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"I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo

alcuni testi tratti dalla raccolta inedita

Articolo postato domenica 9 luglio 2006
da Gabriele Pepe

“...la poesia della Pizzo emerge da uno sfondo di divenire e di morte, alla ricerca di un orizzonte simbolico capace di dare senso all’insignificanza della morte. Poi, intorno a questo nucleo cen-trale si dispongono altri elementi (lo stile ad esempio, l’ironia contro-fobica, la forza descrittiva delle immagini, la parabola sognata, la ripresa - in questo caso di Dante - e altro ancora); ma l’elemento centrale resta sempre questa ossessione del pensiero della morte, che in alcuni tratti sembra riecheggiare un certo gusto medioevale (si pensi ai Carmina Burana)o certe ico-nografie barocche o manieriste...”
Gianmario Lucini

“La poesia di Antonella Pizzo è come presa da furia energetica che equamente si divide in due parti distinte: la prima -tragica, da ultima spiaggia- ha tutte le complicanze che l’esistenza offre all’uomo moderno; la seconda invece, assolutamente godibile, se non addirittura comica, è alle prese con i la-ti ridicoli del mondo d’oggi. [,,,] C’è ancora tanto altro, in questa scrittura ad alto numero di ottani -non ultima la sprezzante ed ironicissima cifra siciliana, quasi si fosse sul set di un film di Germi, tipo “Sedotta e abbandonata”, oppure “Divorzio all’italiana”-. C’è, infine, il gioco funambolico at-tuato sulla lingua, all’interno della quale, come già detto, le rime e le ripetizioni di frammenti in -ato, -ata, -ate ed altro, fanno da sincope perfetta. Che dire di più se non diramare a tutti voi l’invito a leggere i testi di questa autrice fuori dai giochi a tavolino?”
Gianfranco Fabbri


E poggi i tasti sulle dita piuttosto che al contrario
direi sbadatamente sbatto il piede
direi sbadatamente se si potesse togliere
l’incrostazione usando note acide
direi sbadatamente ma tu stai attento
li conti ad uno ad uno i tuoi periodi
il rigo svolgi sul piano della logica
e dalle collinette e i belvedere
mi mostri e mi dimostri che il bemolle
esiste già in natura: c’è musica nel piatto che si lecca
nella pastella dove doro fiori viola
ed è componimento lo stridore
dell’uomo pingue soffocato
per un boccone amaro di traverso.



Luce salta - oscurità totale
pioggia - rumore
scegli la via
spesso dolore arrossamento
tendini inutili per saltare il fosso
ossa quattro inscatolate
salta cena-programmazione
rana salta salta spettacolo
salta salta salta



palude ed acquitrini la mia proprietà
non ha valore e mai ne avrà
solo una rana dalla gola gonfia
gradisce e gracida.
barlume e ricordo - lume e ragione
l’avevo, l’avevo. neve il mio cuore e
vene e squarci, orci, oli, grassi, risate
oste, ostacoli, salta il fosso salta
rana, fosso, grosso rospo, verde, serve
serpe che cambia pelle, mantello
agnello che togli e redimi
salva salva salva.



Me l’ha detto pure il medico che non sto troppo bene
se ne è accorto ieri sera tastandomi il polso
il mio cuore pompava in malo modo
ogni tanto un colpo a perdere
un altro a ri-ferire
della morte improvvisa dell’amato cavallo
se n’è parlato tanto
al palio ci fu lo scandalo
gli animalisti gridavano vendetta
gli animalisti volevano giustizia
: si taglino le teste dei colpevoli
si taglino le feste
povero equino stramazzato al suolo
scivolato sul viscido bitume
si portino le prove, chi fu ad organizzare
lo scempio e lo spettacolo
lo show e l’esibizione
si provi la vergogna, si mettano alla gogna
povero cavallo morto in un pomeriggio
di settembre del duemilacinque e povera me
che perdo colpi e poi mi riferisco
che è tutto a posto, che è tutto a posto
il colpo a ferire è quello del cavallo
il colpo a perdere solo quello mio.



Ma mai fermai lo sguardo sugli indizi del tempo
che muoveva a snaturare.
Eppure nel sogno due gatte nere piangevano
e la bambola barbapapà mi si sciolse fra le dita
ma mai il mio sguardo si fermò sulle gocce.
C’era: cera, cose, case, cosce, liquidi caustici che borbottavano
in bobo bor - in ploploplo - in plo plo plo oooooooooo
ma sempre Sempronio biascicò la paura, la stessa paura di sempre
e allora, come ora, non fu possibile per noi di morire.
(allora in nero la sera discendeva sugli scalini viscidi
e si appiattiva agli angoli spilli e si schiacciava,
con forza, e ancora e ancora, dentro l’impluvium
ancora e ancora demolendo)



