Absolute Poetry 2.0
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LE PAROLE TRA GLI UOMINI, n. 3: Aldo Palazzeschi

di Luca Baldoni

Articolo postato giovedì 5 agosto 2010

Numero_3: Aldo Palazzeschi (1885-1974)


Per un’analisi della presenza omosessuale nella narrativa di Palazzeschi rimando al capitolo relativo ne L’eroe negato di Gnerre, da cui risulta che già nel 1908, col romanzo :riflessi pubblicato a soli 23 anni, Palazzeschi affronti con notevole coraggio il tema di un amore tra due ragazzi “rappresentato secondo un ideale molto vicino a certe rappresentazioni di Oscar Wilde, Thomas Mann e Marcel Proust” (Gnerre, p. 63). Sul versante poetico riscontriamo una scelta di modalità espressive differenti, perché le poesie omoerotiche contenute in Poemi (1909) sono esempi del Palazzeschi aereo, fiabesco e ironico col quale siamo maggiormente familiari. La leggerezza con cui il tema è trattato è una caratteristica che salta agli occhi e che distingue la voce di Palazzeschi da quelle di quasi tutti i poeti che lo seguiranno. Né bisogna scordare la radicalità che sottende l’apparente svagatezza dell’autore; se infatti Saba compare in questa antologia come primo autore per via della data di nascita, se guardiamo alle date di pubblicazione le poesie di Palazzeschi sono le prime a tematica omosessuale che appaiono nel panorama poetico del nostro Novecento.
Palazzeschi ritornerà alla poesia in vecchiaia, con due raccolte che appaiono nel 1968 e nel 1972. Anche qui troviamo testi omoerotici di livello. C’è solo da rammaricarsi che il poeta non ne abbia scritti di più. Quelli che vi accingete a leggere non rappresentano infatti una selezione, ma sono gli unici a tematica omosessuale che si trovano nelle rispettive raccolte (a meno che non mi sia sfuggito qualcosa). I testi sono consultabili nel Meridiano Mondadori Tutte le poesie dedicato a Palazzeschi.
L.B.



da Poemi (1909)



MAR ROSSO

Non è un ampissimo mare,
si vedono bene i confini e i contorni,
la forma che à, à forma di cuore.
Son l’acque d’un rosso assai cupo,
ma vivo, fremente.
Non à questo mare né onde né flutti,
ma à nell’ammasso uniforme,
dei palpiti forti, ineguali,
s’abbassa e s’innalza,
s’espande o comprime.
Padrone del mare,
è un giovane Principe,
biondo, bellissimo.
In piedi alla prua d’una lancia
ei vive girando il suo mare.
Padrone assoluto, egli gira
traversa percorre ineguale
in tutti i possibili sensi.
La punta acutissima
di quella terribile lancia
trafigge, trapassa, trafora
l’ammasso rossastro dell’acque,
ne balzano alti gli spruzzi,
ai gorghi ed in fiotti
s’innalzano l’acque al passare
di quella terribile lancia.
Il Principe, in piedi, impassibile,
neanche un istante
rallenta il suo corso,
neppure uno spruzzo lo bagna,
la veste sua bianca
non porta neppure un puntino
del rosso dell’acque.
Padrone assoluto, egli gira
traversa percorre ineguale
in tutti i possibili sensi il suo mare,
diritto alla prua della lancia
terribile, biondo bellissimo.
Un gemito, un fremito,
che sembra l’affanno
d’eterno ed uguale dolore,
vien su da quel mare
che à forma di cuore.




