Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

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Inizio delle proiezioni: “fine delle penetrazioni”

[Chiara Daino presenta una trilogia di Letizia Merello]

Articolo postato mercoledì 4 aprile 2007

Un verso – bomboniera (puntato) che esplode: erotico e doloroso si frantuma in ampio spettro immaginifico, col gusto del gioco linguistico, col giusto cromare le radici dell’Io/Tu.
La parola secca, lapidaria di un indicativo che si incarna nel presente: Letizia Merello, autrice alla luce del faro di Genova, nuova poesia nell’uovo di Colombo, così restio al cambiamento.
Un fraseggio che s-colpisce ( Sparo uncini dall’ombelico /Spingi. Sputa. Inocula./ Le polluzioni salvano la vita .) – anche la malattia (L’appetito ottimizzato in ascesi/ Mi amo: mi consumo./Vergine per sempre./Fine delle penetrazioni. )
Amnio.”, “La Silfide di Norimberga.” e “Midollo.” sono specchio di un’altalena poetica che oscilla tra l’amaro e l’ironico, il desiderio (esistenziale/sessuale) e la cruda presa di coscienza – nel fiero di DOnna che è nota – musica, è accento positivo: l’accezione migliore dell’essere – d’istinto “femmina”.

Amnio.

La bambina trampoliere.

Mi dondola nella sua tela di trecce bionde.

Sono una mosca-esca.

Bella fregatura ragnetta mia.

Sparo uncini dall’ombelico, non sono commestibile.

La bambina gru spara figli dalla pancia.

Becca-a-morte.

Parole carezzevoli come una mamma.

Il mio amnio è una nenia tutta lacrime.

Mi arruffa le piume tra le gambe.

Mi spiega, mi si piega secca troppo sottile.

Gialla e azzurra e troppo alta. Da far paura.

Volevi scoppiare invece di consumarti.

Volevi gli sguardi dritti tesi appesi a te.

Volevi farli schiumare tutti, rovesciarli, sole sulle pietre.

Volevo una mamma gialla e azzurra e non

volevo essere figlia della terra. E non

volevo le radici fini fitte

spenzolarmi giù dalla testa.

Volevo il segreto della bocca mamma piuma

sull’orecchio di labbra che mi tiene insieme

salivarmi addosso.

Dammi i trampoli Fermi. La stecca dell’ombrello.

Coprimi. La porcellana, il gesso e la malta.

Strato su strato. Un vestito da torre.

Ficcami il becco su per il cuore.

Le medicine buone non esistono.
Spingi. Sputa. Inocula.

Le iniezioni funzionano sempre.
Il tuo becco è la mia forte vergognosa bellissima erezione.

Le polluzioni salvano la vita.

La silfide di Norimberga.

Io sono diversa.

Nuova e trasfigurata.

L’appetito ottimizzato in ascesi.

Ultimo modello. Corpo ultrapiatto.

Alimentazione ad aria.

Modalità risparmio energia.

Sono uno spiraglio.

Solo il vento mi sconfigge.

Non passa nulla.

I buchi? Rattoppati;

non servono più.

Input e output disabilitati.

Mi amo: mi consumo.

Vergine per sempre.

Fine delle penetrazioni.

Ultima frontiera del progresso umano,

miracolo della ricerca.

Sono io la ricerca, l’intro-ispezione.

L’archeloga di me stessa.

E scavo da ferma,

scavo senza unghie, senza arnesi.

Riporto alla luce le ossa

della fogna onnivora che ero.

Midollo.

Manico di vertebre

impugnatura sotto la gola

e corde di tendini.

Mi si suona,

vene avvitate strette intorno alle chiavette,

fili da pizzicare.

Linee ritmiche da porticato umido

mi passano attraverso, mi prendono l’odore.

Le candele, il freddo e

l’imminente Esecuzione

annunciati dal rullo dei tacchi, delle unghie.

Loro intorno non li vedo.

Loro solo ridono, respirano

con l’armonia di un mantice.

Lei: voce maestra.

Lei: dolce scia in evaporazione.

Forse se apro la bocca

la sua voce passa dalle orecchie e esce,

ma io non canto.

Sono solo suonata.

Ho fianchi di contrabbasso bianco

Per chi mi sa tenere fra le ginocchia.

Ho le squamette sul cuore,

ho il pesciolino rosso – finalmente –

libero di sbattere la coda

in oceano.

Post – illa I: «Becca-a-morte» – per i non-liguri “becco/becca” è (anche!) sinonimo di cornuto/a

Post – illa II: «Ho fianchi di contrabbasso bianco/Per chi mi sa tenere fra le ginocchia» è. Punto fermo.

Post – illa III: «Strato su strato. Un vestito da torre» (il mio preferito – è parto di suono: stato su stato. Un vestito d’attore)

Trilogia: un verso è per sempre. Grazie.

2 commenti a questo articolo

Inizio delle proiezioni: “fine delle penetrazioni”
2007-09-28 19:58:46|di Milotta

Sensa parole, brava Letizia.


Inizio delle proiezioni: “fine delle penetrazioni”
2007-04-05 09:25:40|di iole toini

sì, bellissima la poesia-lamiera di Letizia.
Vibra di suoni metallici. Spacca scuote tira nei luoghi crudi della carne. Ha una potenza dolce e feroce.
Un’originalità che tenta lo sguardo.Lo aggancia.

iole toini


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