Cantieri Internazionali di Poesia
V Edizione

Monfalcone
29 settembre - 2 ottobre 2010

Direzione artistica: Lello Voce
Collaborazione artistica e scientifica: Luigi Nacci e Gianmaria Nerli

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pubblicato domenica 17 ottobre 2010
Radio Sherwood in trasferta a Monfalcone intervista Henry Bowers, ospite del Festival Giovedì 30 settembre. Sherwood Web (...)
pubblicato mercoledì 13 ottobre 2010
Contemporanea Leggere, raccontare, riflettere di Ennio Cavalli Tendenze, dibattititi, novità letterarie, teatrali o cinematografiche, eventi, (...)
pubblicato martedì 5 ottobre 2010
Chiude i battenti il festival diretto dal poeta e scrittore Lello Voce, che in cinque anni ha portato a Monfalcone più di 150 artisti da ogni (...)

LUCA DE NUZZO

Articolo postato venerdì 10 settembre 2010

SITO UFFICIALE
- http://www.lucadenuzzo.com

MYSPACE
- http://www.myspace.com/lucadenuzzo

FACEBOOK
- http://www.facebook.com/Luca-De-Nuzzo/

Luca De Nuzzo cantautore pugliese, San Severo (FG), romano di adozione da quasi dieci anni, opera verso una linea che non conosce confini, canta nel suo dialetto per lasciare solo al linguaggio dell’emozione lo spazio che merita e che spesso non trova… Il suono del dialetto sanseverese che emana il clima del Gargano, il sole e il vento del Tavoliere, mette in contrasto le buie verità della gente, la gente cosiddetta per bene, dando così più rigore e voce alla gente di campagna, alla gente degli immensi campi di grano della Puglia settentrionale.

De Nuzzo dopo altri trionfi di critica, nel giugno del 2004 vince il Premio De Andrè come miglior cantautore, premio che dà il via al suo primo lavoro discografico. Forse perché crede nei valori genuini, nella gioia dietro le parole crude e sgarbate e nella solitudine dietro le parole potenti; cantare in dialetto non per cantare in dialetto, ma per raggiungere l’armonia di saperci vedere diversi ed avere una naturale voglia di accettarci, col rispetto dettato dalla conoscenza e per ridare la giusta importanza alla storia raccontata nella chiave di un uomo che adopera un suo linguaggio personale, un suo filtro e una sua sensibilità; per avere il gusto di non capire e andarci da solo verso la comprensione. Per non scambiare l’impudenza di un dialetto con le corruzioni continue nelle quali vive una lingua madre.

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