Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Questo inizio 2011 si è aperto con una pubblicazione molto attesa: le edizioni Le Voci della Luna hanno infatti dato alle stampe Co’e man monche (Con le mani mozzate), l’ultimo poema di Fabio Franzin, esponente di spicco della nuova ondata di poeti italiani in dialetto (e in lingua). Vincitore del Premio "Navile", Co’e man monche è il canto straziato su un milione di cassintegrati nell’Italia odierna. Di seguito se ne riporta l’incipit.
Passà el sant, passà el miràcoeo
‘Dèss che del miràcoeo l’é restà
sol l’eco zhigà pa’ piazhe e bar,
e ‘l nord-est l’é ‘tornà a èsser
un grun de paesi persi tel caìvo
fra stradhe e capanóni stuàdhi
e ‘l sant l’é passà via ciamàndo
un brut nùvoeo nero da tenpesta
co’l só vècio pastràn da Pantaeón,
se ‘spèta i grani tea testa sperando
che Dio èpie remissión dee nostre
vite senza casco, senza paracadute
intànt che se casca drento ‘sto burón
scuro, fra boéte che sóea come fòjie
de un ‘utùno da luto: ‘e man come
forche butàdhe de nòt drento ‘l pozh.
(Passato il santo, passato il miracolo - proverbio veneto) Ora che del miracolo è rimasto / solo l’eco urlato per piazze e osterie, / e il nord-est è tornato ad essere / un reticolo di paesi persi nella nebbia / fra strade e capannoni spenti // e il santo è passato via annunciando una nuvolaglia nera da tempesta / col suo vecchio tabarro da Pantalone, / attendiamo la grandine sulla testa sperando / che Dio abbia remissione delle nostre // vite senza casco, senza paracadute / mentre precipitiamo in questo abisso / buio, fra bollette che svolazzano come foglie / di un autunno da lutto: le mani come / forche gettate di notte dentro il pozzo.
Nato a Milano nel 1963, dunque coetaneo del collega Edoardo Zuccato, suo prefatore nella raccolta dialettale Mu.scio e roe (Muschio e spine) del 2006, Franzin non ha però assunto, come Zuccato, il lombardo a idioma poetico, perché a sei anni si è trasferito nella provincia trevigiana, prima nel paese paterno, Chiarano, poi a Motta di Livenza, dove tuttora risiede. E proprio l’opitergino-mottense è la variante dialettale che ha assunto per il suo (tardo) esordio poetico con El coeor dee paroe (Il colore delle parole) del 2000. Una scelta perfettamente in linea con la tendenza “neodialettale” inaugurata dal Pasolini casarsese, che si differenzia dalla grande poesia dialettale precedente per la scelta da parte degli autori di un idioma isolato e periferico, come mallarmeana lingua privata della poesia. Eppure, a differenza di quanto avveniva nel Pasolini lirico di Poesie a Casarsa, protagonisti dell’opera di Franzin sono la lingua del popolo (una lingua lessicalmente e sintatticamente non verticale, rara ma orizzontale, media) e il noi epico della collettività, non l’io lirico. Un epos che in Franzin travalica i confini locali, sia per i temi che affronta (soprattutto quelli legati al lavoro, al lavoro che logora, al lavoro che manca), sia per la lingua d’elezione, cioè per le caratteristiche fonetiche dei dialetti veneti (assenza di ï ö, mantenimento dei dittonghi ie uo, conservazione di sillaba debolmente accentata), più vicine a quelle del Toscano e della lingua letteraria, rispetto ad altri dialetti alto-italiani, come il milanese di Zuccato e, per fare un solo esempio fra i migliori giovani dialettali, il santarcangiolese di Annalisa Teodorani. Franzin è un moderno minnesänger, un cantastorie neovolgare, che sa farsi intendere dall’uditorio, specie nelle sue splendide esecuzioni orali, e non ha quasi bisogno di traduzione in lingua, di sottotitoli, come i cantori dei cantari franco-veneti che volgevano negli idiomi locali il francese delle Chansons. Da buon cantastorie, nel poema Fabrica, pubblicato dalle edizioni Atelier 2009, una delle più sorprendenti opere dialettali dell’ultimo decennio, antecedente diretto dell’imminente Co’e man monche in quello che si annuncia un vero e proprio ciclo, Franzin canta di un eroe tradito, l’operaio post-industriale come specimen, individuo collettivo, ovvero i Pòri operai, poveri operai della prima sezione del libro, i quali
[...] I par squasi
dei pajiàzhi scanpàdhi via
da un circo, cussì, ridìcoi
e maincònici come i comici
del cinema mut, e muti i ‘é
anca lori parché ‘a fadìga
ghe ‘à portà via ‘a paròea
Sembrano quasi / dei clown fuggiti // da un circo, così, ridicoli / e malinconici come i comici / del cinema muto, e muti sono / anche loro perché la fatica / gli ha estirpato la parola.
Operai chiamati Par nome (Per nome) nella seconda sezione, protagonisti di una grande impresa fallita (l’epopea industriale del nord-est). E da buon neovolgare, «come tutti i neodialettali – si legge nella Nota storico-linguistica di Frabrica – l’idioma rappresenta per lui una materia su cui lavorare, un’espressione da piegare quando serva, quando occorra, ai fini del ritmo, della musicalità». Presentando Fabrica su Atelier n. 53, Manuel Cohen ha parlato a ragione, per la lingua di Franzin, di «un processo di moderata mescidazione e di meticciato contemporanei, piuttosto che [di] fissazione o recupero oleografico e manierato di una parlata “originaria”».
Questa mescidanza è spiegabile in parte anche dal fatto che Franzin è sia poeta in dialetto che in lingua.
Oltre a El Coeor dee paroe, Mus.cio e roe e Fabrica, egli ha infatti pubblicato nel 2003 Il centro della clessidra (Premio Ugo Foscolo 2002), nel 2005 la raccolta in dialetto Canzón daa Provenza (e altre trazhe d’amór) (Premio Edda Squassabia 2004) e Il groviglio delle virgole (premio Sandro Penna 2004, sezione inedito), nel 2006 Pare (padre), nel 2010 Rosario de siénzhi (Rosario dei silenzi – Rozni venec iz tisine) in edizione trilingue, Siènzhio e orazhión (silenzio e preghiera).
Non resta dunque che aspettare il prossimo canto.
I cantari ibridi di Fabio Franzin
2011-03-31 10:05:44|di sj
felicitazioni!