Absolute Poetry 2.0
Collective Multimedia e-Zine
Coordinamento: Luigi Nacci & Lello Voce
Redatta da:
Luca Baldoni, Valerio Cuccaroni, Vincenzo Frungillo, Enzo Mansueto, Francesca Matteoni, Renata Morresi, Gianmaria Nerli, Fabio Orecchini, Alessandro Raveggi, Lidia Riviello, Federico Scaramuccia, Marco Simonelli, Sparajurij, Francesco Terzago, Italo Testa, Maria Valente.
Christian Sinicco (CS): Parlaci dei siti e dei blog dove operi, delle loro caratteristiche, dei problemi inerenti alla fruibilità e delle statistiche, del tuo "programmarti" il lavoro. Se lo spazio che utilizzi è una tua creazione, o se è frutto di una tua idea o di un’idea condivisa con altre persone, parlaci delle tappe che hanno portato alla sua nascita e della forma che hanno preso le successive collaborazioni con altri artisti o critici.
Vincenzo Della Mea (VDM): Devo prima di tutto ammettere che ho già letto le altre interviste, quindi non rispondo a mente pulita. Per esempio, posso dire che mi trovo d’accordo con diverse osservazioni di Massimo Gezzi (e non solo).
Io ho un blog da circa quattro anni: a suo tempo intendeva sostituire un certo quadernetto su cui annotavo i libri che leggevo, con giusto qualche parola per ricordarmi se un libro mi era piaciuto o no. Qualcosa per me, quindi: e tale è rimasto, a meno di qualche eccezione, e del fatto che inevitabilmente, sapendo che qualcun altro lo legge, invece di qualche parola criptica cerco di dire qualcosa di più. I libri di poesia però rimangono al di fuori di questo discorso: non so ormai più nemmeno io perché, è una sorta di pudore nei confronti di qualcosa che non potrei trattare così superficialmente.
Di recente ho realizzato un sito che funge da aggregatore di altri blog poetici, con tecniche già in uso da tempo in altri settori (http://www.poecast.it). Qui il mio contributo è puramente tecnico, poiché i contenuti rimangono sui blog aggregati: però penso sia un oggetto utile per facilitare la visita del web poetico a chi fosse interessato, poiché permette di vedere le ultime uscite, e anche, a volte, di capire come i temi rimbalzano da un blog all’altro. In più da poco c’è anche una piccola sezione audio sotto forma di podcast, dove una volta alla settimana pubblico una poesia letta da un poeta. Per favorire la diffusione in giri diversi da quello poetico, sto iscrivendo il podcast su iTunes, Audiocast, Odeo, e siti del genere.
Non mi impegno in altro, anche se occasionalmente ho scritto su altri siti.
CS: Hai mai fatto un’inferenza sui visitatori del tuo sito? Chi credi siano, che tipologie di utenti? In che rapporti sei con i tuoi utenti? Quali argomenti maggiormente li interessano? Quali, in sostanza, le correlazioni tra la rinascita della poesia e la diffusione dell’informazione su internet?
VDM: Il sottotitolo del mio blog è "blog introverso": è fatto per la memoria più che per la rete sociale (sono due possibilità). Non ho molti visitatori, non fomento discussioni, non ricambio visite. Parte dei visitatori sono sicuramente occasionali, arrivati tramite motori di ricerca il più delle volte a leggere le mie note di lettura, che ormai sono tante.
Altro discorso è quello di PoEcast: è uno strumento prettamente sociale, usato da 40-80 visitatori al giorno, per in media un centinaio abbondante di pagine visualizzate (che, vista la struttura del sito, corrispondono a dei "ritorni"). Ogni visita si riversa in due-tre visite per i blog aggregati. Sono convinto che gli utenti siano principalmente gli stessi blogger, o meglio, gli utenti dei blog aggregati che hanno con la blogosfera poetica una certa consuetudine. Pochi accedono al podcast, per il momento.
