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LE PAROLE TRA GLI UOMINI: n. 9: TESTORI

di Luca Baldoni

Articolo postato martedì 11 gennaio 2011

Numero_9: TESTORI


La personalità di Testori rimane controversa. Se nell’opera dell’autore milanese, che spazia dal romanzo, al racconto, al teatro, non mancano riferimenti all’omosessualità, ciò è spesso passato in secondo ordine rispetto al sofferto cattolicesimo di Testori, e all’adesione a Comunione e Liberazione negli ultimi anni della sua vita. A dispetto del senso di colpa e peccato che inflettono la sua visione del rapporto tra uomini, Testori è senz’altro uno dei massimi poeti italiani omosessuali. La sua produzione, di altissimo livello ma meno conosciuta di quella in prosa e teatrale, si concentra in cinque anni (1968-1973), nel corso dei quali egli darà alle stampe sei raccolte di argomento amoroso.
In questo breve lasso di tempo Testori accumula un canzoniere omoerotico imponente, per la maggior parte dedicato al suo amante Alain. Sorprende la varietà di soluzioni formali messe in atto, dalle poesie avvolgenti e immaginifiche de L’amore, ai frammenti aerei e rimati, in apparenza fatti di niente, di Per sempre. Concludono la selezione i testi da Nel tuo sangue, notevoli in quanto l’immaginario cristiano, nella fattispecie il rapporto tra Gesù e Giovanni, viene riproposto in chiave apertamente omosessuale. Un tentativo “forte”, in cui la celebrazione di un “Dio da stringere/ e amare” si scontra con il sospetto, o la convinzione, che questo amore sia un “tranello” attraverso il quale la divinità, nella sua imperscrutabilità, ci mette alla prova.
Siamo fortunati a poter leggere oggi insieme queste poesie di Testori. Lo possiamo fare grazie alla libertà offerta della rete. Ricordo infatti che nell’antologia L’amicizia amorosa. Antologia della poesia omosessuale italiana dal XIII secolo a oggi, curata nel 1982 per Gammalibri da Renzo Paris e Antonio Veneziani, la pagina su Testori c’era, ma era vuota. Dopo il profilo biografico, gli autori spiegavano che Testori, contattato per l’inserimento nell’antologia, non si era neanche degnato di rispondere. Ho buone ragioni per ritenere che ancora oggi gli eredi dell’autore avrebbero difficoltà a vedere pubblicati suoi testi in un contesto gay. Tutto ciò mi sembra assurdo oltre che lesivo della dignità letteraria di Testori, ma tant’è. Godiamoci i suoi testi online perché difficilmente appariranno nella versione cartacea di questo lavoro.

L.B.


Giovanni TESTORI (1923-1993)



da L’amore (1968)


XXI


Ti vedo nudo,
carne di me,
mia falce;
steso t’adoro
sui lenzuoli.
La pioggia il caro ventre
ha coperto di lagrime
e ghiaccioli;
la pioggia in cui gridando
al cielo nell’inferno
l’inferno adorato della carne
uscì dai vivi rami adusti,
da me, da te,
in una sola luce.

Ora che posi
e in sogno ti distendi
immensamente tenero e felice,
piango a vederti, ombra,
e a te ancora, tremando,
mi dirigo,
mio martire,
mia colpa,
per chiederti ancora furia
nella pace,
mia unica salvezza,
mia fornace.



LXXII


Vedo tuo figlio in te.
Ancora non è nato
ma già ne scorgo salire
dal tuo sonno
il primo riso.
Lo guarderai dormire
com’io guardo te,
padre ingiusto e furtivo.
Sarà alba, meriggio,
alanino sarà,
uguale e diversissimo;
sarà tuo sangue,
mia perduta luce;
vera sarà giustizia;
e, nel dolore,
più grande e ritrovato
nostro amore.