HABEL NASSAB

Habel Nassab, sei bello tu,
con quegli enormi calzoncini blu!
È il fido, il solo,
il fido custode, il solo compagno.
Il solo che trova dischiusa ogni porta
davanti al suo passo
qua dentro.
Mi segue e non sento il suo passo,
siccome un pensiero cammina,
un dolce pensiero che guarda
con occhi di calma e di gioia.
Io dormo, egli veglia ai piedi del letto,
di raro egli dorme, brev’ora.
Mi guarda sereno,
mi segue, mi serve.
Non cenno, non sillaba
ad Habel bisogna,
non parla, cogli occhi soltanto mi parla
cogli occhi gli parlo.
Io prego,
io son genuflesso dinanzi al mio altare,
mi guarda commosso;
talora mi volgo,
gli scuopro sugli occhi bagliori lucenti,
talora grandissime lagrime
s’avanzan sugli occhi di Habel,
s’ingrossan, si fanno convesse
siccome una lente,
mi fanno d’un tratto vedere
intero l’immenso mistero d’Oriente.
Oh, gli occhi di Habel!
I palpiti verdi smaglianti dell’acque,
l’azzurro del cielo, del mare profondo,
e l’arido biondo di sabbie
che dan lo sconforto,
che dicon gli sguardi perduti
dinanzi al mistero d’ignoto infinito.
Ei pure talora s’indugia a pregare,
pregare il suo Dio,
(e non ò anch’io il mio?).
Talora… talora…
non so… ma la calma
si parte dal core,
non so che mi prende,
non so che mi sento…
bruciare negli occhi imperiose
le lagrime… un nodo alla gola…
la pena il core mi preme, mi serra,
smarrisco la luce che guida e che tiene,
e grida d’angoscia prorompon
dal petto, e grido e grido:
Vogl’ire! Vogl’ire lontano!
La vo’ far finita l’orribile vita!
Aprire la sudicia porta,
sbarrare il coperchio del cofano
e gli ori pigliarmi,
vogl’ire nel mondo, in mezzo a la vita,
vogl’essere uomo, amante, guerriero,
vogl’ire lontano a gioire!
Mi guarda, mi guarda,
s’vanzan sugli occhi del fido
le lagrime grandi,
si fanno convesse
siccome una lente,
mi fanno d’un tratto vedere
intero, il grande mistero d’Oriente!
No Habel, non pianger,
ritorna la calma, sta’ certo,
lo sai… rimango, rimango.
E tornan le braccia
sul corpo cadenti,
ritorna lo sguardo al suo sonno,
le lagrime vedo negli occhi
di Habel rientrare, rientrare.
Rimango, rimango, sta’ certo.
La pena di Habel
la calma rimena al mio spirito intera.
Habel Nassab, sei bello tu,
con quegli enormi calzoncini blù!



da Cuor mio (1968)


ADAMO

Ai primi soffi caldi
della primavera
che investono la terra
e risvegliano nell’uomo
col misterioso fascino dell’acqua
il desiderio della nudità
con nativa eleganza
un culturista
le mutandine nere
lo stringono alla vita
come cintura di castità
per chi conosce Roma
è monumento vivente
di scabra imperiale romanità.
Tale per la bellezza del corpo
classicamente monumentale.
Ma tanto gli è naturale
che mostra di non saperlo
pur facendolo apposta
fingendo che non sia
essendolo alla lettera.
Solo
fra l’azzurro del cielo
e l’acqua del Tevere
che corre rapida
sotto i platani giganti
che lussuriosamente
traboccano dalla riva.
Rimane fermo a lungo
in attitudine statuaria
e poi d’un tratto
inaspettatamente
si tuffa
scomparendo sotto l’acqua
per riapparir lontano
di sorpresa
scuotendo fiero la testa
e nuotando
con abilità maestra
con suprema vigoria
quasi per misurare il fiume
con le braccia
presto raggiunge l’argine
dove
lasciandosi asciugare al sole
in attitudine statuaria
di nuovo si conferma.

Dall’alto del Ponte Garibaldi
ogni passante
al suo invito risponde
come al saluto della primavera
con un gesto sfuggente
o di sfuggita curiosità
un moto impercettibile del labbro
involontario
o un sorriso di volontà precisa
un attimo di sosta
in segno di spontanea riconoscenza
e solidarietà
sia pure inconscia o istintiva
per il piacere che diffonde nell’aria
con la fierezza del corpo
e per l’esuberanza
della propria gioia.
E se taluno fingerà di non vederlo
o sdegnato
dopo averlo veduto
dall’altra parte si volta
è solamente perché gli piace
più di quanto
il suo dovere comporta.