Riguardo la rinascita della poesia (la sua possibilità: non penso che sia un fenomeno reale): internet permette di accedere a più informazione, e più rapidamente, indipendentemente dal tipo. Solo che poi il lettore ha capacità limitate, e l’aumento di disponibilità produce un aumento della competizione per la risorsa attenzione; per cui non è detto che tutto ciò si traduca in un favore alla poesia. Se non sotto forma di una riduzione dei tempi a disposizione per la lettura per tutti, e non sono convinto che la poesia possa essere letta (o fruita) con superficialità. Anzi, sono convinto che la lentezza sia parte della poesia.
CS: Parlaci dei siti che visiti di più, e dei blog sia collettivi che individuali. Quali i migliori secondo te e perché? Quale critica o pensiero, metodi di lavoro, emergono dall’impegno dei redattori degli altri spazi? Ti sei scambiato delle informazioni utili per il tuo lavoro? Hai collaborato con altri redattori? (Se sì spiegaci come, e se hai interesse in futuro a collaborare con altri redattori ipotizza quello che andresti a proporre e come lo realizzeresti).
VDM: Io frequento regolarmente (più da osservatore che da commentatore) LiberInVersi, NazioneIndiana, VibrisseBollettino, tra i siti collettivi; UniversoPoesia, Blanc de ta Nuque, SlowForward tra quelli individuali (anche se UniversoPoesia, ospitando interventi esterni, ha una funzione un po’ diversa). Meno regolarmente tanti altri (però più adesso di un tempo, grazie a poecast che mi evita il giro). Con alcuni dei redattori ci sono scambi al di fuori dello spazio pubblico del sito, e, per esempio, posso senz’altro dire che PoEcast è nato anche dalle chiacchiere con Massimo Orgiazzi. Con Matteo Fantuzzi ci sono stati anche dei contatti in persona, è venuto a leggere a Udine, sono andato a Castel San Pietro. Niente di sistematico, comunque.
CS: Che importanza riveste il dibattito culturale, anche in rete, o il pensiero critico sulla contemporaneità nella tua realtà di artista e di operatore culturale? Quali i temi che hai affrontato o i problemi che hai contribuito a risolvere? Quali le tue linee guida oggi, e le tematiche che affronteresti con urgenza?
VDM: Il dibattito culturale, indipendentemente da dove si svolga, è chiaramente importante, ma è anche importante che sia inserito nel contesto temporale corretto. L’arte non è usa e getta, e questo comporta anche il fatto che bisognerebbe avere tempo e coraggio di aspettare; in questo, la rete non aiuta. Il blog presenta temi su cui ci si affanna in commenti che durano qualche giorno, mentre per certi argomenti sarebbe necessario qualche giorno solo per scrivere un commento, uno, sensato ed all’altezza di un vero dibattito culturale. Ciononostante, è chiaro che il mezzo internet facilita tutto quanto è interazione a distanza, quindi ben venga, tenendo presente che si rischia sempre la chiacchierata più che il dibattito. Niente di male, a me piace chiacchierare, ma sarebbe bene non sopravvalutare ciò che si produce in questo modo a volte un po’ approssimativo.
Per il resto, io ho curato un’antologia tematica su poesia e computer (Verso i bit, Lietocolle 2005) che intendeva capire se e come ci fosse compenetrazione tra linguaggio poetico e informatica. Non ho risolto niente: ho fatto una fotografia, con qualche spunto interessante. La mia unica linea guida ora come ora è: cercare di scrivere buone poesie, quando vengono. Il resto è utile ma rischia anche di essere una distrazione. Poi ho interessi più tecnici, ma dipendono dal mio lato informatico, non da quello poetico (che però mi dà uno spazio di lavoro interessante).