LXXXII


Legati dentro i prati dove l’erba
si piega il nostro peso;
legati nei lenzuoli,
stracci umidi e bagnati,
o sugli oscuri sedili delle macchine,
sui fazzoletti colmi ed ilari gettati
quando rane vi pulsano gagliarde,
bianche rondini dorate,
perle gonfie di sé
e grumi d’acqua e sangue;
neppure nudi,
nuda la parte solamente,
tra le cosce di cervo
e capriolo
sono, lo vedi,
ogni volta più pieno
di vergogna inutile
e pudica…

Mio cervo,
nel bacio dell’ardore,
mia virtù di capriolo,
mi getto ai piedi;
tra le pieghe dell’ombra
ed i veleni,
t’abbraccio così
e verde e oro
qui, ora, ti bacio,
neppure nudo
se non la parte che di te trionfa
assurda, cieca,
piccola, dirompente,
eretta nella sera
del navigare mio terrestre;
lucerna,
editto di secoli e millenni,
faro.

È luna, astro,
ciò che avanza dal cavo,
duro ventre;
il labbro appendo,
la mente chiusa e muta,
aperta al bacio solamente,
al sangue e alla ferita,
e questo straccio che pulsa
il cuore.

Legati nelle stanze,
fuori oramai d’ogni stagione
e tempo,
eccoci qui, amore…



LXXXVIII


Si stende ancora su di te
dilà dai nembi impalpabili
dei cirri;
sembra che t’adori,
ma non come t’adora
chi t’ha visto rinascere
dall’onda:
eri liquido argento,
forma creata,
giuramento.

La vertigine mi serra
alla pietà
dove t’avrò riconosciuto ancora,
non figlio più, né infante,
ma solo, disperato
e cieco amante.



XCVIII


A chi ci avrà deriso
e devastato
diremo: “siamo qui;
tutta la vita è già passata.

Che vale il vostro scherno,
il riso?
È grande, inesprimibile il silenzio
così che tutto in silenzio si compone
nella sola domanda che anche voi
a noi rilega.
Non abbiate pietà, ora,
né sdegno.
Si spegne ogni rumore,
il tempo non ha voce.
Se almeno qui
volete riconoscere l’amore
dovete perdonarci
nell’ombra che anche qui
getta la croce.”



da Per sempre (1970)



Trema di già
sapendo
l’abitacolo d’ardore.
Si solleva
la giovane fierezza.

La luce piana
è ferma perla,
anima tesa
e, nella carne, altezza.


***


Oh dormi,
dormi bellissimo bambino.

- Sei cresciuto
sei diventato adulto,
sei restato divino.


***


Eri pieno di gigli,
eri di rose e piume,
eri sul fiume.

Eri di sola carne
e la tua carne in me
si liberava,
mi torturava,
mi faceva felice
e poi volava.


***


Sei l’angelo,
il ladro,
la stupenda creatura
che d’inverno, passando,
fai della piana
altura
e del gelo
dolcissima verzura.


***


Esci dal letto
bianco di stupore.
T’apri come una rondine,
ti dilati attorno
come un fiore.



Da Nel tuo sangue (1973)



L’hai amato più degli altri.
Sul desco della Cena
appoggiava la sua guancia
al Tuo volto.

Non era solo una predilezione,
era un’atroce, carnale
peccatrice dedizione.


***


Perché nel dolore
Te lo sei tenuto vicino?

Era il figlio, l’amante?
Era il carnale festino,
il tranello preparato anche a Te
dal destino?


***


Quando dormivi accanto a lui
che accadeva?
Chi muoveva per primo
nel silenzio
i lenzuoli?

Non eri Socrate.
Non puoi barare.
Eri un Dio da stringere
e amare.


***


L’hai lasciato senza padre
ai piedi della croce.

Mentre morivi
che nome urlava
se non il suo
la Tua voce?


****


LE PAROLE TRA GLI UOMINI - L’omosessualità e la poesia italiana moderna e contemporanea
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1 commenti a questo articolo

LE PAROLE TRA GLI UOMINI: n. 9: TESTORI
2011-10-05 12:45:17|di Gregorio S.

Maravigliosi testi. Bellissima anche l’immagine in cima alla pagina, che ben si sposa con lo stile di queste poesie. Gregorio da laptop cooling pad site.


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