Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine

Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce

Redatta da:

Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.

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Kandinsky, poesie

di Maria Valente

Articolo postato giovedì 7 ottobre 2010

SUONI
POESIE
di
WASSILY KANDINSKY

in TUTTI GLI SCRITTI 2
a cura di Philippe Sers
Feltrinelli, Milano 1974

Klänge, Gedichte mit Holzschnitten, Piper, München 1913.

COLLINE (HÜGEL)

Una quantità di colline, in tutti i colori che uno può e vuole immaginarsi. Tutte di diversa grandezza, ma di forme sempre uguali,ossia solo una: grosse in basso, gonfie ai lati, piane e tondeggianti in alto. Dunque colline semplici, abituali, come uno le immagina sempre e non le vede mai.
Fra le colline serpeggia uno stretto sentiero semplicemente bianco, ossia né azzurrastro né giallino, né tendente all’azzurro né al giallo.
Un uomo che indossa un lungo mantello nero, senza pieghe, che gli copre persino i talloni, va per questo sentiero. Ha il volto pallido ma con due chiazze rosse sulle guance. Anche le labbra sono rosse. Porta a tracolla un gran tamburo e lo suona.
L’uomo cammina in modo assai buffo.
Talvolta corre e percuote il tamburo febbrilmente, con colpi irregolari. Talvolta procede con lentezza, forse assorto nei suoi pensieri, e suona il tamburo quasi meccanicamente, con un ritmo molto lento: uno…uno…uno…uno…Talvolta addirittura si ferma del tutto e batte come il coniglietto bianco dal pelo morbido, il giocattolo che noi tutti amiamo. Quest’immobilità non dura però a lungo.
L’uomo ricomincia a correre e percuote il tamburo con colpi febbrili, irregolari.
Come del tutto sfinito, l’uomo nero giace lungo disteso sul sentiero bianco, fra le colline di tutti i colori. Accanto a lui sono i tamburi e anche i due mazzuoli. Ma eccolo già in piedi. E riprenderà a correre.
Tutto ciò l’ho visto dall’alto e prego anche voi di volerlo osservare dall’alto.

CAMPANA (LOCKE)

Disse una volta un uomo a Bela Crkva: “non lo farò mai, mai.”
Esattamente nello stesso tempo una donna diceva a Mühlhausen: “carne di manzo con salsa di barbaforte”.
Entrambi hanno detto ciascuno la propria frase, e proprio così e non altrimenti andò la cosa.
Ho in mano una penna e con essa scrivo. Non potrei scrivere se fosse scarica.
L’animale grande e forte che aveva provato molta gioia a masticare e a ruminare, fu stordito con rapide mazzate, dal suono cupo sul cranio. Stramazzò. Una ferita apertagli nel corpo lasciò via libera al sangue. Un sangue denso, viscoso, dall’odore forte scorse via per un tempo che parve infinito.
Con quale meravigliosa abilità fu strappata via la pelle spessa, calda, vellutata, ricoperta da peli bianchi e bruni ben disposti. Pelle scuoiata e carne rossa odorosa, fumante.
Paesaggio molto piatto, che si perde alla vista in tutti gli orizzonti. In fondo a sinistra un piccolo boschetto di betulle. Fusti, ancora molto giovani, di un bianco delicato; rami spogli. Solo campi bruni, arati a piccole strisce rettilinee. Al centro di questo cerchio gigantesco c’è un piccolo villaggio, formato da poche case di un bianco grigiastro. Esattamente in centro un campanile. La piccola campana obbedisce al movimento della fune e fa: deng, deng, deng, deng, deng….

OBOE (HOBOE)

Nepomuk indossava la sua bella finanziera nuova quando si sedette sulla piccola tonda collina piatta.
In basso il piccolo lago verde-azzurro faceva male agli occhi.
Nepomuk si appoggiò al tronco della piccola betulla bianco-verde, tirò fuori il suo lungo grande oboe nero e suonò molte belle canzoni, quelle che tutti conoscono.
Suonò per molto tempo, con sentimento. Forse per due ore.
Aveva appena cominciato “Son tornate a fiorire le rose”, e precisamente era arrivato al “trepido vol”, quando giunse di corsa su per la collina, tutto eccitato e respirando affannosamente Meinrad, che con la sua arcuata, appuntita, affilata, ricurva e splendente sciabola colpì l’oboe staccandogliene un bel pezzo.

LA TORRE (DER TURM)

L’uomo in calzamaglia verde giaceva quasi disteso sul prato verde con i baffi rivolti verso l’alto.
Non mi piaceva. Tutto attorno erano funghi rossi.
La donna uscì dal bosco verde. Era blu e non mi piaceva.
Sedette accanto a lui e tutti i funghi svanirono.
Non c’erano più.
L’uomo si alzò e si mise in cammino. E la donna insieme a lui. Così uscirono dal verde bosco e si diressero verso la grande casa rossa.
La porta grigia era chiusa solidamente. La porta non c’era.
La donna entrò. Poi anche l’uomo entrò.
Sulla parte più alta della torre, stanno spesso in piedi entrambi, cosa sgradevole.
La porta grigia è chiusa solidamente.

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