CS: Si parla spesso di migliorare la qualità dell’informazione, la comunicazione o il dibattito della poesia in rete, ma i siti non sono molto attrezzati dal punto di vista della multimedialità e sui blog - anche se ciò non accade solo su internet - prevalgono spesso linee oltranziste, si configurano lobby o gruppi di interesse. Quali i problemi della riconoscibilità sociale del poeta in internet? E, dal punto di vista sociale o sociologico, quali a tuo avviso vantaggi e svantaggi che il web ha portato alla poesia e ai poeti? Cosa infine è stato di supporto alla tua attività, anche per ciò che concerne l’autopromozione?
VDM: Questa è una domanda multipla.
La qualità dell’informazione non si migliora necessariamente con l’incremento delle possibilità, per esempio date dalla multimedialità; già sfruttare meglio i meccanismi di base di internet sarebbe un buon passo (penso a feed, tags, trackback, ecc.).
Si tratterebbe inoltre di chiedersi il perché dello stato di fatto. Per esempio, secondo me il blog come strumento tecnico è stato adottato esclusivamente (ed abbastanza acriticamente) perché è il mezzo più semplice per pubblicare su Internet, ma impone un modello di pubblicazione (post-commenti-ordinecronologicoinverso) che forse è inadatto alla poesia, o comunque all’arte in generale.
La rivista online L’attenzione ha al suo fianco anche un forum: secondo me non è un’intuizione sbagliata, perché spesso i blog sono usati come un forum sparso, per cui bisogna visitare dieci siti per leggere ciò che più comodamente starebbe entro un forum. E’ chiaro che una struttura più adatta è tecnicamente più complessa da realizzare: basti vedere il breve periodo passato da La poesia e lo spirito come sito web completo ma di difficile fruizione, ed il suo ritorno alla più pratica forma blog.
Lobby o gruppi di interesse, intesi in senso neutrale, sono la norma nel mondo "reale", e si replicano in modo semplicemente più visibile su Web. Più visibile perché in una rete che diventa esplicita nei suoi nodi e archi è più facile vedere ciò che non si vedeva prima: come le cosiddette "reti piccolo mondo", per esempio, che da un certo punto di vista sono una formalizzazione del concetto di gruppo di interesse. Cambia semmai il fatto che se prima la base della tribù era il territorio, ora non è più così, ed asseconda altri criteri. Poi su web si diventa estremisti perché manca tutta la comunicazione non verbale, e perché manca la coazione al ragionamento che è determinata dalla necessità di dover aspettare per rispondere (per esempio, su rivista cartacea), ed in questo i poeti non fanno categoria a parte.
Riguardo la riconoscibilità sociale del poeta in internet, non ho idea di cosa significhi. Comunque la rappresentazione sociale del poeta dipende da tutto ciò che su internet viene contrabbandato per poesia, parte della quale di solito rimaneva nascosta nel sottobosco locale: questo può essere un problema, se uno ha proprio bisogno di formarsi un’immagine da poeta.
Dal punto di vista della promozione, un’esperienza che mi pare interessante anche se poco applicabile alla poesia è quella di VibrisseLibri, che fa da ponte tra il mondo web e quello della carta. Non è di per sé una novità (penso a Iquindici di WuMing), ma con VibrisseLibri si passa da un’attività pionieristica ad una più “normale”, più vicina all’impresa che al volontariato puro. E in VibrisseLibri si riconosce che non c’è identità tra i pubblico dei lettori e il pubblico dei “navigatori”: è un dato da tenere presente.
CS: Che importanza riveste su internet il lavoro di "mappatura" delle esperienze poetiche? E’ possibile tracciare un primo bilancio, critico e di autori, e quali le sue eventuali implicazioni a 360°? Quali gli autori interessanti che hai potuto leggere in rete e che ti sentiresti di promuovere anche in altri contesti, alzando la qualità della poesia nelle sue manifestazioni? (Indica i contesti - reading, performance, dibattiti, spettacoli, happening, installazioni... -, indica gli autori e motiva le tue scelte).