(…)



da Via delle cento stelle (1972)


LA SIGARETTA

Se ti guardo sostenuta
fra due giovani labbra
con delicatezza,
come un atto d’amore
si diffonde nel mio animo
a provocarvi una carezza.
E non appena incontrandoti
uno ti chiede col gesto
di accendere la sua
il tuo modo di porgerla,
liberata dalla cenere
perché più facilmente possa accenderla,
rivela insieme una gioia segreta
più grande in quello che offre
che in quello che domanda,
quasi lo scambio di un bacio
fra due sconosciuti
per un bisogno di tenerezza.

***


LE PAROLE TRA GLI UOMINI - L’omosessualità e la poesia italiana moderna e contemporanea
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3 commenti a questo articolo

LE PAROLE TRA GLI UOMINI, n. 3: Aldo Palazzeschi
2010-08-09 21:24:32|di Arnold de Vos

Caro Luca,
la biblioteca è chiusa e la mia è imballata: non ho quindi modo di controllare subito in quale delle sue prose di viaggio il reporter Comisso trascina il lettore in due episodi concernenti il proprio voyeurismo, una volta approdato ad Alessandria d’Egitto in rotta verso il lontano Oriente. Nel primo assiste con un gruppo di turisti, se ricordo bene uomini e donne, a uno spettacolino organizzato: l’accoppiamento di un vecchio energumeno arabo con una ragazza sotto la tenda in un terrain vague fuori città. L’altro episodio descrive in modo molto personale ed appassionato la sua attrazione per le terga di un marinaio noleggiato per un amplesso (eterosessuale) in mare sotto gli occhi dello stesso Comisso, che non vi partecipa a suo dire ma non ne rimane estraneo. Sarebbe interessante sapere se simili pezzi siano veramente apparsi incensurati sui giornali del tempo, per lettori dallo stomaco forte. L’impressione che se ne ricava è di uno scrittore frustrato o similfrustrato, specialmente nel racconto ambientato su una barca in navigazione nel Mar Rosso, con tanto di effetti atmosferici. Ho usato la parola voyeurismo, ma qui l’autore si esibisce senza nemmeno nascondere in che direzione vada questa libidinosa avventura in mare, che gli rivela la propria componente omosessuale in tutta la sua ’terribilità’.
Arnold


LE PAROLE TRA GLI UOMINI, n. 3: Aldo Palazzeschi
2010-08-09 19:55:24|di Luca Baldoni

Arnold ti ringrazio per aver voluto condividere questi tuoi simpatici ricordi palazzeschiani. Ne ho sentiti di simili da Elio Pecora, anche lui amico di Palazzeschi sino a età avanzata. Mi interessa questa tua menzione di Comisso in passaggio per il Mar Rosso; conosco gli scritti sul viaggio in Cina, mi puoi dare qualche indicazione in più?

Spero che in effetti molte/i ci stiano seguendo nonostante la "pausa" estiva. Per Penna dovrai aspettare ancora poche settimane, procedo in ordine cronologico di nascita del poeta. Ma di sicuro non l’opera completa...

LUCA


LE PAROLE TRA GLI UOMINI, n. 3: Aldo Palazzeschi
2010-08-09 15:44:25|di Arnold de Vos

Caro Luca,
poesie alquanto sibilline ma rivelatrici. Aldo Palazzeschi era un sorello Materassi altrettanto innamorato del bel nipote che le zie omonime. Ancora in età avanzata (si parla dei primi anni Settanta) si metteva seduto con cappello e sigaro sugli scalini davanti alla chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma (quella con il suo solo angelo di raccordo nella parte superiore destra della facciata), poco lontana da casa sua, in attesa di qualche angelo di passaggio.

Spigliato risultato della ricerca, queste tre poesie: due delle quali con motivi (medi)orientali cari poi al Comisso viaggiatore di passaggio nell’area del Mar Rosso.
In bocca al lupo a te per le prossime puntate di questo ciclo, attese con curiosità compartecipe da molti/e, penso.
A quando finalmente l’opera omnia di Sandro Penna?
Ti saluta
Arnold de Vos


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