Absolute Poetry 2.0
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La Macchia Nera n°12

Stefano Guglielmin - La natura relazionale

Articolo postato domenica 24 dicembre 2006
da Christian Sinicco

Christian Sinicco (CS): Parlaci dei siti e dei blog dove operi, delle loro caratteristiche, dei problemi inerenti alla fruibilità e delle statistiche, del tuo "programmarti" il lavoro. Se lo spazio che utilizzi è una tua creazione, o se è frutto di una tua idea o di un’idea condivisa con altre persone, parlaci delle tappe che hanno portato alla sua nascita e della forma che hanno preso le successive collaborazioni con altri artisti o critici.

Stefano Guglielmin (SG): Il sito in cui spendo il mio miglior tempo è Blanc de ta nuque, un blog individuale nato con l’intenzione di divulgare la poesia con rigore e leggerezza, avvicinando chi non si sente ancora pronto per un viaggio personale e chi ha voglia di leggersi qualche buon poeta, ma anche di fare due chiacchiere.
Divulgazione, dunque, e luogo in cui conversare di poesia. La sua specificità mi pare risieda nel presentare autori del secondo novecento che, per una ragione o per l’altra, sono fuori dai riflettori, poeti che magari hanno pubblicato con grosse case editrici e che poi non sono mai (o più) stati compresi in antologie. Rarissimamente pubblico autori under 70, e ciò sia perché hanno spazi in altri blog (in uno dei quali - LiberInVersi - sono co-redattore) e sia in quanto preferisco dar voce a chi non è più una promessa o una giovane leva, bensì ha già un solido curriculum. Blanc de ta nuque esiste dal maggio 2006 e viene aggiornato 4 -5 volte alla settimana; tale assiduità, mi costringe talvolta a scegliere commenti autorevoli che trovo in rete: l’obiettivo, infatti, non è dimostrare una mia competenza (la quale si gioca nella saggistica sul cartaceo e sul web), ma, appunto, rendere accessibili i dati (che si possono approfondire individualmente) e far conoscere l’esistenza di poeti di valore.
Oltre a questo blog, gestisco La distanza immedicata vetrina e occasione di scambio intorno al mio nuovo libro di poesia (occasione, in verità, poco sfruttata) ed ho uno spazio in Tellusfolio, dove curo una rubrica dal titolo Poesia & Blog, nella quale presento, ogni due o tre settimane, alcuni siti che ritengo interessanti.

CS: Hai mai fatto un’inferenza sui visitatori del tuo sito? Chi credi siano, che tipologie di utenti? In che rapporti sei con i tuoi utenti? Quali argomenti maggiormente li interessano? Quali, in sostanza, le correlazioni tra la rinascita della poesia e la diffusione dell’informazione su internet?

SG: Ecco i numeri di Blanc de ta nuque: circa 100 visite al giorno, 130 pagine cliccate, con una punta di 159 entrate, coincidente con un’accesa discussione sul ruolo dell’intellettuale (vedi post dell’1 e 4 dicembre 2006). I visitatori del blog sono spesso blogger essi stessi, poeti quasi sempre, ma una buona percentuale è composta di appassionati senza particolare dimestichezza con la rete, che cercano autori da leggere e commenti comprensibili. Ci sono inoltre miei studenti. L’utenza mi è abbastanza chiara perché spesso ricevo per e-mail incoraggiamenti e/o note ai post di persone che non se la sentono di pubblicarli nei “commenti”. A cavallo fra novembre e dicembre, i dati più significativi sono: minimo storico 62 visite in coincidenza dell’informazione Festival VeronaPoesia; 70 per Vittorio Reta (dato che stupisce, essendo questi un poeta poco noto e dalla scrittura accattivante); 71 presenze per “By Logos”, un’esperienza di poesia collettiva; picchi li troviamo quando c’è polemica (vedi sopra) e quando i commenti riescono a decollare, approfondendo le tematiche suggerite dal post (106 e 105 visite durante la discussione sulla poesia di Marina Mariani, il 14 e 15 novembre); 113 visite il 6 dicembre, con una poesia di Paolo Valesio (ma il dato, credo sia dovuto all’onda anomala scatenata un paio di giorni prima). In generale, vedo una partecipazione attenta e attiva quando la poesia che presento usa un linguaggio tendenzialmente piano, d’ambientazione quotidiana e che evidenzia un vissuto intenso. Pochi i commenti (anche se il numero delle visite non è direttamente proporzionale ai commenti) quando il post è di per sé esaustivo (per esempio se pubblico un breve saggio mutuato dalle riviste degli anni ottanta o novanta oppure se posto una recensione ad un libro; cosa rara quest’ultima, per altro).