Notizie Antonella Pizzo (Palazzolo A., 54) vive a Ragusa. Scrive dal 2002. Ha ricevuto numerosi ricono-scimenti in concorsi letterari (migliore sceneggiatura I corti di Mauri, Roma, 2005 - Ibla-bla rac-conta una storia - La poesia oggi - Rocco Certo - Parole per comunicare - Agorà - Turoldo - Giu-seppe Sunseri - Marineo - Helikon - Poesia e Rete - Ninfa Camarina e molti altri) Ha pubblicato il romanzo Di rosso smunto (Prospettiva Editrice, 2004) e varie raccolte di versi sia in vernacolo che in lingua, nel 2005 è uscita, edita dalla Lietocolle, la raccolta A forza fui precipizio con prefazione di Anna Toscano. Sue poesie sono state raccolte in riviste e rubriche on-line (Liberinversi, La co-struzione del verso, Poiein, Niederngasse, Un poeta, Domist, Scriptamanent, Gas-o-line, Rottanor-dovest, Faranews e altre) e in alcune antologie (Verso i bit - poesia e computer - Lietocolle, 2005 e Lo stormo bianco - Edizioni d’if, 2005 e altre). Sarà presente nell’antologia Poesia del dissenso 2 a cura di E. Passananti ed è in corso di pubblicazione la sua raccolta “Catasto ed altra specie” per la Fara Editore

11 commenti a questo articolo

> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-14 15:23:39|di antonella

ciao red! grazie per essere passato. eh sì, l’etna è generosa con i suoi figli. adoro battiato, un po’ meno la consoli. antonella


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-14 00:29:15|di redmaltese

la sicilianità (in questo caso catanietà)in musica pure c’è:
f.battiato,l.madonia,m.venuti(denovo),c.consoli.
e comunque d’accordissimo sulla tragica ironia dei suoi testi (l’avevo già detto io in davoli contro pizzo )
ehm!
è lucida e brava nella composizione del suo melodrarmma-dramma quotidiano

red


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-11 22:50:39|di antonella

ciao voc, grazie per essere passato e per quello che hai detto. "Questa sì che è sicilianità! La poesia sul cavallo morto ne è un esempio addirittura pirandelliano, se mi consentite!" io ti consento, ti consento. c’è qualcuno che non consente? tutti tacciono quindi tutti consentono. una buona serata da antonella la funambola pirandelliana
:-)


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-11 22:46:06|di antonella

ciao mapi, ma perchè mi dici dei "suoi" versi, sono marian di poeti e non :-)


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-11 15:35:40|di vocativo

Oltre alla tragica ironia, vi è un senso del grottesco che sottende il tragico e in qualche modo lo corrode. Questa sì che è sicilianità!
La poesia sul cavallo morto ne è un esempio addirittura pirandelliano, se mi consentite!
Noto nella recente produzione di Antonella un giocare funambolico sul significante che lascia emergere le strutture del profondo (in questo seguo a ruota Luca) :)


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-11 10:48:07|di Maria Pina Ciancio

Interessante lo scatto rapido e il dinamismo dei suoi versi... Mapi


http://lucaniart.blogspot.com/

> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-10 15:58:35|di antonella

ciao luca grazie per la lettura. e la sottoscrizione :-) antonella


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-10 11:14:31|di Luca Paci

Scrittura viva e contemporanea che non teme l’uso del linguaggio presente- parlato. Una necesaria analisi testuale dovrebbe partire dalle direttrici inconsce che antonella usa per articolare il suo poetare. sottoscrivo il commento di gianfranco.


http://www.erodiade.splinder.com

> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-09 18:10:32|

ringrazio l’amico Gabriele Pepe per aver inserito i miei versi e absolute per l’ospitalità e gli amici Alessandro e Stefano per il commento.
Alessandro parli di chiaroscuro, è vero, al sud è così, e dove c’è forte luce c’è forte ombra. Stefano riguardo il tragico barocco credo che tutti i siciliani abbiano questa tendenza a sdrammatizzare, a ridurre la tragedia in farsa, d’altra parte siamo cresciuti, sono cresciuta, anzi sono nata e cresciuta in mezzo al barocco, fra i mascheroni tragici che tengono con uno sforzo immane sulla testa lunghe balconate e intanto fanno le linguacce ai passanti. e poi basta fare una passeggiata per le vie di palermo, dove la sicilianità è più forte che in ogni altro luogo, fermarsi ad ascoltare i discorsi della gente comune, dal barista all’autista dell’autobus, dal venditore di pane e meusa all’impiegato di banca, giuro che di qualcosa parlino sono uno spettacolo d’arte, si ascolterebbero per ore. adoro i palermitani. un caro saluto a tutti antonella che purtroppo palermitana non è


> "I morti non son nervosi" di Antonella Pizzo
2006-07-09 16:42:49|di gugl

chissà se esiste la sicilianità in scrittura: io l’ho sempre associata al tragico barocco, da verga a pirandello, da sciascia a bufalino, da consolo a d’arrigo. In poesia mi viene in mente la Insana, la compianta Isgrò (che però aveva un piglio geometrico tutto personale), Aglieco e il più giovane Rendo. Credo che Antonella Pizzo si inserisca pienamente in questa linea, come del resto emerge anche dalle intelligenti analisi di Lucini e Fabbri.


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