Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Non sono poesie, queste che Stefano Raimondi ha raccolto nel Mare dietro l’autostrada (Lietocolle 2005). Secondo la convincente definizione di Gianni Turchetta (che firma la bella e partecipata introduzione), si tratta di petits poèmes en prose che formano una sorta di frammentato romanzo di formazione: brevi o brevissimi brani in prosa che però non rinunciano a innestarsi in una sorta di traliccio narrativo, di cornice macrotestuale.
Raimondi racconta (a modo suo, ovvero per fulminei scatti fotografici ed epifanici) la vacanza al mare d’estate, sulla scorta di una serie di modelli poetici e prosastici che Turchetta non manca di elencare: dal D’Annunzio dell’Alcyone al Montale degli Ossi, dal Moravia di Agostino all’Isola di Arturo della Morante, passando per Pier Antonio Quarantotti Gambini, narratore da rileggere urgentemente. Aggiungerei alla lista delle fonti cui la memoria di Raimondi potrebbe aver attinto i nomi di Pavese e del Proust delle jeunes filles en fleur, lo splendido episodio della Recherche in cui Marcel racconta le sue vacanze marine a Balbec.
Su questo gremito sfondo Raimondi traccia il suo essenziale e originale diarietto di ricordi, dove l’operazione del ricordare, pur producendo referti puntualissimi e mai troppo edulcorati o trasfigurati in senso panico, sconfina decisamente nella ricerca di un significato, nell’interrogazione esistenziale (vede bene Turchetta). Questa congiunzione di rimembranza e interrogazione è quanto di più leopardiano un poeta contemporaneo possa produrre (se è vero che, come intuì Remo Pagnanelli in un prezioso saggio del 1987, tutti i poeti del Novecento in qualche modo non possono non dirsi leopardiani).
Il mare (dietro l’autostrada, cioè - volendo continuare la suggestione - «da lungi») è lo scenario mitico e anteriore da cui riemergono i frammenti che Raimondi allinea in una progressione di senso intermittente, che dalla partenza in autostrada (anzi, dai preparativi per la villeggiatura) giunge sino al ritorno in città, dopo Ferragosto, quando «Viene qualcosa a prenderci l’estate e non c’è più spazio nemmeno per il mare, una bugia» (p. 55). Tra i due estremi, il diario-romanzo di Raimondi appunta una serie di micro-eventi autobiografici che spesso vengono dilatati da chi scrive tramite un’insistita serie di similitudini veicolate sistematicamente dal classico “come”: «Il viaggio sarebbe stato lungo, come tutto il respiro caricato fin sopra il portapacchi» (p. 23); «...come quei baci adolescenti di rossetto sulla carta, come il bianco del ghiacciolo, tenuto intero, senza più colore...» (p. 36); «Come un giorno al quale, prima o poi, bisogna dar ragione» (p. 37), o i frequenti «come niente».
L’«estate giusta» di Raimondi («Lo so da sempre quando è l’estate giusta: quella che si ostina a buttarti in là per sempre», con binomio nome-verbo di sospetta derivazione ungarettiana) è dunque «un tempo dotato di una speciale forza di verità» che si oppone al tempo «neutro e frenetico del capitale e del lavoro» (Turchetta). In questo tempo il biliardino che va a 200 lire, il sale che si rapprende sul costume, l’«areclam» di cui gli aerei riempiono il cielo a mezzogiorno, e ancora la partita a calcio finita di notte, il temporale che sfigura il paesaggio estivo, o le parole gridate nelle onde («bolle di vapore a frasi frizzano sonore dal naso, dalla bocca dentro il mare») si accendono di un contenuto di verità che trapassa e assolutizza il contenuto fattuale, cioè meramente autobiografico, rendendo l’esperienza privata condivisibile e persino rivelativa per chi legge. Mi pare questo, d’altronde, il meccanismo per cui la letteratura di memorie o latamente autobiografica (e lirica) può ancora mantenere il suo senso e la sua ragion d’essere.
Il volumetto è corredato da due acquarelli di Tommaso di Dio, nei quali un triangolo azzurro - che verrebbe da interpretare come stilizzazione geometrica e in minore di un mare attinto soltanto per breve o brevissimo spazio - è sovrastato da quell’altro emblema leopardiano per eccellenza.
5 commenti a questo articolo
> Il mare dietro l’autostrada
2006-08-29 12:45:49|di alessio
posto questa esclusiva di Stefano da www.cerchioazzurro.com
http://www.cerchioazzurro.com/sezio...
LE CARNI DI BACON
Ci sono carni e carni, pezzi
dove tenersi, altre dove fare posto
alle ossa, ai nervi, alle guerre.
I
Si fanno i conti con i fiumi
con le sorgenti, con i rigagnoli
storti della memoria.
Facciamo vedere bene le torture
tese, sorridenti, nostre.