CS: Parlaci dei siti che visiti di più, e dei blog sia collettivi che individuali. Quali i migliori secondo te e perché? Quale critica o pensiero, metodi di lavoro, emergono dall’impegno dei redattori degli altri spazi? Ti sei scambiato delle informazioni utili per il tuo lavoro? Hai collaborato con altri redattori? (Se sì spiegaci come, e se hai interesse in futuro a collaborare con altri redattori ipotizza quello che andresti a proporre e come lo realizzeresti).

SG: I siti che visito di più, a parte PoEcast, che merita una menzione speciale, sono quelli con i quali sono cresciuto, bloggisticamente parlando: LiberInVersi, UniversoPoesia, La costruzione del verso, Erodiade, Vocativo, La poesia e lo Spirito, Nabanassar. Con ognuno dei loro gestori ho maturato un’amicizia che va oltre l’interesse per la poesia. Ogni tanto faccio una visitina a AbsolutePoetry, FuoriCasa Poesia, e a tanti altri siti poetici, fra i quali Poesia da Fare, Microcritica, GAMMM, Radici delle isole, Oboesommerso, La cugina Argia e Ricreazione, ma non mi dispiace andare a spulciare blog dove postano centinaia di poeti, fra tutti Poetienon. A proposito dei siti collettivi, la mia esperienza più significativa è stata con Nabanassar. Quello che ho compreso è che in questi blog, malgrado la pluralità di voci, conta la capacità di crearsi un’identità, un orientamento, pur senza irrigidirsi in una scuola. Il vantaggio di essere un gruppo (una redazione), consiste nel riuscire a produrre un lavoro o una ricerca più articolata: vedi lo Speciale Poesia in AbsolutePoetry del maggio 2006, vero esempio di come potrebbe diventare una rivista letteraria in rete (altro esempio, che tuttavia non ha ancora adottato il multimediale è “L’Attenzione”). Sottolineo rivista giacché un blog, secondo me, dovrebbe mantenere una natura più agile, relazionale, abilitata al dialogo, possedendo a lato una serie di links dai quali accedere alle riviste. Dal punto di vista della conduzione del blog (l’etica del blogger), ritengo che l’atteggiamento migliore sia quello di fare da moderatore fra posizioni differenti, cercando di orientare senza obbligare, considerando tutti degli ospiti graditi. Se il dialogo è impossibile, lo si dica e si inviti l’ospite a comportarsi come tale oppure a trovarsi altro domicilio.

CS: Che importanza riveste il dibattito culturale, anche in rete, o il pensiero critico sulla contemporaneità nella tua realtà di artista e di operatore culturale? Quali i temi che hai affrontato o i problemi che hai contribuito a risolvere? Quali le tue linee guida oggi, e le tematiche che affronteresti con urgenza?

SG: Mi piace la definizione di “operatore culturale”. In effetti, io mi vedo così all’interno dell’operatività bloggeriana. Chiaro che dentro c’è anche un margine di “funzione intellettuale”, ma questa credo vada esercitata nei luoghi deputati. Per quanto mi riguarda essi sono: l’insegnamento, la scrittura su rivista, gli incontri pubblici come poeta e saggista. Il dibattito culturale in rete è fondamentale per la crescita della comunità mediatica (non dimentichiamo, infatti, che internet è mass-media a tutti gli effetti), ma dev’essere condotto nei modi e nei tempi propri al mezzo: per quanto riguarda i blog, è assai faticoso passare un’ora a leggere commenti ad un post e poi scriverne uno ulteriore, mentre è normale e proficuo ascoltare un dibattito dal vivo per un paio d’ore e poi dialogare con i relatori. In questo senso, una blogger community, se esistesse, dovrebbe creare occasioni d’incontro reale ogni 3/4 mesi in cui discutere quanto emerso nel dibattito mediatico e dove organizzare letture poetiche (con il sostegno delle amministrazioni comunali). Questa mi pare una delle tematiche più urgenti da affrontare oggi. L’altra potrebbe essere quella della divulgazione dei blog (scuole, biblioteche, centri giovanili, università della terza età, istituzioni territoriali, radio locali eccetera): più che una tematica, ciò dovrebbe diventare vero e proprio “programma di diffusione”, priorità sistematica di ciascun blogger e della suddetta comunità.