VDM: A quel che succede adesso sarebbe da pensare tra vent’anni, se si tratta di poesia. E non importa se accade su web o su carta.
Mi è capitato di leggere su Web poeti interessanti che non conoscevo. Si tratta di poeti che avrei potuto incrociare anche su supporti tradizionali, con più difficoltà, e probabilmente con costi maggiori. Chiaramente di alcuni di questi poi mi sono procurato anche i libri (per fare qualche nome: Guglielmin, Massari, Sissa, Brandolini,...): in questo senso, il web può servire per l’autopromozione, o anche per la promozione se a pensarci è l’editore. Non sono ancora in grado di dire se il filtro della pubblicazione su carta mi avrebbe fatto perdere qualcosa; è troppo presto.
Non essendo un organizzatore culturale regolare, non rispondo all’ultima parte del quesito, se non con una risposta generale: dovendo scegliere qualcuno per "alzare la qualità", sceglierei dei... poeti; che lavorino su web mi è del tutto indifferente. Certo è che il web è una vetrina facile da visitare, per cui può capitare che il selettore pigro si trovi sempre di più a scegliere solo tra chi si da’ da fare su web. Naturalmente si può ritenere pigro anche il poeta che non si crea una propria rappresentazione su web, ma io propendo più per la prima delle ipotesi; se il poeta è bravo, meglio che scriva poesie piuttosto che HTML. Dal punto di vista promozionale, mi sembra quasi più sensato che sia la critica a esporsi su web con recensioni, pareri, studi. Magari sotto il cappello dell’editore, come ormai succede sempre più spesso (penso al buon servizio di Lietocolle che raduna le recensioni dei suoi autori, ma lo fanno ormai quasi in molti).
Nelle mie risposte probabilmente si può percepire un po’ di sfiducia: sono convinto che non ci sia altra strada che internet, adesso come adesso, ma è importante capirne anche i limiti. Un ulteriore esempio: Luigi Metropoli accenna ai nuovi problemi per la filologia, come del resto avevo fatto anch’io in altra occasione: questo è un altro ambito ancora tutto da esplorare (su Internet quel che dura dura tanto, ma non ci sono certezze, o meglio, ce ne sono meno che per la carta).
La Macchia Nera n.01. Massimo Sannelli
La Macchia Nera n.02. Sebastiano Aglieco
La Macchia Nera n.03. Tommaso Lisa
La Macchia Nera n.04. Massimo Gezzi
La Macchia Nera n.05. Matteo Fantuzzi
La Macchia Nera n.06. Cristina Babino
La Macchia Nera n.07. Alessandro Ansuini
La Macchia Nera n.08. Massimo Orgiazzi
La Macchia Nera n.09. Giampiero Marano
La Macchia Nera n.10. Erminia Passannanti
La Macchia Nera n.11. Silvia Molesini
La Macchia Nera n.12. Stefano Guglielmin
La Macchia Nera n.13. Luigi Metropoli
La Macchia Nera n.14. Manila Benedetto
La Macchia Nera n.15. Stefano Massari
La Macchia Nera n.16. Rossano Astremo
La Macchia Nera n.17. Luciano Pagano
La Macchia Nera n.18. Davide Nota
9 commenti a questo articolo
> La Macchia Nera n°19
2007-01-13 14:00:52|di Christian
Silvia, secondo me la mancanza dell’oggetto è perché lo si vuole dare a priori.
> La Macchia Nera n°19
2007-01-13 01:08:15|di silvia molesini
Su quanto mi dici, Vincenzo: si, chi è già addentro alla cosa poesia, ma non solo chi è aggregato a Poecast, lo usa. Diventare un blogger nel web è come farsi accendere il microfono ad un dibattito senza necessariamente parlare, nulla di più. Questo aspetto crea silenziosità fertili.