Passano ancora di qua i giorni neri
le scorciatoie freatiche dell’acqua
che porta, che riporta tutto:
i ghigni, i musi, le smorfie appese
sui balconi, i maiali colati
a testa in giù, cullati dalle piazze
e tutto il resto che circola
e ricircola come un fatto, come un fiato
che ha già visto tutto, che sa
di come si andrà a finire, di chi
finirà col morire nel suo letto e chi no.
II
I giorni, a volte, arrivano come colpi di mortaio e ci sono
luoghi dove non c’è posto per non tremare, spogliarsi, farsi
picchiare.
“Tienimi dove non c’è paura: sotto la casa di una città
mai inventata, nel cortile spaventato dei bambini tolti al chiaro
per niente, per poche cose sporche. Tienimi fino a quando
saranno spariti tutti e le loro facce d’aguzzini siano
sperma seccato sopra un muro inutile, appoggiato a
niente, come un’altra memoria, un’altra storia: una sorte
raccontata per fare paura”.
III
Non sono bastati trenta denari.
non sono bastati gli anni
per cantare tutte le città
come fossero campisanti
cartoline stampate male
bocce senza più neve da voltare.
Non sono bastate le facce
strappate dalle trincee
per cantare tutta la loro rabbia
i sogni dei bambinicarroarmato
gli abbracci che si tolgono
a uno a uno come ustioni.
E da nessuna parte c’è una città
che smetta di tremare.
Non sono bastate le giostre
degli aerei dentro i finestroni
per sentirci la terra
come faccia male dentro gli occhi
e il buio diventi di maceria
nella bocca. Che qualcuno lo dica
cos’è quello che toglie il respiro
e resta come un cerchio solo
una città smangiata
un parco bruciato
una casa bucata... lo dica cos’è
che rimane a memoria
fin dentro i cassetti, sopra le lame
come la notizia dei morti -
quando arriva: quella di chi se ne va
nella sua guerra a tremare
che trova la sua città
precisa, per morire.
IV
...che strane città si vedono da qui.
Il muro dei fucilati è un documentario
le buche riempite a vivo si svuotano
senza sonoro come le carni fradice di Bacon.
In diretta, si scannano le case, le facce
gli abbracci preventivi della morte.
Stare da questa parte, la Storia, cambia.
Da qui è tutt’altra cosa questo
fiato rotto, ancora, questa pietà.
C’è chi stende ancora stuoie, sotto al sole
dove tutto deve continuare. Intanto
“un tradimento sordo cresce” come
un silenzio gridato, lentamente, al buio.
V
Si compendiano gli istanti tolti
alla paura, le provviste fatte
nel chiaro, le corse fuori
dai rastrellamenti. E chi incontri
non sai di che vita sia:
se più vicina alla tua di bocca
o a un bacio tolto dal Getsemani.
VI
Facciamo che le vittime non capiscano
che gli assassini si vantino
che le strade diventino minate
e che i bambini smettano di giocare
senza mani, gambe, sogni: senza trame.
Facciamolo coraggiosamente, però
come quando la guerra - si diceva-
è dove ti cadono le bombe tra i capelli
e i rifugi restavano serrati
come canti infiniti di tombini
e non c’è più nessuno che ti creda.
VII
Ci sono gesti fatti per ultimi
per continuare come una promessa
o un bambino che ti guarda.
Toccami sotto le macerie
tra le gambe, nell’inguine
indurito di un sesso disfatto.
Facciamo l’amore da qui come
in una grotta d’acqua.
E che il respiro venga metà
da fuori, metà dall’orlo
che tiene tutto sotto. Facciamolo
come un fiato passato piano: per ultimo.
Stefano raimondi Maggio 2004©
> Il mare dietro l’autostrada
2006-08-29 11:00:49|di LucaniArt
Forse di Raimondi si trova poca roba in giro, ed è un peccato, considerata la levatura della sua poesia.
Ciao Massimo e grazie di questa bella nota di lettura
Maria Pina Ciancio
> Il mare dietro l’autostrada
2006-08-02 12:41:16|di Christian
Un po di testi si possono leggere su Lietocolle
> Il mare dietro l’autostrada
2006-08-02 01:14:05|
E’ una mia idea, e la esprimo senza nessun intento polemico: trovo assolutamente inutile pubblicare una nota critica su un libro di poesia senza il corredo, anche minimo, di testi tratti dal medesimo. Si darebbe modo al lettore, a me in questo caso, di farsi non solo un’idea, sia pure approssimativa, della poetica e delle intenzioni di scrittura dell’autore, ma anche di seguire più da vicino il lavoro di analisi che su quei testi è stato operato. Ma forse sono io a sbagliarmi, a non essermi accorto che oggi va di moda così. Forse.
Ugolino Conte
Commenta questo articolo
> Il mare dietro l’autostrada
2006-08-30 21:50:23|
Grazie.
U.C.