CS: Si parla spesso di migliorare la qualità dell’informazione, la comunicazione o il dibattito della poesia in rete, ma i siti non sono molto attrezzati dal punto di vista della multimedialità e sui blog - anche se ciò non accade solo su internet - prevalgono spesso linee oltranziste, si configurano lobby o gruppi di interesse. Quali i problemi della riconoscibilità sociale del poeta in internet? E, dal punto di vista sociale o sociologico, quali a tuo avviso vantaggi e svantaggi che il web ha portato alla poesia e ai poeti? Cosa infine è stato di supporto alla tua attività, anche per ciò che concerne l’autopromozione?

SG: Come ho scritto in precedenza, un sito gestito da un blogger che ha voglia di confrontarsi civilmente con l’utenza, che posta articoli atti ad avvicinare chiunque al mondo della poesia, che linka le migliori riviste in rete, italiane ed estere (quelle con filmati, con la voce dei poeti, con un archivio di testi, un’aggiornata lista di eventi e una ricca bibliografia), perfezionerebbe l’attuale stato delle cose, che comunque si muove a lobby soltanto in minima parte rispetto al cartaceo.
Sotto il profilo della riconoscibilità sociale del poeta, credo che questi non ce l’abbia dal Risorgimento: la rete non ha spostato di un metro il problema, se non nel senso che ha avvicinato ai lettori alcuni poeti invisibili (ed io mi metto fra questi), che altrimenti godrebbero di assoluta invisibilità. Il fatto che i poeti pubblicati dalle editrici maggiori disdegnino la rete è un sintomo di come questa serva per venire a galla ma non a galleggiare. Per galleggiare ci vuole il capitale dell’editore, la visibilità della TV o della radio nazionale (o di una rete territoriale di radio se queste si organizzassero in tal senso), la disponibilità delle amministrazioni, la legittimazione dell’Università.

CS: Che importanza riveste su internet il lavoro di "mappatura" delle esperienze poetiche? E’ possibile tracciare un primo bilancio, critico e di autori, e quali le sue eventuali implicazioni a 360°? Quali gli autori interessanti che hai potuto leggere in rete e che ti sentiresti di promuovere anche in altri contesti, alzando la qualità della poesia nelle sue manifestazioni? (Indica i contesti - reading, performance, dibattiti, spettacoli, happening, installazioni... -, indica gli autori e motiva le tue scelte).

SG: La mappatura è un proposito emerso tra il 2005 e il 2006 all’interno del grosso lavoro messo in piedi da Massimo Orgiazzi in LiberInversi (e seguito lodevolmente da altri bloggers). Per il momento essa è rimasto un proposito, nel senso che nessuno, mi pare, ha catalogato e tassonomicamente ordinato il fare poetico lì (o altrove) emerso. Io sono del parere che dovrebbe farlo l’Università, grande assente della questione. Sono infatti latitanti, non solo i baroni (ormai del tutto estranei a quanto succede nella poesia italiana contemporanea), ma gli stessi giovani ricercatori che, per fare carriera, scelgono di approfondire la poesia patriottica di Giacomo Zanella piuttosto di districarsi nella militanza. Ci sono le eccezioni; fra tutte scelgo Parola plurale. Non voglio dire che ho nostalgia delle antologie, sia chiaro, bensì mi piacerebbe che non 10 ma 100 ricercatori lavorassero, da Bolzano a Palermo, per trasformare gli innumerevoli nomi in possibili mappe, scientemente fondate.
In questi due anni di frequentazione dei blog di poesia ho incontrato diversi autori, alcuni dei quali hanno trovato - anche grazie alla loro assidua presenza in rete - visibilità piena: Merlin, Giovenale e Sannelli, per esempio, così come la stanno trovando Fantuzzi, Nota, Broggi, Massari, Aglieco, Nacci e Sinicco. Tutti nomi maschili, non perché le poetesse non esistano (anzi), ma in quanto, mi pare, non adoperino la rete con sistematicità e soprattutto non siano attive nei blog altrui: molte poetesse (quasi sempre giovani) gestiscono infatti un proprio spazio-vetrina, ma contribuiscono poco alla realizzazione della rete poetica e/o all’amplificazione della poesia contemporanea, pagando così in termini di visibilità. Fra le eccezioni, ricordo Cristina Babino e Antonella Pizzo.