Sulla ricerca di punti fermi: si tratta di un nodo centrale che mi pare caratterizzare tutto il nostro mondo culturale, siamo nel mondo nuovo, quello della globalizzazione a pot-pourri delle economie dei saperi e delle tradizioni, quello dell’informazione orrizzontale diffusa, quello della messa in discussione del dato religioso e della sua sostituzione con quello scientifico-tecnologico.
I temi restano i punti di aggregazione fondamentali, una deriva sentimentale nel tentativo di recuperare idealità, credo. Ma non siamo qui,noi, nel mondo blog, allacciati ad un tema preciso e condiviso. Siamo voci che si trovano a condividere piuttosto un luogo e una visione, mi si passi il termine, che chiamiamo poetica. La mancanza di analisi e di approccio teorico di cui parla Christian è, insomma, in buona parte legata alla mancanza di oggetto. Ma ditemi dov’è quest’oggetto se non nella sua storia, quella che l’ha distrutto?
Recuperando qualcosa, su Metropoli e gli angoli dei tovaglioli: la pagina elettronica e la sfacciataggine dell’apparente solitudine del blog permettono la rappresentazione di tutte le varianti di un testo. Nemmeno le cancellazioni tolgono buona parte di quanto pubblicato, salvo il non sapere come recuperarlo. Questa ignoranza ha riempito però le librerie e le tasche degli addetti, in altri tempi, e continua a farlo, di edizioni, appunti, letterine e quant’altro di tutti i nostri idealizzati, "ah! era quella cosa che spedii a Vallecchi e della quale avevo dimenticato l’esistenza..."
> La Macchia Nera n°19
2007-01-12 19:23:23|di Christian
Vincenzo, il tuo lavoro e ciò che hai detto mi trova d’accordo. Cerco di partire da questo per proporre delle cose da fare: credo che il metodo di lavoro su "rivista" non possa essere programmatico o un semplice post di argomenti vari, più o meno ciò che accade in modo soft sulle riviste finora sorte su web, o in fase di progressivo abbandono su carta. Ciò che proporrei è una sorta di modello RICOGNIZIONE/RACCOLTA DATI/ANALISI/TEORIA, di conseguenza un lavoro non mensile, ma periodico, anche a partire dalle discussioni e dai materiali dei blog, ma lavorando su altri tempi... Faccio l’esempio del fucine mute 87 dove con Nacci ho pubblicato tutta una serie di contributi, di cui molti multimediali, per presentare una panoramica variegata, certamente limitata ai campi di osservazione - si è trattato innanzitutto di un lavoro di un anno. Secondo me un lavoro del genere, implementato da una serie di operatori che costituisco altri punti di osservazione, di selezione, e poi teorico, approfondito da saggi, mi pare più adeguato oggi come oggi se vogliamo sfuggire dalle regole del presente riottoso dei post, ma anche della realtà tutta. Per operare in questo modo la redazione dovrebbe innanzitutto essere molto "larga", ma ognuno dovrebbe partire da ciò che vede, non da ciò che pensa.
Ciò che accade sui blog e sulle riviste propone uno schema del tipo:LINEA EDITORIALE,AGGREGAZIONE DI OPERATORI/REDAZIONE (molto spesso si usa il termine redazione "democratica", che spesso si fa metodo di controllo della linea sulla selezione o sulla produzione, quando una redazione dovrebbe essere invece propulsiva)/appunto PRODUZIONE (o selezione) DI MATERIALI. In tutto questo c’è poca, pochissima analisi e pochissima teoria.
Insomma bisogna tirare i fili per stendere i panni. Ciò che spesso vedo è invece uno stendere i panni per terra, e considerare il proprio metro quadrato l’unico modello - nei casi peggiori - o il modello da osservare, senza pensare poi che molte di queste cose sono dal punto di vista teorico già sistemate, e che dunque molti tentativi attuali appaiono come brutte copie di qualcosa che aveva senso 20, 30, 40, 50 anni fa.
