La CanGura

“Quando una parola nuova o sconosciuta risponde perfettamente a un’idea, a una condizione, a un caso qualunque della vita sociale, che non si potrebbe esprimere altrimenti che con una perifrasi, la fortuna di questa parola dovrebbe essere certa.” (Cletto Arrighi)

CanGura è un marsupio con le orecchie. Salta in direzioni imprevedibili.
CanGura è un fluido che assorbe i solidi. È una voce che passa attraverso.
CanGura è una crisis perché separa e decide. CanGura non ha capi, solo code.

CanGura è un gesto: si fa. CanGura è un evento perché avviene. CanGura è una musica che non avete mai sentito. È un ascolto differenziale.
CanGura è left, ma è all right. CanGura è un movimento, descrive un passaggio. È un luogo: e non ci si è mai stati.
CanGura è un contenitore, una piazza, uno snodo. CanGura è un link che somiglia a un’eco. CanGura è mutante, CanGura è un rizoma. CanGura è un ambiente, CanGura è ecologia.

CanGura è un accesso e una moltiplicazione. CanGura è istigazione, seduzione, provocazione. CanGura è desiderio e principio del piacere.
CanGura è pelluocchie, pacapa, perrecchie.
CanGura è un virus come un’apertura. CanGura è un dono e una convocazione. CanGura è il sogno di una comunità.
CanGura è praxis (in theoria). CanGura è una sineddoche e una metonimia.

CanGura è in conflitto, permanente. CanGura è esposta come una parola sola. CanGura è trasparente e fa cadere i muri.
CanGura è camminare domandando. CanGura è un progetto ed è un respiro. CanGura è il tu che fa doppio ogni io.

CanGura è domani, cioè oggi.

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