Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Igor De Marchi è nato a Vittorio Veneto nel 1971. Ha pubblicato le raccolte poetiche La Terra del Fuoco (Campanotto, 1996), Transiti (Amos, 2001), Resoconto su reddito e salute (Nuova Dimensione, 2003).
Nel settembre 2003, parlando proprio del Resoconto , uscito pochi mesi prima, avevo descritto la poesia di De Marchi come "sul filo tra narrativa e lirica [...] molto vicina alle cose che racconta, più che alle voci che riecheggia." Mi aveva decisamente colpito "questa poesia che incolla luci e colori e sguardi tra il lucido e il disperante, direttamente da una realtà in cui l’oblìo necessario per resistere non compie il suo compito fino in fondo ed esala, senza repentine accensioni, tra un sorpasso e una coda al casello, l’amara consapevolezza della bellezza negata, del vuoto quasi irreale in cui questo tempo ci risucchia."
Le impressioni di una poesia di grande valore restano le stesse anche di fronte agli inediti (in attesa di editore) di De Marchi, che ho avuto l’occasione di avere sotto gli occhi a ormai oltre tre anni di distanza dall’ultimo libro. Questi testi segnano allo stesso tempo una continuità con i precedenti e un affinamento della vista. Poeticamente, mi sembra riuscito l’incrociarsi del registro lirico-individuale (anche se con il suo consueto distacco ironico) con un registro critico-oggettuale. L’insieme dei testi mi fa venire in mente l’ immagine di un grande condominio con un numero incalcolabile di finestre accese e di storie. Una finestra è quella del poeta, sempre accesa, anche di notte. Nelle altre sbirciamo con ironia sì, ma con anche con pietas. E’ un’ironia nutrita di amarezza, che non si appunta sugli altri ma sulla vita in toto, attraverso gli altri su noi stessi, su tutti. Perché è impossibile giudicare (o anche semplicemente osservare profondamente) gli altri illudendosi di non mettere in questione anche noi stessi.
14 commenti a questo articolo
> IGOR DE MARCHI - Persone
2006-10-18 16:46:05|di Christian
Fortunatamente ho avuto modo di leggere (e sentire) De Marchi, dopo ParcoPoesia1 e dopo un suo incontro a Pordenonelegge - quindi che uno si dimeni o no, gli spazi non mancano. I libri cadono nel dimenticatoio: non credo, solo che c’è bisogno di tempo, di pazienza, tutte cose che permettono di capire, e di osservare anche i cambiamenti nel lavoro dell’autore. Come sai non amo molto le lamentazioni, come sai i bravi sono molti, come sai allo stesso tempo amo molti poeti che non hanno circuito, e sinceramente oggi si viene facilmente a conoscenza di tutto ciò che il convento passa, basta un clic, anche grazie al tuo al mio alle fatiche di tante altre persone.
Oltre l’ironia - poichè di questo parlavo e sono d’accordo con te che c’è un "panorama" dunque - un mondo viene descritto e criticato; nella descrizione e nella critica ci saranno pure dei modi di fare. "Rimandano a quali modelli?", "Risultano nuovi?", "complessi?", "banali?", "di cosa ci informano?", "cos’è che danno per scontato?"... Forse così ti domando con più chiarezza.
> IGOR DE MARCHI - Persone
2006-10-18 15:10:58|di Martino Baldi
A me fa venire in mente anche un’altra cosa. Che i libri dovrebbero avere storia più lunga di quel che anno. Che ormai purtroppo un libro di poesia, con poche eccezioni, si riduce spesso alla notizia delle propria uscita e poco altro. E così, per esempio, un bravo poeta come Igor De Marchi era finito nel dimenticatoio dopo soltanto tre anni dal "Resoconto", soltanto perché a differenza di altri non è uno che si dimena alla ricerca di spazio e attenzione.
Sul fatto che la cifra più specifica della poesia di De Marchi sia da considerarsi l’ironia o il sarcasmo o il cinismo, non sono comunque d’accordo. Trovo che ci siano questi ingredienti ma dosati entro una rappresentazione di tipo più "panoramico", meno autoreferenziale di quanto lo siano il cinismo e il sarcasmo. Ci vedo più comprensione di un nesso comune che rivendicazione di una diversità del soggetto rispetto all’oggetto rappresentato. Certo, senza buonismi, e per questo nella soluzione è presente, in giusta dosa, anche l’acido.
> IGOR DE MARCHI - Persone
2006-10-18 10:22:50|di Christian
Questo postare i testi di De Marchi, Martino, mi ha ricordato che bisognerebbe indagare gli approcci della poesia ironica, sarcastica, cinica, anche satirica, vuoi per capire il lavoro di formazione dell’opera e gli sviluppi in tal senso, se c’è qualcosa di nuovo, e poi anche osservare quali i temi ricorrenti, e le eventuali differenze.
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> IGOR DE MARCHI - Persone
2006-10-18 17:31:11|di Martino Baldi
Christian, dovresti rivolgere le domande a Igor, che ho invitato a prestare attenzione a questo post, come credo farà. Sono le sue risposte a interessare, non certo le mie.
Per quanto riguarda le lamentazioni, era un dato di fatto, non una lamentazione. Non è la presenza (nel caso a Pordenonelegge... strano per un [tri]veneto!) a opporsi dialetticamente a quel che dicevo ma l’attenzione generale per l’opera. Il fatto che su internet basti un clic è vero ma perché su internet nemmeno il passato viene mai eroso, salve eccezioni, e non esiste in fondo centro e periferia del campo d’interesse. Però ricondurre tutto alla centralità di internet implica l’accettazione di una visione viziata da un pre-giudizio. Ovvero che internet sia il luogo dove le cose accadono. E su questo - come sai - non sono troppo d’accordo. Comunque... interromperei qui questo argomento off topic, in attesa di eventuali commenti ai testi e risposte d’autore.