Tutto qui: partire dai dati, fare una ricognizione dunque, selezionare, produrre teoria, e chiedersi che relazioni ci sono tra la teoria che è stata prodotta in passato, e ciò che hai selezionato, giusto per avere le idee chiare e non scambiare pappagalli per coccodrilli:-)
> La Macchia Nera n°19
2007-01-12 16:47:18|di Vincenzo Della Mea
Torno alla questione delle soluzioni tecniche. Io non so se il concetto di rivista sia ormai inadatto: sono abbastanza convinto per per un certo tipo di pubblicazione vada bene. E’ un qualcosa che permette di fare il punto, lasciando il tempo di leggere e valutare, e che permette di costruire un insieme di risorse omogenee ad un progetto di breve termine (il tema di un numero di rivista: cosa che col blog non si fa se non con forzature di altri concetti). Probabilmente la semplice replicazione in formato web del modello di rivista tradizionale è uno spreco dal punto di vista tecnologico, ma economicamente è molto meno onerosa. Se poi si vuole qualcosa in più, allora la situazione cambia.
So che l’ambito scientifico è diverso, ma nell’editoria scientifica la rivista online è ormai prassi, anche se spesso sta a fianco della versione stampata. Non solo, ma sta cambiando anche il modello di pubblicazione: se la rivista tradizionale è accessibile su pagamento di un abbonamento, mirato a coprire le spese di editing e stampa (perché peer reviewer ed autori lavorano per la gloria, nella forma pragmatica del curriculum), il nuovo modello Open Access prevede invece l’accesso libero, a fronte di un contributo spese pagato dall’autore in caso di accettazione (ad esclusione degli autori di una serie di paesi in via di sviluppo stabiliti inizialmente dalla Budapest Initiative). Detto questo, buona parte delle riviste rimangono tradizionali, alcune sperimentano delle novità. In particolare, la recentissima PlosONE ha introdotto il concetto di annotazione (qua un esempio), che permette di aggiungere commenti direttamente sul documento, nel punto in cui si intende commentare. Mi pare un modello interessante, ed ipertestuale molto più di quanto lo sia l’approccio stile blog in forma di commenti. C’è da dire che l’annotazione rientrava tra le funzioni del web fino dall’origine, nelle intenzioni di Tim Berners Lee (perché un obiettivo era proprio condividere conoscenza), però il web reale si è indirizzato più verso la forma pubblicazione-lettura che su forme più cooperative di condivisione.
E’ venerdì pomeriggio, ed ho soprattutto divagato, mi pare. Ah: non ho capito benissimo (Christian) cosa ti stupisce in negativo.
Invece, o Vocativo: secondo Buffoni al momento il problema filologico non si porrebbe perché il tipico poeta si stampa ancora tutto. Però secondo me dura poco...
Io penso alla corrispondenza che perderemo (anche se pensando alla qualità media della scrittura in email, difficile pensare di trarne bei volumi per i posteri). Penso a varianti di poesie che si conservano meglio su un angolo sporco di tovagliolo che dentro un file in breve inaccessibile anche a tecniche di computer forensics. Poi mi chiedo se ce n’è bisogno...
> La Macchia Nera n°19
2007-01-12 12:43:46|di vocativo
Vincenzo, poni sul piatto questioni importanti: "riduzione dei tempi a disposizione per la lettura", quindi in rete c’è molto materiale e di qualità eterogenea, spesso con incapacità di affondare la lama e di trovare il nòcciolo.
Il mancato metabolismo della notizia e/o poesia, con difficoltà a rispettare tempi di riflessione opportuni a produrre risposte soddisfacenti e analisi approfondite.
Poi il neotribalismo (adopero un’espressioen di Maffesoli), con aggregazioni per temi e non per spazio, che ovviamente ridisegna aspetti sociali (non tanto per la poesia, ma per l’uomo).
I problemi legati al fatto pratico, al supporto-blog: la difficoltà della poesia con lo strumento blog nella sua composizione formale, legata alla cronologia, dunque al time-passing e all’evanescenza.
