Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
«La Scapigliatura fu la prima avanguardia artistico-letteraria italiana?» E’ con questa domanda – che è certamente la domanda decisiva per chiunque voglia porsi il problema della corretta collocazione storica del movimento che occupò i decenni a cavallo dell’Unità – che si apre la bella Introduzione di Roberto Carnero alla crestomazia, da lui stesso curata, dedicata alla Poesia scapigliata. Com’è noto i pareri sono discordi, anche e soprattutto a causa delle caratteristiche formali (spesso piuttosto eterogenee) e storiche degli autori che ne furono protagonisti: negli scritti di Tarchetti, Boito, Dossi, Praga, Camerana, Stecchetti, per citare solo i ‘maggiori’, si incrociano e fanno a volte corto circuito, influssi e scelte stilistiche spesso molto differenti tra di loro, atteggiamenti umani e storie personali molto distanti. Nel mare scapigliato galleggiano, uno accanto all’altro, residui cospicui di Romanticismo e barlumi di Novecento, intuizioni a volte acutissime ed altrettanto sonore ingenuità. Divisa tra protesta antiborghese e sudditanza alle forme borghesi, nel suo ventre, a ben guardare, è possibile scorgere scintille del futuro, squarci su panorami assolutamente inediti.
Tutto ciò fa sì che i giudizi critici e gli inquadramenti storici siano eterogenei quanto le scelte formali dei testi oggetto dell’analisi. Pur lasciando da parte la celebri pagine continiane sull’Espressionismo letterario, che fanno parte per se stesse, l’altalena ermeneutica è rilevante: si va dalle tesi più recenti di Tessari, Finzi e Pomilio, disposte a concedere al movimento postrisorgimentale i gradi di pre, o proto-avanguardia (la Scapigliatura scrive Pomilio «è da considerare, forse, la prima larvale, e non meno decisiva forma, in cui si presenta da noi, una dialettica dell’avanguardia, considerata dal suo “fronte interiore”»), sino alle stroncature storiche di Carducci (una «scrofola romantica») e Croce, o ai forti dubbi sulla consistenza ‘collettiva’ di gruppo, o movimento delle diversissime personalità che si riconobbero nell’area Scapigliata, come sottolineato, ad esempio, da Anceschi e Spinazzola.
Il problema non è solo d’etichetta, perché, a seconda dei casi, varia, anche notevolmente, l’inclusione e l’esclusione di autori (e ‘regioni’ e ragioni letteraria) da comprendersi all’interno della Scapigliatura stessa, che può distendersi sino comprendere lo stesso Lucini (e perché allora non Campana, verrebbe da chiosare) o rattrappirsi sino a movimento esclusivamente lombardo-piemontese. In questo ircocervo critico l’introduzione di Carnero si muove a suo agio, con il pregio di un dettato chiaro e distinto che consente anche al lettore meno addentro alle faccende specialistiche di seguire i mainstream concettuali messi in discussione, permettendogli di cogliere vizi e virtù di un movimento che, pur con tutti i suoi limiti, ha avuto comunque il pregio di aprire le lettere nostrane a prospettive nuove, che di lì a poco sarebbero sbocciate con ben diversa autorevolezza, che si trattasse del Verismo, o invece del Simbolismo, a testimoniare come una corretta comprensione di quell’ambito così complesso come il Decadentismo non possa essere adeguatamente approfondito, se non battendo anche le vie scapigliate.
La scelta antologica, tutta basata sulla decisa esclusione di ciò che non fosse esclusivamente in versi, è, da un certo punto di vista, assolutamente rigorosa e ben distesa, capace com’è da offrire al lettore un panorama vasto, anche geograficamente, che va ben oltre i nomi maggiori, per arrivare a comprendere anche personalità meno conosciute, ma altrettanto significative come quelle di Cagna, Turati, Cavallotti, Camerana, Torelli, componendo un quadro geografico assai più ampio dell’usuale linea lombardo-piemontese, che giunge sino alla Liguria, alla Romagna di Guerrini alla Campania di Torelli. Per altro verso, stringere l’obiettivo su maglie così strette per un fenomeno che della commistione di generi e fin di discipline artistiche aveva sempre fatto una delle sue bandiere, rischia di limitarne troppo fortemente la fruizione, con in più la conseguenza di tagliare senza pietà autori come Dossi e Rovani che di quell’aspetto sperimentale della Scapigliatura sono stati le vere punte di diamante, mentre lascia in ombra autori come il napoletano Vittorio Imbriani, la cui prosa geniale, per certi aspetti compiutamente espressionista e ‘novecentesca’, aspetta proprio lo sguardo di ricercatori acuti come Carnero per ottenere infine l’attenzione che merita.
Roberto Carnero (a cura di)
La poesia scapigliata
Rizzoli BUR
pp. 499, €.15,00
5 commenti a questo articolo
Il DNA della Scapigliatura
2007-10-02 16:22:53|di Beatrice mentre vaga (ancora non nell’aldilà)
Schusate... oh Dante!! E dove tu se’? "Ecce deus fortior me qui veniens dominabitur mihi", sapete me l’ha ischritto il Sommo nella Vita Nova, chredo ma micha l’ho ben chapito.. e dove tu te se’?... Chiedo a la Chompiuta Donzella, magari le lo sa’ dov’è il Sommo...
Grazie mi ischuso per la presenza qui presente, ora si va via perché temo i bestial agguati chontro l’indifesa debolezza muliebre. L’è tempo di andar a raccogliere i fiori di champo ppe ornare il chapo e la fronte e di chucire una bella chalza pe i rigori invernali..e di chucinar la sbobba, l’è tanto saporita! Poi devo spazzar la chasa e lavar l’indumenti al fiume e infine c’è la santa messa serale e poi la preghiera attorno al focholare insieme alle vecchie zie.. Si va via!
Il DNA della Scapigliatura
2007-10-02 10:42:29|di Luca paci
Imbriani e’ un grande come attestato dagli studi di Croce e Contini, un’ircocervo bifronte ( Da una lato Borghes dall’altro Gadda) Godetevi il passo:
" Marinaracci, buscanti, soliti ad andare in zoccoli per lo asciutto, rimanevan frigidi e scorgendo e palpando il più bel paio di mammellette, il più morvido pettignone e peloso; ma subito, ma ratto, vincendoli non so qual furia o fuoco o foia, gli s’inalberava lo scatapocchio allo aspetto od al tatto d’un paio di chiappe, di pacche, di mele. »
Il DNA della Scapigliatura
2007-10-01 23:38:29|di nonmivieneilnickadattopazienza
La Fosca, la Fosca di Tarchetti! Ah, no..solo versi,certo...
Il DNA della Scapigliatura
2007-10-01 20:37:47|di Britney Spears
Da quanto riportato da Lello Voce non mi sembra un’analisi molto innovativa. Quale sarebbe lo scarto con quanto già scritto da Filippo Bettini in "La critica e gli scapigliati"?
Per fare qualcosa di buono sui poeti scapigliati bisognerebbe semplicemente liberarli dalla categoria, come si è già fatto con i crepuscolari. Iniziare a parlare di Boito e di Praga, come già si parla di Gozzano e di Corazzini.
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Il DNA della Scapigliatura
2007-10-02 16:30:04|di Sbobba (la solita)
Il Sommo mi insegue, aiuto, Beatrice!