Schio 8 dicembre 2006

La Macchia Nera n.01. Massimo Sannelli

La Macchia Nera n.02. Sebastiano Aglieco

La Macchia Nera n.03. Tommaso Lisa

La Macchia Nera n.04. Massimo Gezzi

La Macchia Nera n.05. Matteo Fantuzzi

La Macchia Nera n.06. Cristina Babino

La Macchia Nera n.07. Alessandro Ansuini

La Macchia Nera n.08. Massimo Orgiazzi

La Macchia Nera n.09. Giampiero Marano

La Macchia Nera n.10. Erminia Passannanti

La Macchia Nera n.11. Silvia Molesini

17 commenti a questo articolo

La Macchia Nera n°12
2010-06-03 01:37:05|di v.s.gaudio

Ma, Guglielmin, a quale "By Logos" si riferisce, quello in cui c’ero io, e quando ne ha parlato ?
V.S.Gaudio


> La Macchia Nera n°12
2006-12-28 11:57:38|

interessa sapere che non mi pare ci sia la pancetta e quella cosa piallata non rende giustizia? ;)

mi scuso per l’eccesso culturale di questo commento


> La Macchia Nera n°12
2006-12-28 09:04:32|di gugl

interessa sapere che Laing, prima di "mi ami?", ha scritto "nodi"? :-)


> La Macchia Nera n°12
2006-12-27 20:49:33|di Alivento

Ti ringrazio della spiegazione Christian, in effetti dopo aver formulato la domanda ho notato "la natura relazionale" nel titolo ed ho trovato il collegamento dei nodi, anche di quelli miei neurali :)


> La Macchia Nera n°12
2006-12-27 13:14:32|di Christian

@Alivento: "un blog, secondo me, dovrebbe mantenere una natura più agile, relazionale, abilitata al dialogo, possedendo a lato una serie di links dai quali accedere alle riviste": poi ho pensato al dialogo e ai nodi del dialogo...non mi ricordo che chiave di ricerca ho inserito su google, ma è capitata questa immagine e mi pareva simpatica!


> La Macchia Nera n°12
2006-12-27 12:17:48|di gugl

Sebastiano, stai facendo un lavoro straordinario con i ragazzi. E’ così che si preparano buoni cittadini!

un caro saluto


> La Macchia Nera n°12
2006-12-26 23:53:58|di sebastiano aglieco

Insegnare poesia nella scuola elementare costituisce per me un vero e proprio manifesto di comportamento e sfida. La leggo ma non la faccio imparare a memoria. Se accade, è attraverso il teatro ma in una forma che ha a che fare con la consapevolezza e il gioco. Alla fine sì che la sanno a memoria, ma senza neanche accorgersene. Per Natale abbiamo "recitato" LE PAROLE DELL’ANGELO di Rilke. Insieme, perchè una cosa che funziona è il passarsi le parole; sentirle dagli altri. Il mio laboratorio per avvicinarli alla poesia si chiama "Lavoriero di scrittura sensoriale". Ogni mattina, prima di incominciare la lezione, ne leggo una, senza badare se sia facile o difficile. Ho letto anche De Angelis E’ un rito leggere la mattina. Se mi dimentico, poi s’incazzano. Per loro è molto importante avere un maestro che scrive poesie. E’ come un esempio. Io sono fermamente convinto che la strada della rivoluzione passi ancora dalla scuola e non dall’accademia, dall’università. Le parole devono prima respirare nella bocca dei bambini. Sapranno trattenerle da grandi.
Sebastiano Aglieco


http://blog.libero.it/isolae/

> La Macchia Nera n°12
2006-12-26 19:59:57|di Alivento

Mi pregio d’essere tra le commentatrici più assidue ed inutili del blog Blancdetanuque.
Però lo raccomando a tutti per l’asciutta competenza del suo autore, per l’opera di pro memoria di poeti di valore e dimenticati.

Una curiosità: perchè quell’immagine a commento dell’intervista?


> La Macchia Nera n°12
2006-12-25 18:24:21|di gugl

beh, faccio leggere sempre attentamente il primo Montale.

recentemente ho dato il penultimo libro di Tiziana Cera Rosco e l’antologia di De Angelis.

Ma faccio leggere anche i classici della narrativa, dove Hesse non manca mai.

Aglieco è maestro elementare: sarebbe bello sapere che cosa ne pensa a proposito delle poesie imparate a memoria e recitate davanti ai parenti. Io credo che già alle elementari bisognerebbe far passare l’idea che la poesia non deve per forza suonare bene ed essere edificante.


> La Macchia Nera n°12
2006-12-25 11:44:31|di vocativo

Trovo intanto che sia importante avere tra bloggers di qualità (nel campo della poesia, ovviamente) degli insegnanti. Questo è già un passo non da poco. Se non sbaglio lo stesso Sebastiano Aglieco insegna, no?

auguri a voi


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