Sono poi convinto che il problema filologico sia tutt’altro che secondario. Ti ringrazio, per queso, di avermi citato. Il paradosso è che l’informatica è utile nella ricostruzione filologica di un testo passato, mostrandolo quasi in 3-D (per usare una metafora esplicativa), dunque mostrandone la genesi nel suo farsi, ma poi distrugge la possibilità di risalire, per chi compone direttamente sul PC, ad una ricostruzione. Siamo quasi alla morte della filologia, l’impossibilità di risalire all’origine. C’è lo sfilacciamento della traccia e la sua dispersione irreversibile.
> La Macchia Nera n°19
2007-01-11 13:22:29|di Vincenzo Della Mea
Silvia: in effetti è uno strumento utile per chi è già addentro. Non vedo modo di attrarre a questo genere di discussioni chi vorrebbe avvicinarsi alla poesia...
Christian: parte di quel che dici corrisponde un po’ all’idea di annuario ed almanacco (penso a Manacorda e Specchio), in versione web.
Tra poco ho lezione, per cui non elaboro: comunque ho letto con un certo interesse la riflessione sulla forma-blog di Giovenale, dove ad un certo punto dice "quello di cui si può (non è detto si debba) sentire necessità è un punto o serie di punti in rete, un sito o sequenza di pagine quali che siano, in cui il derivare illimitato della discussione sia tecnicamente inaccessibile, estraneo al mezzo espressivo stesso". Cioè: punti fermi.
> La Macchia Nera n°19
2007-01-11 00:18:11|di Christian
Caro Vincenzo, ciò che tu hai fatto grazie a PoEcast è stata una cosa davvero eccezionale, poiché permette in tempo reale di registrare tutti i tentativi compiuti dalle persone. Hai parlato di non sola multimedialità per migliorare la qualità dell’informazione, e sono d’accordo con te: in un articolo parlai di internet come vetrina, e accennai alla multimedialità, ma ovviamente il lavoro alla base è, ora, da esplicitare, o almeno ci provo.
Credo di dover fare una prosposta a te, ma anche ad altre persone, certamente disponibili e soprattutto attente. Una proposta di intenzioni.
Mi spiego: mi piace citare spesso il manifesto costruttivista di Kosovel "ai meccanici!", o "mehanikom!", nel senso che nessuna macchina sarà perfetta e ci vogliono meccanici, e sono costoro gli eroi, e che eroi!
Credo che le riviste siano oramai inadatte, o altri tipi di aggregazioni...se è vero che esiste un problema "cronologico" riguardo i blog, le riviste (anche web) presentano altre difficoltà, soprattutto economiche (non solo la pigrizia dei lettori favorisce il blog, dunque; poi io penso ci sia anche un abbassamento del livello, soprattutto sulle grande riviste, che coincide con il fatto che la critica, quella che dovrebbe essere rappresentativa/autorevole, è in crisi, crisi nera). Noi siamo abituati a pensare da addetti ai lavori, ma quando per un attimo penso alle persone che seguono i blog (e questo blog è arrivato a dodicimila, cioè ha raddoppiato le utenze in 4 mesi), resto stupito non solo dalla crescita esponenziale, ma dal fatto che gli individui si stanno impadronendo di uno strumento, che lo visitano e che ricercano, per non parlare degli stessi critici che oramai ci osservano e che a me piacerebbe pescare grazie a qualche rete - e per questo sovente li stuzzico, polemicamente, come nei post sotto l’articolo di Gezzi e in questo. A mio giudizio, bisognerebbe lavorare grazie ai blog e grazie ai dati che continuamente si possono osservare, cioè grazie all’informazone tutta - questo se vogliamo fare chiarezza e approfondire, produrre delle analisi: ad esempio alla fine dell’anno una redazione allargata dovrebbe sondare di nuovo tutto ciò che è accaduto...un lavoro da fare per giungere a considerazioni e ad analisi più ampie, di un ordine di grandezza maggiore, rispetto ai proclamini che si osservano. Fare come in ghostbuster, ovvero andare alla ricerca dei fantasmi, catturarli, e vedere se in questo loro essere, esserci stato, c’è qualcosa di ancora buono, e se si può allargare la rete, pescare il pesce grosso.
