Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
stella polare
a mia sorella Adriana
l’infanzia le farfalle mi uccisero gli occhi
forse come le pezze che piangono nel mezzo
perdendo l’accogliente ciclone
perché anche la poltiglia è semplice
la donna perfettamente tesa come per polvere
di un ragno spaventato dalla bocca
la fronte si è abbassata
fino all’assalto delle tenaglie
sono venuto qua
dico vado e vado a colpire quei pali
e nulla il tempo
2.
lilli
gli uomini escono dalle gambe per incontrare le pietre
pensò la fanciulla
il sorriso e le cerca
ma poiché lo squilibrio muove sole di barca da muro a muro
le restò il cortile
io ero già in chiasso di chiusura
i passi o il suo fischio tremendo nell’azzeramento
oltrepassarla con un po’ di sabbia
e bello il cuore la gonfiata d’acqua
non dà sorgente di sorta
allora
piano il libro che viene
nacquero in tasca
i vecchi parlano
prima
ma cosa vai nello stile
non è un occhio di bastone né la musica
esultando
finestre infine
o quando aria per descrivere al mignolo
se per lui il poeta sono sfebbrate
la mente in cui la pioggia per sempre per la strada
avanzerà in un gatto in un bel male
3.
castani riprendono
forte in poco
le stelle che in tenuta le per le stelle
soprassalto un indumento pasticcio
quelli appostati la voce possono fare
restando
u n a p a n n o c c h i a
d i v e r o p i e d e
quando lei si scosta innumerevoli volte
raccogliendosi
a medusa
come luce e piombo fluttuante
non ricordarti mai
“si preme”
6.
io non sento che macinate
aria e fragole
dentro il mio occhio
la confusione dei solchi
zeppi di ferro
al cono che li appende
nemmeno noi calpestavamo
il sorriso
che al pendolo
ritiravo nella mia pancia
una terra di morti
attentamente comincia ed è fuoco
più di – ebbe le mani staccate dal corpo –
non so le nuvole
7.
il grande libro
molti sono di neve ma prudenti
tutto ciò che è stroncato è perfetto
parole si è detto dicono
formandosi nell’acqua dentro di loro
si posano sul marmo
è la nuvola il reato il muro dei cinque capelli
non si è con la luce la bolla fa
non puoi più riassumere l’inverno tomba
8.
il cammino
arrivata fin qui
era la mosca che dorme con sé
tu del tuo volto facevi un pilastro
muovendo le mani
il fiore che risale la pace
l’eredità della notizia è forte
è immenso il fermarsi a dipingere
le cose che non verranno possono dirlo
9.
con l’amore
quando la neve giunge
come le palafitte degli occhi del nero degli occhi
le parole qualcosa volevano dire
la prima cosa intera
e la cenere in mille modi
raggiunge la tartaruga
la lascia coi fiori
nel tempo
nessuno nemmeno nulla ha visto
***
poesie tratte da Ivano Fermini, Nati Incendio, Milano, Polena, s.d. [1990]
4 commenti a questo articolo
Ivano Fermini
2007-06-04 17:57:50|di molesini
Ho letto, e sono io a ringraziarti Maria, ancora: certi autori compaiono e, per chi vuole, rimangono. Intanto lo porto su Zeropoetry, per l’ora d’aria.
Ivano Fermini
2007-06-03 15:16:49|di maria
Grazie Silvia, sono veramente contenta di questo tuo apprezzamento, così ne approfitto per rivelarti un segreto: io di questo autore non so un accidente!
A parte il fatto che era un "deangelisiano", secondo me veramente eterodosso, certi procedimenti qui utilizzati potrebbero benissimo rientrare nell’avanguardia, ti dico in tutta sincerità che il suo libro è introvabile, che l’ho scoperto su nazione indiana, che mi piacque all’istante e che sembra essere praticamente scomparso dalla scena, se qualcuno sapesse qualcosa è il benvenuto, invitato a farsi avanti per sottrarre questo poeta validissimo all’oblio in cui è caduto.
PS: carissima Silvia, mi fa anche un certo effetto notare che tu sia stata colpita dagli stessi passi che colpirono me, appena lo lessi, infatti, io ci costruii sopra un giochino, un divertissement, una cosa che mi piace fare con le poesie, i poeti che sento di più: li smonto pezzo e pezzo e ricompongo il puzzle a modo mio, un brano fatto tutto solo di cut up da un unico autore e venne fuori un’altra poesia, che non è mia, sarebbe una poesia in più nascosta dentro le sue, faceva così:
"nessuno nemmeno nulla ha visto
l’infanzia le farfalle mi uccisero negli occhi
e nulla il tempo
gli uomini escono dalle mie gambe per incontrare pietre
attraversarla con un po’ di sabbia
- ma cosa vai nello stile -
quando si scosta innumerevoli volte, raccogliendosi a medusa.
-E’ la nuvola il reato-
esultando finestre infine
dico vado e vado a colpire quei pali
il fiore che risale la pace
il sorriso le cerca
le restò (su)l cortile."
Ivano Fermini
2007-06-03 02:53:17|di molesini
Leggo solo ora, alle volte è difficile gestire i molti nomi.
E davvero sono colpita da quest’autore.
Mi colpisce l’autonomia sintattica, il sapere gestire benissimo lo sgretolamento delle unità significative in nuove forme-contenuto ( gli uomini escono dalle gambe per incontrare le pietre/
pensò la fanciulla/
il sorriso e le cerca/
ma poiché lo squilibrio muove sole di barca da muro a muro/
le restò il cortile).
Mi colpisce il potere intuitivo, la sintesi d’impatto (l’eredità della notizia è forte/
è immenso il fermarsi a dipingere/
le cose che non verranno possono dirlo).
Mi colpisce una musica (come luce e piombo fluttuante/
non ricordarti mai/
“si preme”).
Commenta questo articolo
Ivano Fermini
2008-05-13 22:17:58|di esahettr
Ho letto delle sue poesie in Internet e lo trovo grandissimo.
Il problema: non so chi sia e non l’ho ami sentito nominare; vorrei leggere altre sue poseie e trovare qualcuno che mi spiega chi è...
Grazie
esahettr