Inua Ellams, nato in Nigeria nel 1984, vive a Londra. E’ poeta, scrittore, performer, artista grafico e insegnante. Ha realizzato performance in molti teatri (tra i quali: Albany & Stratford Theatre Royal di Londra, Drum di Birmingham, Tobacco Factory di Bristol) ed è stato invitato in festival come Glastonbury Music, Latitude Festival, Royal Festival Hall. Ha realizzato per BBC’s Politics Show un’opera sulla diaspora africana, intitolata Thirteen Fairy Negro Tales (Tredici favole negre). E’ stato nel 2005 il Farrago New Year Poetry Slam Champion e il London Slam Central’s first Poetry Slam Champion, e nel 2007, nella giornata nazionale della poesia, è stato presentato sulle pagine on line del prestigioso quotidiano "The Times". Interessato al ritmo e alle possibilità del linguaggio, influenzato dalla letteratura classica e dalla cultura hip-hop, procede sul confine tra generi, creando opere in cui la tradizione del cantastorie tenta di fondersi con le forme della contemporaneità.
L’universo cospira costantemente
a fare cose più grandi della somma di se stesse.
Stiamo tutti portando in giro incarnazioni di due più due uguale cinque.
L’unico extra è un fattore derivato da qualcosa che non è qui,
che è sempre qui, un globale… qualcosa. Un massimo
smascherato, una parola non scritta, una grande nebbia senza nebbia
con ciglia imperscrutabilmente amichevoli, trovate, per esempio
nei solitari momenti culmine quando, ferma e silenziosa,
una via cittadina spinge il non-io di un uomo sorridente.
Io ero quell’uomo sorridente che, in quell’unico momento culmine,
passando il tempo a trafficare coni e scatole di telefoni, srotolando
verso una finestra sul mondo senza spazio e senza tempo, chiuso
in questa felicità post-pensiero,
è successo in una notte dipinta come questa, (quella rimasta illesa
da ogni duro avvenimento) che ho fatto l’errore di andare
a comprare solo una maglietta e una sciarpa nera.
A un incrocio un vento girò l’angolo rapido
intorno al collo e si affievolì, i fili sciolti di lana
si alzarono come indomabili ciocche di capelli…
All’improvviso un furgone bianco girò l’angolo, le ruote stridevano,
qualcosa al’angolo fece luccicare il cerchione della gomma davanti
e fugace a trovare la fonte di luce, trovare me stesso
in un momento in cui nulla succedeva:
Felicità – l’acqua piovigginava instancabile.
Felicità – il vento compatto e urbano soffiava sul palazzo di mattoni.
Felicità – macchine, sul serio, incorniciate dalla tonalità dei loro paraurti inferiori,
felicità – la luce filtrata lascia
una bandiera a scacchi sull’asfalto, sventolando
come a sfidare le macchine.
Guardando i tubi di scarico metallici
Guardando la grazie e la grandezza di basse siepi inzuppate,
guardando le ombre giocare come bimbi della notte,
il lampione a bagnare la scena in un’unica striscia gialla,
la strada come lastricata d’oro,
portando testimonianza del momento d’oro,
quel momento sempre
quasi dimenticato, mi ha colpito –
non è necessario che restiamo qui
le ombre giocheranno per sempre senza di noi
noi respiriamo soltanto, qui
e crogiolandosi sotto il ramoscello dorato, l’equazione cospirava
per crescere, un’acqua della stessa misura + un vento della stessa misura,
una per la strada (quindi precipitazione forte + una per me stesso sorridente
fattore spettatore, il quinto, in attesa di tutti i globali… qualcosa;
questo in quei momenti, nel mezzo di calore e di vento
quando i sensi sono sintonizzati per migliorare la felicità di un momento,
questo, dove pausa e percezione si baciano,
questo è il luogo in cui il dolore
e la poesia è.
**
Epico
lei è una signora in una stazione
l’animo ondeggiante da una parte all’altra
balla al tip tap sogni ad occhi aperti,
denti di leone intorno a lei.
Il corpo è fermo, gli occhi chiusi
I capelli frusciano al vento
Brixton nel suo zaino.
Lui è un vestito che teme ondeggianti
e ballerini denti di leone,
spariscono attraverso gli occhi chiusi,
i capelli frusciano al vento
Camden nel suo sacco da montagna.
Insieme a formare un dipinto
perfetto: fissato in una stazione dei treni,
le mani giunte come pellegrini
in preghiera. Per sincronizzare gli ondeggi
si abbracciano
e aumentano immediatamente,
si abbracciano come due stelle cadenti
intrecciate all’ora del crepuscolo, girando,
strisciando, ondeggiando, si dividono per un poco,
i cuori in declino
e si baciano.
In un lampo di rapido colpo di felicità
aumentano ancora,
due stelle crescenti fluttuanti,
due supernove in una stazione dei treni
che macchiano come lance di luce attraverso
gallerie, ombre domate,
screditando tutto il resto.
Al culmine delle labbra chiuse,
si separano, cadono, e partono
come gigli dopo una nevicata.
E
Conosco una signora che se ne va così.
ha gigli al posto delle labbra. Quando ci baciamo
sembra nettare e la mia colpa
è quella di rincorrere i fiori. E allora
tra le sue labbra mi trasformo in esse:
i frattali che fluttuano nei venti
della fauna, prima giocando
tra i suoi petali che appassiscono in nulla
quando ci fermiamo.
Poi l’alba sospira, sospira nascosta
dalla sua bocca – esalando
cumuli di nuvole tremanti
che s’arrampicano…
in momenti di calma piatta come questo
l’amore stende le sue prime impronte, cercando
punti d’appoggio sulle labbra, stampando promesse,
percorrendo sentieri lastricati come palmi di pellegrini
in preghiera
due paia di petali fluttuanti
due paia di labbra chiuse
due storie,
due cuori che battono
un bacio
INUA ELLAMS: come palmi di pellegrini
2009-04-19 13:44:54|di luinacci
@ marco p.
queste tradotte da anna castellari sono le prime (e uniche) tradotte in italiano,
ciao