Purtroppo, come vedi, dalle risposte ai questionari, il nostro è tutto sommato ancora un ambientino.
Quindi io penserei a delle ricognizioni, annuali o periodiche, che in sostanza darebbero la misura del lavoro anche per l’anno successivo. Come sai questa visione si scontra con modi che dimostrano incosapevolezza, ma dall’altra parte chi sa creare collegamenti validi tra le informazioni, come ha fatto il tuo lavoro ad un altro livello, dimostra quelle agilità e abilità necessarie, non tanto per diventare stella, ma per saper navigare, per essere bussola, per introdurre nuove variabili nell’operare.
Ciò che davvero mi stupisce, in negativo, è invece la tronfia esaltazione dei risultati per aggregazioni che oramai sono statiche, che vogliono sì giungere ad una visione d’insieme, ma...come riusciranno a farlo se non navigando, prima, in lungo e in largo, lo spazio? Soprattutto: perché essi si creano bussole, senza conoscere il polo nord?
Perché hanno barche di carta, nel mare in tempesta?
Non tutto riflette in questo, però l’anno passato (per non parlare degli anni, decenni, precendenti) ha presentato modelli di aggregazioni (di persone) rispetto a linee, fondamentalmente preconcette, che più che dare vita a problemi filologici, danno vita a problemi epistemologici, e di comunicazione sociale.
Io ho fatto parte della redazione di un magazine, quando Fucine Mute si poteva permettere collaborazioni stabili, e c’era una minima struttura, che richiedeva altri gradi di responsabilità: mi si richiedeva un lavoro di qualità, che potesse interessare, ma la redazione non è mai stata democratica, come nessuno mi ha mai imposto linee di ricerca riguardo l’arte, perché l’unica linea era lo sguardo sulla contemporaneità.
Cos’è che importava, in fin dei conti? Un’analisi accattivante, un mettere a confronto dati, fatti.
I blog sono produttori di dati, fatti, e non solo loro...
Mi sento di dire che io qui sto per negare questo modo di lavorare tra preconcetti, linee, durezze, che è umano, perché penso di scoprire in un favoloso mondo "boschivo" di informazioni, ciò che assume allo stesso tempo la qualità "flessibile" ed è qualcosa che può tracciare una linea non solo in quanto io mi sento di tracciarla, oppure non solo in quanto un gruppo si sente di tracciarla: è ciò che veramente può accogliere la pioggia, i cambiamenti, le spedizioni. Tra questi rami ci sono anche le molte persone che qui si collegano, che si fidano non della linea che vorremmo dimostrare, ma dell’analisi che lancia le corde.
Quel qualcosa di grande, che si allaccia, quindi è da ricercare tra i collegamenti, ma bisogna saper praticare il bosco, per poi accorgersi, usciti all’orizzonte, della vastità. Mi si passi la metafora.
> La Macchia Nera n°19
2007-01-10 17:42:42|di silvia molesini
Dico come mi comporto io: accedo a Poecast per avere una visione d’insieme, relativamente relativa ma comunque allargata, dei nuovi post di blog poetici. Mi serve, è una schermata unica che riassume. Scelgo in funzione del titolo (tema trattato) e degli autori, questo presuppone una conoscenza di base che chi è interessato si procura.
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La Macchia Nera n°19
2007-01-13 18:48:06|di vocativo
Cara Silvia, il mio non era un giudizio. Solo una semplice costatazione. Non sono certo io il deputato a difendere la filologia :)
buon fine settimana