti non potranno ballare
mica perché gli abbiano tagliato le orecchie
no
e neanche perché gli abbiano rubato le scarpe
no
i morti non verranno
perché non hanno i panini alla nutella
attorno all’ombelico

la solitudine gialla arriva di fronte
quando mi sono già bagnato la spalla e il collo
mentre ha le rose di cioccolato tra le mani
—i tetti al sole—
la solitudine gialla,
in questa occasione stavo per dirti di non lasciarmi
—conigli sanguinosi—
solitudine gialla nei pianti e sorrisi
volendo mostrare che il tempo è un regalo
in questa occasione stavo per dirti di non lasciarmi
il termosifone si è rotto in mille pezzi
agosto è in autunno

arriva la solitudine gialla
padella di burro senza odore di pesce

gli amici dei libri verdi —quelli di sinistra—
sono accorsi al mare che è quasi in silenzio
come i rospi alla stazione
arriva la solitudine gialla:
prendendo tutta la strada obesa
è nata morta

starò in piedi malgrado mi finiscano le batterie
guardando i cammelli
allattandomi dal silenzio
attorno al tuo ombelico
nel corridoio

*

SEDICI

(la tangenziale ci prenderà
tra un minuto
fino a Hermannstraße
ma nell’istante in cui qualcuno
decide se sedersi o no
preferisce continuare in piedi)

ti ho aspettato a lungo
e ora quando sbuchi
apri e chiudi le labbra
producendo suoni
ma so
che non ti ascolto
solo ripeto a me stesso
quello che mi aspettavo di ascoltare

sono quello che va al concerto sapendo le canzoni
in diretta ripeto in testa
quello che ascoltai nella registrazione
non ascolto stonature
non me ne accorgo delle parole troncate
è quello che va ad ascoltare il gruppo senza conoscerlo
chi ascolta meglio:
quello che non ha pregiudizi positivi

io
mi sono detto in troppe occasioni
quello che avrei voluto ascoltare dalle tue labbra
e non posso tornare vergine
davanti alle tue parole
quest’albero ha troppe schegge
nei cresciuti troppo
e le mele sono in punta della punta
non ci arrivo con le mani
e il ricordo è troppo circolare
la sua barbarie troppo circense

voglio te prato umido
e te albero fiorito
e te prato fiorito
voglio te prato umido
seminando i campi con i bicchieri

gli arbusti bassi radicati nella terra
ci spengono
ma io voglio vedere te
voglio vedere te
albero fiorito
quando germogli sorrisi

nächste station: heramnnstrasse
endstation, bitte alle aufsteigen

le tangenziali si sono infognate
come la pittura rossa
sul volto bianco

se fossi rimasto in me stesso
ora singhiozzerei con il sole
se fossi rimasto in me stesso
non singhiozzerei per gli eventi imprevisti
se fossi rimasto in me stesso
senza uscire dalla stazione

*

AMBULANZE

i capelli indossavano la pioggia in via Victor Greyson
solo chi era in ritardo correva sotto i tuoni
mentre aspettavo la fine delle gocce
non volli bagnarti guardando verso il basso

le ambulanze sono le amanti più fedeli
tornano sempre alle ferite
al tunnel d’emergenza che le guarirà

e quando ero seduto
affiorasti al mio udito
e formicolasti la mia schiena
come i conigli trasformano le strade di
fango

come si spargono le lacrime
verso l’interno dell’iride
ci risveglia la notte;
quella delle due lune
quella che non ha cielo
nel conflitto dei cammelli
quattro montagne ingarbugliate
alla vendita nel mercato di Tokyo
culmine della vita
estremo della vita
quattro culmini
e nessun rifugio

forse avremo bisogno
di infermiere e non di poeti
o coltelli nelle vene
e non della camomilla sul tavolo
o la corda sul collo
e non di abbracci di amici
o di sterilizzarci
e non perderci nei letti montagnosi

le ambulanze sono
i cinema delle stelle
gazzelle infaticabili
orsi che cacciano senza dormire e anche d’inverno
luci di speranza

le ambulanze sono quelle che
anche se il vento spezza tutti i rami
e le gru costruiscono
riscaldamenti di centotre metri
sono le ambulanze quelle che ogni notte
escono da sotto le gonne come viaggiatori

*

36 GRADI

quando c’erano 36 gradi
in primavera Leonidovitx
dette un fiore scozzese a Alekseievna
e lei lo mise nella tasca del petto

l’estate se ne andò e quando l’inverno stava per finire
Alekseievna slegò la parte inferiore della tasca e
il fiore scozzese cadde
disse a Leonidovitx
che le spine del fiore avevano fatto il buco

quando c’erano 36 gradi
Leonidovitx raccolse il fiore
e con le mani ferite
bevette limone con gli occhi
nel bosco degli eucalipti
gli zoppi leggevano Il manifesto
di conseguenza

quando c’erano 36 gradi
Leonidovitx si dissanguava
e la sua bocca inghiottiva terra

*

OBBLIGO E VOLONTA’

quando arrivai mi dicesti
«anche il silenzio è musica»

prima dell’insalata
«anche il vuoto è spazio»

dopo
«anche il nero è un colore»

e al dessert
«anche gli occhi e i gesti sono linguaggio»

al caffè
«anche se ti causa dolore l’operazione
la fanno con l’intento di guarirti»

e prima di andartene mi dicesti
«anche se ti ho fatto le corna
amo solo te»

*

NON C’E VUOTO TRA LE RIGHE

senti la nespola nella gola
e vieni alla pista da ballo dei fuochi
senti cisgiordania sull’autobus
quando i polmoni ti esplodono nelle orecchie

senti il vuoto negli occhi
ora che ti si sono bagnate le scarpe
senti la libertà che ti trasmettono
i B-52 e i newton

senti la corda metallica
che ti insanguina le dita
senti che le braccia non volano
mentre ti getti dal terzo piano sul marciapiede

nel brivido vedo solo la pendenza
e non c’è vuoto tra le righe


(testi tratti da Suzko Lilia)

**

N.d.T:
le poesie di Hedoi Etxarte sono state tradotte dalla lingua castigliana ma la lingua di partenza è il basco. Il castigliano in questo caso funge da lingua veicolare. Ne deriva una probabile perdita dei giochi di parole, molto vivi nella poesia di Hedoi.

Traduzione: Ana Ciurans
Adattamento poetico: Fabio Donalisio

***

Un ringraziamento a Gorka Arrese, della casa editrice Susa, che ha reso possibile il contatto con Etxarte.

****

post precedenti:
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II - Viktor Kubati (Albania)
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VI - Alfred Lichtenstein (Germania)
VII - Marcello Potocco (Slovenia)
VIII - Stanka Hrastelj (Slovenia)
IX - Pablo García Casado (Spagna)
X - Gonzalo Escarpa (Spagna)
XI - Juan Carlos Abril (Spagna)
XII - Ana Brnardić (Croazia)
XIII - Natalia Menéndez (Spagna)
XIV - Alberto Santamaría (Spagna)
XV - Arben Dedja (Albania)
XVI - Yolanda Castaño (Spagna)
XVII - Laureline Kuntz (Francia)
XVIII - Matjaž Pikalo (Slovenia)
XIX - Sookee (Germania)
XX - Leire Bilbao (Paesi Baschi)
XXI - Christian Teissl (Austria)
XXII - Jure Jakob (Slovenia)

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